L’idea: facciamo correre la banda ultralarga sui binari dei treni

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Innovare, soprattutto quel tipo di innovazione che penetra così tanto nel tessuto sociale e culturale da essere definita “rivoluzione”, non è un processo individuale o settoriale. Al contrario è un convergere di studi, la condivisione di idee, la collaborazione tra persone e progetti in modo trasversale. Solo integrando le varie anime di un paese, infatti, si ottiene un concreto miglioramento della vita della società nel lungo periodo.

È stato così in quelle che sono passate alla storia come rivoluzioni industriali. Ma in generale, nel corso della storia, offrire nuove tecnologie all’uso quotidiano della società ha permesso di sfruttare quello che viene definita “eterogenesi dei fini”: non si sapeva con certezza cosa la società avrebbe fatto della corrente elettrica, come non lo si sapeva con Internet.

Ma in entrambi i casi, aprendosi alla società, si è letteralmente cambiato il mondo.

ABBIAMO PERSO IL TRENO DELLA RIVOLUZIONE DIGITALE

Per quanto riguarda l’Italia, in un recente incontro tra Vint Cerf e il sottosegretario Giacomelli si è detto chiaramente: abbiamo perso l’appuntamento con la rivoluzione digitale, e il recupero di questo ritardo deve essere oggi una priorità. Tuttavia non è semplice recuperare un ritardo che non è solo infrastrutturale ma anche e soprattutto culturale. E tanto più non è possibile recuperarlo se non facciamo squadra tutti insieme, cittadini, studiosi, professionisti, politici.

In un hashtag: dobbiamo #FareRete.

Il ritardo digitale si supera certamente realizzando e implementando le infrastrutture di connessione, investendo in istruzione e formazione ma anche adeguando l’impianto normativo laddove risulti anacronistico con una società che svolge la propria vita anche su Internet.

Perché anche il diritto (soprattutto il diritto) è un prodotto della nostra cultura, un fenomeno strettamente legato alla società della quale mira a soddisfarne i bisogni e favorirne il progresso. Anche la legge può essere vittima del ritardo digitale ed ecco perché lo Stato deve fare la sua parte e dare adeguata tutela alle esigenze dei cittadini.

A tal riguardo non si può non citare la Dichiarazione dei diritti in Internet elaborata da una commissione parlamentare fortemente voluta dalla presidente della Camera Laura Boldrini e presieduta dal prof. Stefano Rodotà. Questa carta registra la volontà delle istituzioni italiane di occuparsi degli aspetti giuridici di Internet producendo un documento che aiuti il legislatore nelle sue decisioni. A questa importante iniziativa, nell’ottica di integrare più lavori e di accrescere così gli effetti positivi, sarebbe utile affiancare la proposta di art.

34-bis, che prevede l’inserimento in costituzione di un articolo che riconosca l’accesso ad Internet come diritto sociale, ponendo principi imprescindibili come la neutralità della rete.

L’art 34-bis, oggi all’esame del Parlamento, si porrebbe così come fondamento costituzionale della dichiarazione dei diritti e, essendo una norma costituzionale, porrebbe i principi essenziali che la dichiarazione poi espanderebbe e declinerebbe in modo più dettagliato. Ecco quindi come due progetti diversi non solo si integrano e completano reciprocamente, ma insieme possono produrre un’utilità maggiore. E ancora di più se si inserisse in questo contesto anche la strategia Italiana per la banda ultralarga di Governo e Agid, che si occupa di come diffondere la banda ultralarga.

A tutto ciò si deve collegare il contributo dei cittadini, sia per ridurre il digital divide ma anche il ritardo culturale. In questo contesto si inseriscono i Digital Champions, veri e propri ambasciatori del digitale presenti in tutti i comuni italiani.

Il nuovo treno Frecciarossa 1000 (foto: bertonedesign.it)

LA BANDA ULTRALARGA SUI BINARI DI GREEN RAIL

In un’ottica di sistema il valore di tutte queste singole iniziative aumenterebbe se ognuno tenesse conto dell’altro, se si collaborasse e facesse squadra, e così, un progetto come quello di art. 34-bis ben si sposerebbe con GreenRail.

GreenRail è una startup fondata nel 2012 da Giovanni De Lisi che produce un nuovo concept di traversa ferroviaria, più efficiente ed ecosostenibile, prodotta con plastica riciclata e gomma ottenuta dal recupero di pneumatici fuori uso. Le traverse di GreenRail consentono di integrare varie tecnologie e, in particolare la GreenRail LinkBox, consente l’inserimento di sistemi per la trasmissione di dati per le telecomunicazioni.

In poche parole, sarebbe possibile far passare la banda ultralarga in queste nuove traverse e contribuire a diffondere la connessione ad Internet.

Ecco qual è il valore del fare rete. Integrando progetti diversi si moltiplicano i vantaggi per la società. In questo caso, si implementerebbe la struttura ferroviaria italiana e al tempo stesso si sfrutterebbe la sua ramificazione sul territorio per diffondere in modo più capillare la connessione ad alta velocità.

INTERNET, EMBLEMA DI UN’EPOCA

Ed ecco che il paragone tra Internet e il treno acquista un valore molto più concreto (si legga il fumetto). Come il treno è il simbolo della prima rivoluzione industriale, internet lo è della terza. Il treno portava ovunque e più velocemente beni, persone, servizi, capitali, ma anche il progresso e la cultura. Esattamente quello che oggi fa Internet.

Come un tempo tutti gli Stati investivano affinché i binari arrivassero ovunque, accorciando le distanze e avvicinando persone e Stati, oggi questi dovrebbero investire per portare la connessione ovunque perché è questa che avvicinare le persone.

GUIDO D’IPPOLITO*

* promotore associazione Art. 34bis

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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