Green economy : più sono gli investimenti, maggiore è il valore dell’azienda sul mercato

Gli analisti parlano chiaro: più gli investimenti in green economy e in diritti e parità sociale sono cospicui, più cresce il valore di un'impresa.

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C’è chi spende per rifarsi il trucco, e la reputazione. C’è chi prova a mettere l’etichetta green sulle proprie strategie industriali. C’è chi crede che la sostenibilità, anche nel comparto produttivo, sia il futuro. Qualunque sia la motivazione, nobile o di semplice marketing, la crescita degli investimenti in Csr da parte delle imprese italiane è un fatto.

Green economy: i nuovi investimenti sostenibili

cambiamenti climatici green economy

Piccola premessa per sciogliere l’acronimo: la Corporate Social Responsibility è stata definita nel 2001 dall’allora Comunità Europea come l’insieme di policy aziendali che riguardano l’attenzione alle problematiche sociali e ai temi ambientali.

Gli investimenti in Csr, dunque, sono tutte quelle somme che l’azienda spende per il volontariato, per i diritti e l’equità, per le azioni volte a migliorare i processi produttivi in un contesto di lotta al cambiamento climatico.

Gli investimenti in Csr sono considerati ormai così importanti che molte aziende hanno istituito, all’interno dei propri board, la figura del Csr manager. In Italia i fondi spesi in sostenibilità hanno raggiunto, nel 2019, la cifra record di un miliardo e ottocento milioni di euro, il 25% in più del 2017 quando le aziende del nostro Paese si sono fermate, si fa per dire, sotto il miliardo e mezzo. I dati sono emersi nel IX Rapporto sull’impegno sociale delle aziende in Italia realizzato dall’Istituto di ricerca e statistiche Ixé: dal quadro complessivo emerge che le più “responsabili” sono soprattutto le aziende con più di 80 dipendenti, per un valore medio investito di quasi 250mila euro.

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Gli ambiti di investimento sono i più disparati. Si va dalla formazione del personale alle iniziative messe a punto nel territorio in cui l’impresa ha sede: si realizzano zone verdi, aree gioco per bambini, si aiutano le piccole realtà del territorio e l’associazionismo, ad esempio. C’è anche chi decide, stiamo parlando soprattutto delle multinazionali, di investire in grandi progetti all’estero: costruzione di scuole, ospedali, acquedotti.

Ma sono i fondi spesi per diminuire l’impatto ambientale la parte più cospicua della capitalizzazione in social responsibility: il 42% delle imprese, infatti, privilegia la spesa in tecnologie innovative per limitare l’inquinamento e migliorare lo smaltimento dei rifiuti, mentre il 38% si adopera per migliorare il risparmio energetico.

Secondo l’ultimo rapporto GreenItaly di Unioncamere e della Fondazione Symbola, i manager lavorano sempre di più per rendere la propria azienda green: pannelli fotovoltaici che puntano all’autonomia energetica, illuminazione a led, riduzione delle emissioni di Co2, riciclo dei rifiuti, utilizzo di prodotti bio per le pulizie, acquisto di packaging compostabile o riciclabile, trasporti su rotaia, carta riciclata negli uffici, eliminazione della plastica da parte dei dipendenti, mobilità sostenibile per i pendolari.

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Il fenomeno non è certamente soltanto italiano: secondo una recente ricerca della società di consulenza manageriale Boston Consulting, gli investimenti sostenibili crescono in tutto il mondo in modo costante, superando in valore assoluto ben oltre 30mila miliardi di dollari, con una crescita del 30% circa rispetto al 2016. Le aziende si lanciano su questo tipo di spese per diversi motivi: c’è chi fa semplicemente green washing, cioè tenta di “ripulirsi” la reputazione in chiave ambientalista, ma c’è anche chi crede profondamente nella lotta ai cambiamenti climatici e pensa che il futuro non possa prescindere dal rispetto per il contesto – naturale e sociale – in cui si opera.

È una questione di trasparenza e di accreditamento. Perché gli analisti parlano chiaro e all’unisono: più gli investimenti in green economy e in diritti e parità sociale sono cospicui, più il valore dell’azienda sul mercato sale. Un rapporto che, anche alla luce dei cambiamenti portati dalla pandemia di Coronavirus, diventerà sempre più importante.

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Scritto da Federica Venni

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