La realtà aumentata non è (solo) un gioco: tra formazione e informazione

I comparti interessati a questa vetrina tecnologica con cui affacciarsi sul mondo sono potenzialmente tutti: architettura, arredamento, edilizia e urbanistica.

realtà aumentata
La realtà aumentata non è (solo) un gioco

Assistenza, prototipazione, formazione: sono i tre ambiti verso cui, in scia al successo riscontrato nei videogame, si sta sviluppando oggi la realtà aumentata. Per chi ancora non ha chiaro cosa sia corrono in aiuto i Pokemon: il videogioco, appunto, in cui – inquadrando con lo smartphone i luoghi che ci circondano – appaiono personaggi invisibili, non presenti nel mondo reale. L’estensione di elementi di questa tecnologia in altri contesti professionali, e più in generale nello smart working, si chiama non a caso gamification e consiste nel fornire all’utente delle informazioni aggiuntive che non può cogliere a occhio nudo, arricchendo la sua percezione sensoriale.

Quello che potrebbe presto diventare la realtà aumentata

augmented reality

Un altro esempio è il navigatore che geolocalizza i nostri spostamenti mostrandoci, contemporaneamente e in tempo reale, strade e luoghi di interesse sulla mappa. La realtà aumentata si differenzia da quella virtuale perché non è completamente tale, ma inserisce elementi digitali nel reale. Il trend 4.0 è trasferirla dall’entertaiment a tutti gli altri business, essendo applicabile a una serie infinita di attività: manutenzione, distribuzione, logistica, coordinamento strategico del personale, catalogazione e archivio. Insomma nella gestione sistematica dell’intera catena di montaggio industriale, dalla ricerca alla vendita al dettaglio, con l’obiettivo di controllare le prestazioni e migliorarne l’efficienza. Colossi commerciali come Lego, Tesco e Ikea adoperano già la realtà aumentata nell’assistenza al cliente, mettendolo in condizione di capire – in maniera autonoma, istantanea e divertente – l’utilizzo, l’ingombro o le funzionalità delle merci inquadrando semplicemente la confezione, grazie a delle videoclip animate.

A livello tecnico il sistema è per certi versi simile a quello delle app che leggono qualità e caratteristiche di un prodotto o servizio decifrandone il codice QR, scaricate a migliaia in questi mesi visto il largo uso che ne stanno facendo gli esercenti in chiave anti Covid, per ridurre il materiale cartaceo che gira tra le mani. Solo che l’augmented reality non rimanda alla pagina di una carta dei vini, di un inventario di calzature o al listino prezzi di un concessionario: il link con i contenuti informativi appare direttamente nella porzione di realtà osservata dalla telecamera, rendendo così entrambi – spiegazione e apprendimento – molto più intuitivi e accattivanti. Anche da casa. Quello della fruizione domestica è un mercato ulteriore e la realtà aumentata è in grado di realizzare una autentica assistenza da remoto, altrettanto utile in ottica lockdown.

Nella manutenzione a domicilio ad esempio, con la fotocamera del proprio device il cliente può mostrare al tecnico i macchinari difettosi – forni, caldaie, lavastoviglie, impianti elettrici – e questo può a sua volta individuare la causa del guasto o del malfunzionamento per guidarlo nell’esecuzione delle operazioni necessarie.

realtà aumentata azienda

La tecnologia si rivolge non solo agli acquirenti, ai destinatari finali: l’opportunità di visualizzare attraverso il telefonino l’articolo all’opera in contesti “reali” è utile anche dentro l’azienda. A cominciare da ingegneri, creativi e responsabili del marketing. Un altro settore in cui la realtà aumentata porta un valore aggiunto è, infatti, quello della creazione di prototipi e della loro presentazione: rendendo conto dal vivo delle sue potenzialità e peculiarità, l’oggetto di consumo – sia un’automobile, una tv, una lavatrice – ha molte più chance di convincere il pubblico rispetto a una brochure o una scheda Pdf. Dai manager ai dipendenti della società il passo è breve: operai, magazzinieri, commessi, fattorini. La scena animata che compare inquadrando la merce col cellulare, descrive visivamente e dunque (per quanto paradossale) più concretamente l’azione da eseguire, suggerendo passo dopo passo i comportamenti giusti da intraprendere. Assistenza e prototipazione dunque, ma anche pubblicità. E formazione: la realtà aumentata può velocizzare e approfondire quella del personale specializzato e migliorare così monitoraggio e controllo qualità.

