Dal piagnisteo al riscatto grazie a trasparenza, partecipazione e bellezza. Come a Lecce

innovaizone

Qualcuno nelle scorse settimane ha parlato di piagnisteo. Fosse anche provocatorio, il termine, già di per sé irritante per la sua eco lamentosa, quasi molesta, risulta oggi, per il contesto nel quale è stato utilizzato, ancora più inopportuno. Vittorio Bodini avrebbe liquidato la questione con un laconico e inequivocabile “Tu non conosci il Sud”. Io, che del celebre poeta salentino ho solo i natali, sarò un po’ più prolisso, per tentare di spiegare l’impegno, la forza, la creatività, e soprattutto il progetto, di una terra fertile e fruttuosa, troppo spesso soggiogata da politiche inadeguate e condizioni – in primis infrastrutturali – non favorevoli.

Da giovane meridionale, nonché da amministratore del Comune di Lecce, sono certo che il riscatto del Sud oggi è possibile, e che quel piagnisteo di cui si parla altro non è che voce, unanime, accorata ed incessante, di chi rivendica spazi e tempi per dimostrare le proprie capacità e potenzialità.

Tanto si sta facendo, e tanto ancora si farà, per portare avanti un progetto di rinascita, credibile ed efficace.

Un progetto che deve necessariamente nutrirsi di merito, trasparenza, senso civico, e in cui il fattore umano e culturale, la qualità dei rapporti, la comunicazione sono non accessori, ma proprietà irrinunciabili. Un progetto in cui il concetto di persona sostituisce quello di individuo e in cui il fattore relazionale – e quindi l’apertura all’altro, la partecipazione, lo scambio, la condivisione – diventa la vera chiave del cambiamento. Un progetto, a lungo termine e ambizioso, che si fonda, quindi, intorno al concetto di comunità, vera custode di quello spessore morale necessario per raggiungere coesione, solidarietà e reale democrazia.

Un progetto che si costituisce delle competenze delle singole individualità ma trova la sua forza nella coesione sociale che, favorendo a sua volta un buon livello d’integrazione e di ordine sociale, nonché un clima di umanità e fiducia, garantisce gli ingredienti fondamentali per la crescita sociale, politica ed economica.

Un progetto che mette i giovani al centro dell’intero processo, e che premia il merito, il coraggio e la creatività. Un progetto che non ha colore politico, ma ha come unica bandiera la difesa dell’etica, dei valori, della dignità dell’uomo, come persona e come lavoratore. Un progetto che, in un momento di grave crisi come l’attuale, in cui sembra che il qualunquismo e lo scetticismo prendano il sopravvento, riesce a far passare il messaggio che in realtà una speranza c’è. Ed è l’educazione alla bellezza, al possibile, al sacrificio, alla rinascita, l’unica arma che abbiamo per sconfiggere la rassegnazione e mantenere vivi creatività e stupore.

A Lecce questo progetto di riscatto è in fieri. Penso, tra gli altri, al laboratorio a cielo aperto dei progetti di Lecce Smart City, al progetto di banda larga sull’intera città, al lavoro svolto dalla comunità Open Data all’interno ed esterno della Pubblica Amministrazione, ai co-working e Fablab che abbiamo avviato e stiamo avviando all’interno dei contenitori culturali della città, al living-lab di Puglia Smart Lab negli uffici comunali in cui cittadini, Pubblica Amministrazione e imprese collaborano in modo paritario per l’individuazione di bisogni concreti del territorio, alla collaborazione tra Officine Cantelmo e The Qube per la promozione delle Startup, alla comunità TedXLecce e al progetto dei cento innovatori sociali e dei cinque cantieri di innovazione civica su turismo e cultura – Piano di innovazione sociale della città.

Da parte sua, l’Amministrazione lavora per innovarsi dall’interno ed entro la fine del 2015 terminerà gran parte del processo di rivoluzione digitale, attraverso una digitalizzazione dei servizi: protocollo informatico, firma digitale, dematerializzazione degli atti amministrativi, un Sistema Informativo Territoriale, Sportello Unico dell’Edilizia, Sportello Unico delle attività produttive, circolarità anagrafica e Anagrafe on line, identificazione in rete del cittadino (SPID), iscrizione e servizi scolastici on line (mensa e trasporti), piattaforma urbana ed extraurbana della mobilità (Infocity), sono solo alcuni dei servizi su cui il Comune di Lecce, grazie ai tanti fondi europei, nazionali e regionali intercettati, sta lavorando per agevolare questo processo all’interno del quale, tutti insieme, giovani, imprese, operatori culturali, pubbliche amministrazioni, ognuno con le proprie competenze e abilità, contribuiscono alla costruzione del piano di innovazione sociale e digitale della città.

Solo in questo modo, con un progetto positivo, aperto, trasparente e condiviso, si potrà ricostituire un patto di fiducia tra istituzioni e cittadini, quel legame che trasforma ogni singolo uomo in cittadino responsabile facendolo diventare protagonista del proprio riscatto, personale e sociale.Solo in questo modo il Sud, con un progetto serio e innovativo, avrà gli strumenti e la concreta possibilità di valorizzare i propri talenti, troppo spesso ignorati, anche quelli che in ragione della forbice di opportunità offerte tra Nord e Sud (quella stessa forbice per cui oggi ci troviamo a parlare di “questione meridionale”) sono stati costretti a lasciare la propria Terra per crescere e dare spazio alle proprie idee.

Oggi quelle stesse idee (anche in termini di know how acquisiti altrove), unite all’impegno e agli ambiziosi progetti delle volenterose comunità meridionali, consentiranno al Nostro Sud di riprendere a volare con le ali della moralità, dell’eticità e della bellezza. E spiccherà il volo, scevro dalle mortificazioni, conscio delle proprie possibilità, felice di poter raggiungere i propri obiettivi e di costruire i propri sogni e la propria vita nella terra d’origine. Una terra, casa mia, di valori, di comunità, di bellezza.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments

What do you think?

Scritto da chef

innovaizone

Così la Terra dei Fuochi è diventata una fucina di innovazione sociale

innovaizone

Simone Cicero: Come creare una economia davvero condivisa