A Ferrara hackeriamo i rifiuti per rivoluzionare l’economia circolare

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Vedo la mente di un bambino di cinque anni come un vulcano con due sfoghi: distruzione e creatività. 
Sylvia Ashton-Warner (educatrice)

L’ECONOMIA CIRCOLARETrasformare, mescolare e creare sono attività che han sempre fatto evolvere il mondo. Lo ha scritto Darwin (e lo diceva mia nonna quando faceva la salamina da sugo).Tritare, smontare, ricreare, ricucire, tagliare, contare, guardare, fare assieme, usare, analizzare, conoscere, cercare, studiare, diffondere, facilitare, pesare, sono i verbi piu usati dai protagonisti del progetto Lowaste: un mx di attività da salumeria, sartoria, ferramenta e biblioteca? No, è la nuova economia circolare, è uno dei primi esperimenti il distretto locale della economia verde.

Il progetto LIFE+ LOWaste ha sperimentato un modello di economia circolare basato sulla prevenzione, il riuso e il riciclo dei rifiuti.

Partendo da alcune sperimentazioni pilota ha creato le basi per la nascita di un vero e proprio distretto di economia verde circolare (ideato ancor prima che a Davos la circular economy fosse ufficialmente sdoganata dai grandi economisti, affascinati dai numeri del rapporto McKinsey che ne hanno illustrato il potenziale).

L’attuale modello economico è basato su processi del tipo manufacture- use-dispose, che comporta un grande consumo di energia e materie prime e la produzione di ingenti quantità di rifiuti. I limiti di questo sistema economico, porta la necessità di passare ad un modello in cui i prodotti finali di ogni fase del processo diventino a loro volta origine di un successivo processo produttivo.

I rifiuti quindi in questo modello non sono uno “scarto” ma una materia prima (seconda) per la produzione di altri beni.

I PRODOTTI E LA COMMUNITY LOWASTEIl progetto è stato sviluppato tra il 2011 e il 2014 dal Comune di Ferrara, dalla cooperativa sociale La Città Verde, da Impronta Etica, network di imprese italiane impegnate nella promozione della Responsabilità Sociale di Impresa, da RReuse, rete europea di imprese sociali che operano nel settore del recupero e riciclo dei rifiuti e dal gestore dei rifiuti del territorio HERA. Il progetto è stato sostenuto dalla Commissione Europea tramite un co- finanziamento del fondo LIFE+ ed è stato realizzato con il supporto tecnico di Indica e Kilowatt.

Durante il progetto sono state analizzate le filiere di raccolta, recupero e smaltimento dei rifiuti del territorio ferrarese individuando alcune frazioni a potenziale elevato valore aggiunto ma attualmente destinate allo smaltimento tramite i flussi industriali mainstreaming e a forme di recupero a basso valore aggiunto.Partendo da questa analisi sono stati avviati alcuni progetti pilota che hanno permesso di recuperare (“hackerare”) alcune frazioni di rifiuto (non ancora attraverso l’opendata ma ci stiamo lavorando, l’opendata e opengov sono asset del progetto) ed attivare processi produttivi su scala locale.

Ogni pilota ha creato una filiera circolare di istituzioni e operatori in grado di realizzare l’intero ciclo che va dalla produzione del rifiuto alla commercializzazione dei riprodotti su una scala territoriale locale.

Tre sono le filiere di materiali (generati sul territorio) che il progetto LOWaste ha selezionato per il percorso di co-progettazione:

  1. il tessile ospedaliero,
  2. i materiali da costruzione,
  3. il legno (gli arredi e i giochi urbani).

Questi tre tipi di materiali, che ad oggi diventano rifiuto, sono invece risorse cruciali per designer e produttori, e possono confluire in processi di trasformazione, produzione e vendita se viene attivata la giusta rete di attori.

I tessili ospedalieri per legge devono essere dismessi quando la qualità è ancora molto alta. Questa filiera offre la possibilità di recuperare tre tipi di tessuto: tessile t68, tessile poliestere, tessile trilaminato. La microfibra T68 è un tessuto concepito per l’utilizzo specifico in campo operatorio, nella fattispecie per la produzione di teli chirurgici. La particolare costruzione conferisce alla microfibra ottime proprietà di durata e di impermeabilità ai liquidi, mentre la composizione in 99% poliestere e 1% fibra di carbonio dona la proprietà antistatica al tessile, e permette una facilità di asciugatura elevata. I rifiuti tessili sono prodotti dalla società Servizi Ospedalieri S.p.A., e utilizzati in vari ospedali del territorio italiano. Prima di Lowaste finivano in discarica dopo 80 lavaggi.

