Cosa c’entra l’innovazione con quel gusto per l’improbabile del Sud?

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Maurizio ha un’edicola a Lizzano. Una decina di giorni fa, verso le 6 di pomeriggio ha ricevuto una telefonata. “Vieni 5 minuti al cinema che mi devi fare un favore”. Maurizio è andato al cinema, dove ha trovato un gruppo di persone che lo aspettava. Gli hanno chiesto di spogliarsi. Questo potrebbe essere l’inizio di una storia violenta, una storia di pizzo e vendetta. E invece, no.

Invece, pochi minuti dopo Maurizio è comparso, vestito da Gesù, ed è stato scortato da un archeologo e da un maestro di scuola elementare vestiti da centurioni romani sul palco di un cinema abbandonato, dove lo aspettava un coro in abito nero da concerto che intanto provava un meraviglioso “Stabat Mater”. Arrivato sul palco Maurizio-Gesù è stato issato su una croce, una, due, tre, quattro, sette volte.

Finché la scena non è “venuta”. Poi è tornato alla sua edicola di corsa.

Era il set del cortometraggio sulla storia di Sferracavalli. Se foste passati il giorno prima davanti al Cinema Massimo avreste visto un gregge, una cavalla di nome Ginevra e un bambino di nome Giuseppe incaricato di tenere buona una gallina. Avreste visto le pecore scendere dalla jeep del regista, Mirko Di Lorenzo. Avreste visto il produttore del video, Valerio Chionna, abbracciato a un agnello per convincerlo a uscire dal cinema al momento giusto.

Questi momenti, da sempre, mi arrivano dritti al cuore. Sono momenti in cui il Mezzogiorno rivela un pezzo della sua anima misteriosa, difficile, spesso sfuggente, sempre provocatoria. Se l’America ha il gusto dell’impossibile, il mezzogiorno svela un legame profondo con l’improbabile.

Tutti abbiamo in mente l’immagine di una famiglia su una vespa, con angurie annesse. Nessuno di noi avrebbe difficoltà ad associare quella immagine al sud Italia. Credo che spesso però ci sia sfuggito il senso di quell’immagine. L’abbiamo interpretata come un segno di povertà, di inciviltà (non è sicuro andare in quattro su una vespa, siamo tutti d’accordo), di totale indifferenza rispetto alle regole. Di fatto non credo che sia quello il senso che attraversa questa immagine. Credo che la necessità che si manifesta nello stare in quattro su una vespa sia quella di sfuggire alla prevedibilità.

Sfuggire alla prevedibilità, abitare l’improbabile, lasciarsi sorprendere, vendere un giornale ed essere issato su una croce 5 minuti dopo, sono caratteristiche peculiari del mezzogiorno che sono finora state trattate quasi esclusivamente come un problema: un problema con la legalità, con le tasse, con “la società moderna” secondo alcuni.

Eppure, oggi si parla moltissimo di resilienza e di quanto sia importante per una comunità sapersi organizzare in modo dinamico in seguito a eventi improbabili che comportano un cambio di rotta di un Paese o di una città.

In un contesto che cambia in modo veloce, la capacità di adattarsi all’imprevedibile diventa un enorme vantaggio competitivo. Il modo in cui rendere le persone consapevoli di questa risorsa, di aiutarle a ottimizzarla, di farne uno strumento di sviluppo sostenibile secondo linee direttrici alternative rispetto a quelle ad alta densità di capitale e disuguaglianza sociale tipiche del modello americano, è il tema di ricerca e sperimentazione di Sferracavalli.

Per questa ragione vi chiedo di votare il video che racconta brevemente la storia di Sferracavalli e che è un inno all’improbabile. Fatemi un favore: guardatelo, metteteci un bel like e condividetelo con i vostri amici. La nostra ricerca è lunga e abbiamo bisogno di voi.

23 luglio 2014FRANCESCA CAVALLO

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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