Ricapitolando: conoscenza più rapida e innovativa di supporto alla tradizionale; sviluppo del problem solving; maggiore capacità di elaborazione ed esposizione dei progetti in linea con la digitalizzazione del Paese. Il comun denominatore è il carattere maieutico, di tutor formativo, che la realtà aumentata ricopre in ognuno di questi settori, preludendo naturalmente a quello che potrebbe presto diventare il prossimo: la didattica a distanza. Se questa esperienza di comunicazione integrata è di ausilio al public speaker, in happening e convention, innalzando il livello di attenzione, perché non può tornare utile al docente durante una lezione? La mission è identica: stuzzicare l’intelletto e coinvolgere maggiormente la concentrazione rispetto alla sola lettura statica di un manuale.

Non deve stupire che molti videogiochi avrebbero dovuto fare il loro ingresso a Tokyo 2020: la realtà aumentata è adoperata nel fitness, per misurare parametri fisici e posture nel corso degli esercizi. Ma non si tratta solo dell’ora di educazione fisica. Alle indubbie abilità manuali, di movimento e riflessi, che hanno permesso ad alcuni giochi (non solo sportivi) di diventare discipline olimpiche, altri – ad esempio di strategy o room escape – hanno invece il potere di stimolare competenze intellettive come la memoria e il ragionamento logico tramite associazioni mentali, calcoli matematici, enigmi, deduzioni. La scuola potrebbe affiancare agli altri strumenti il potenziale formativo rappresentato dalla realtà aumentata per trasmettere e sviluppare competenze di vario tipo attraverso una formula moderna, innovativa, vicina agli studenti, davvero interattiva.

realtà virtuale smartphone

I comparti interessati a questa vetrina tecnologica con cui affacciarsi sul mondo sono potenzialmente tutti. Architettura, arredamento, edilizia e urbanistica: per vedere in anteprima l’evoluzione di una stanza, un edificio o una città. Moda: cambiando con clic vestiti, acconciature e accessori per una sfilata o una show room. Assicurazioni: per presentare rischi infortunistici e valore delle polizze, riprendendo con il telefonino ciò che si desidera assicurare. Automotive: per fornire dettagli operativi su optional e prestazioni, inquadrando le diverse parti del veicolo. Medicina: per sovrapporre radiografie e studiare meglio l’intervento da effettuare in sala operatoria. Cultura: aggiungendo alla visite virtuali di città e musei la possibilità di far rivivere personaggi e fatti storici con dei touch point. E qui torniamo alla dad. E che dire se anziché dal cellulare, nozioni e contenuti aggiuntivi su ciò che è intorno a noi fossero più comodamente esperibili dai nostri stessi occhi, sotto forma di ologrammi, indossando degli occhiali speciali? A questo mirano in parte i Microsoft HoloLens, svelati in occasione del lancio di Windows 10: un computer olografico indossabile come un paio di lenti, dotato di sensori di movimento, microfono, audio surround e una videocamera grazie a cui navigare in Rete con comandi vocali o touchpad integrati.

google glass

I Google Glass, connessi con lo smartphone, già permettono di telefonare e inviare messaggi sui sociali, usufruire del traduttore, scattare foto e registrare sequenze da condividere. Anche questo è il famoso “Internet delle cose”: aiutare imprese, istituzioni e singoli a comunicare tra loro, perfezionare la condivisione delle informazioni, con l’esterno e dentro il proprio team di lavoro. E la realtà aumentata lo fa innescando delle simulazioni animate, arricchendo di contenuti l’ambiente reale visualizzato sul display.

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Scritto da Giuseppe Gaetano

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