1. I SEMILAVORATI DAI TESSILI OSPEDALIERI Partendo da questo rifiuto, la piccola Carovana e Recyproco hanno progettato Semilavorato Tessile un sistema per trasformare questo materiale in materia prima seconda (materia riciclata che puo essere usata come materia prima).I materiali di prima scelta potranno essere re-immessi sul mercato delle produzioni artigianali locali effettuando, nel caso, operazioni e lavorazioni su richiesta quali taglio, colorazione e stampa. I materiali di seconda scelta potranno essere utilizzati per garnettatura e floccatura in modo da ottenere una materia prima seconda per il settore edile (isolanti) o per l’industria tessile.

2. I PRODOTTI PER LO SPORT Stefania Caputo ha invece progettato prodotti per il settore sportivo/tempo libero con il prototipo Proverdi (ghette, mantelle, copri-polsi, cappucci, copri sellini). Come tessuto di applicazione è stato scelto il tessile trilaminato di cui sono composti i camici nella parte frontale e nella parte finale delle braccia.I prodotti ideati da Stefania hanno come punto comune della loro applicabilità quello di proteggere per le caratteristiche di resistenza, impermeabilità e adattabilità ed estetica. E’ stata effettuata un’analisi merceologica di applicabilità del materiale per colore, il verde infatti in ambito merceologico richiama l’ambito tecnico-sportivo.

3. LE SEDIE PER GIARDINI Davide Falcioni e Emanuela Belvedere di Pastrocchi hanno prototipato GH+comodo. Una sedia recuperata da una cantina, ristrutturata e ridipinta in bianco decapato e un cuscino rivestito con tessuto ospedaliero e scampolo di altro tessuto. Uno si fa con legno, gommapiuma e tessile; l’altro con ago, filo, e tessile. Le sedie possono essere utilizzate nelle sale d’attesa degli ospedali, case di riposo, ambulatori, oppure per arredare un ambiente domestico, ideal- mente in giardino, data la loro impermeabilità. Il punto di forza è la personalizzazione della sedia con uno stile sempre diverso.

4. IL PONCHO E LA MANTELLA Andrea Lucivero e Giada Pezzi hanno proposto Rifér che di fatto sono due prodotti: Poncho, una mantella impermeabile, e Bendy, una sedia pieghevole. Poncho è costituito da alcune parti in tessuto trilaminato e altre in microfibra, recuperate dagli scarti dei teli chirurgici, unite tra loro, in alcuni punti da strisce di tessuto arancione che spezzano la monotonia.Bendy è una seduta che rientra nella tipologia delle sedie pieghevoli in legno e tessile, tipo “sedia regista” o “sedia da spiaggia”.

5. I COSTUMI DA BAGNO Walter Giovaniello ha progettato Beachos costumi da uomo, donna, e bimbo, progetto che potrebbe espandersi alla realizzazione non solo di costumi da bagno ma anche di altri prodotti da spiaggia, come ad esempio teli mare con sacca contenitore, sacche/borse, ombrelloni antivento.

6. GLI SNEAKERS Valeria Mandozzi, Benito Macerata, Cristiana Mandozzi sempre sfruttando la qualità del tessuto lo hanno proposto come tomaia nella collezione di sneakers Carta Vetrata.

7. OGGETTI IMPERMEABILI Abbigliamento e accessori anche per Alessia Gamberini e Elena Farinelli che propongono due oggetti di uso quotidiano, comodi da portare sempre con sé per lo shopping, per il lavoro, o per il gioco. Oltre alla loro realizzazione, hanno pensato alla loro customizzazione con stampe resistenti, impermeabili ed a impatto zero sull’ambiente. Da tessuto apparentemente anonimo ma dalle ottime caratteristiche tecniche di impermeabilità e resistenza nascono le nostre shopper e zainetti personalizzabili.

Il legno, panchine e giochi urbani, si presentano in pezzatura separata e differente secondo lo specifico disegno di ciascun arredo. La viteria di assemblaggio è assente o va completamente ripristinata, il materiale necessita di restauro per riportarlo ad uno stato di sicurezza ed usabilità.La filiera dei materiali da costruzione invece ha un’altissima quantità di scarti che conservano le intrinseche qualità dei materiali. Il pietrisco riciclato fine (pezzatura inferiore a 1,5 cm di diametro) e il pietrisco riciclato grosso (pezzatura di 7 cm di diametro) sono ottenuti dalla triturazione e vagliatura in maniera mista di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, materiali da costruzione a base di gesso, laterizi, miscele bituminose, conglomerati bituminosi.

7. L’ATLANTE DEGLI INERTI Paolo Altamura, Giulia Chiumiento, di Arch. cycle e Massimo Cutini di Tomake hanno proposto il progetto Atlante Inerti, una mappa 2.0 dove vengono segnalate imprese attive nel campo del riciclo e riutilizzo di materiale edile proveniente dei cantieri del territorio. Lo scopo è di raccogliere e diffondere dati e informazioni sui materiali disponibili per favorire l’incontro di domanda e offerta e ottimizzare e accrescere il ciclo della filiera.

8. IL NETWORK DEI RIGENERATI Rifiuto a chi? di Piergiorgio Italiano, con Silvia Bamonti e Susanna Mandolini ha proposto di creare un network che mappi l’offerta di rigenerati e sostenga il coordinamento a livello regionale tra Enti locali e associazioni produttori, pianificare percorsi di formazione specifici, creare un Osservatorio come strumento di garanzia di qualità e trasparenza.

9. I PREFABRICATI DI INERTI Infine con Ricreo Anna Paola Buonanno, Stefano Nafissi e Serena Vinciguerra han recuperato il materiale inerte da demolizione e lo riutilizza in architettura attraverso pannelli prefabbricati. I quattro prototipi, di dimensioni 150x40x5cm, sono stati realizzati utilizzando due differenti tipologie di inerti e due processi di lavorazione diversi che prevedono l’utilizzo di casseri vibranti orizzontali e armatura con rete elettrosaldata.

10. L’ARREDO PER BIMBI Patchwork di Andrea Lucivero e Lia Simonatto è un sistema arredo per bimbi. Tra i prodotti: moduli contenitori aggregabili, con legno di riuso ottenuto dallo smontaggio di capanne-gioco (listelli a sezione semicircolare), pannelli multistrato e semisfere di legno (nuovi), e un telo di tessile ospedaliero fissato con strisce di velcro (di riuso). Oppure, degli sgabelli, per la cui realizzazione usare legno multistrato (nuovo) e, per le gambe, pioli di scala-gioco (di riuso).

11. LA SCENOGRAFIA Marketplace di Mattia Menegatti e Mara Melloncelli di Altrosguardo è una porposta per la realizzazione di un impianto espositivo scenografico: strutture per interno, totem da esterno, tavoli da interno, strutture con funzione di appoggio/seduta.

12. LA RETE DI MAKERS E infine BanCo che si propone di creare un collegamento con i makers.

I risultati di Lowaste (un po’ di accountability)Intanto i numeri:200 iscritti alla community60 candidature40 progetti selezionati7 progetti scalabili13 progetti prototabilioltre 4000 ton CO2 equivalente risparmiata da materia prima non utilizzata

Il modello che proponiamo in sintesi è:

  1. circolare – il rifiuto è la base di partenza per una nuova produzione;
  2. locale – tutti i passaggi dall’intercettazione del rifiuto, al recupero e trasformazione si svolgono su un territorio circoscritto;
  3. genera benefici ambientali e sociali sul territorio comprovati e misurabili.

Grazie a LOWaste si è creata una rete di soggetti, imprese, impianti di recupero e know-how in grado di svilupparsi e dar vita ad un vero e proprio distretto di economia circolare verde e circolare basato sui rifiuti.

  1. La verifica che è effettivamente possibile attivare delle filiere corte circolari di riciclo e riuso, anche in assenza di finanziamenti o sussidi pubblici;
  2. un approccio di collaborazione pubblico-privato tra tutti gli attori (istituzionali e non), che ha consentito la creazione di collaborazione e sinergie tra attori spesso in conflitto o con visioni divergenti (es. gestori dei rifiuti, enti autorizzatori, cooperazione sociale, ecc);
  3. la possibilità di intercettare frazioni di rifiuto aggiuntive (anche se con volumi spesso limitati) rispetto a quanto avviene con le tradizionali filiere industriali;
  4. un’attiva partecipazione di soggetti, soprattutto low-profit, interessati a vario titolo a svolgere un ruolo nella filiera (designer, makers, cooperative sociali, associazioni, PMI).

Per dare continuità alle collaborazioni nate i partner del progetto e alcune aziende ed enti del territorio hanno deciso di dare vita ad un accordo stabile di collaborazione (con tanto di firma di un protocollo di intesa ufficiale) per favorire la nascita di filiere diffuse di riciclo e riuso fino a dare vita ad un vero distretto LOWaste formato da coop sociali, esperti, piccole piattaforme di recupero, artigiani, designer, startup, cittadini, impegnati nella valorizzazione delle materie, nella produzione di prodotti e servizi e nella creazione di un spazio-ecosistema che faciliti lo sviluppo di lavoro, di conoscenze, di networking e co-design per le nuove produzioni basate sulla economia circolare.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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