Andrea Febbraio: “Copiare è il primo segreto del successo di una startup”

Andrea Febbraio startupper
Andrea Febbraio, lo startupper da guinness dei primati.

Andrea Febbraio lo si può tranquillamente definire uno startupper da guinness dei primati. L’imprenditore napoletano ha infatti realizzato ben 7 exit in 10 anni, di cui 3 soltanto nell’ultimo anno, per un ammontare che supera i 400 milioni di dollari. AtomikAd e Teads sono fra le società fondate e poi vendute più famose, almeno fra le exit più recenti. In quest’intervista a Think.it ripercorre il suo percorso professionale e svela i segreti per creare una startup di successo.

Da animatore nei villaggi turistici a 7 exit in 10 anni, di cui 3 nell’ultimo anno: un vero guinness. Qual è il primo segreto del suo successo?

Copiare! Inutile essere originali ad ogni costo! Soprattutto in nazioni “periferiche “ come Italia più semplice ed efficace prendere qualche idea che sta andando alla grande nel mondo e capire se può funzionare qui.

Così hai solo il rischio mercato (funzionerà anche qui?) e non anche il rischio idea (è un’idea valida ). Già con un solo tipo di rischio è difficilissimo figuriamoci con due…

Quanto è importante la focalizzazione del business nel successo di una startup?

Secondo me ha un’importanza vitale per un motivo semplicissimo più facile per spiegare chiaramente cosa si fa quando devi assumere, raccogliere soldi, convincere clienti, vendere società. I mercati di nicchia spesso creano valore perché c’è bisogno di competenze distintive e difficili da trovare.

Qual è il tempo giusto per portare una startup alla exit?

Il prima possibile! Il top è riuscire a farlo in 3 o 5 anni. Più il tempo passa più c’è il rischio di rimanere con il classico fiammifero acceso in mano.

Nei tuoi ultimi post c’è una velata polemica verso il mondo dei venture capital, addirittura sconsiglia agli imprenditori di fare fundraising attraverso i VC. Ci spiega il suo pensiero?

È semplice: gli investitori istituzionali “giocano “ pochissimo con soldi propri e moltissimo con soldi di altri che glieli affidano. In più prendono ogni anno una fee del 2% fissa sui soldi che hanno in gestione e spessissimo non hanno un vero track record. Cioè non sono imprenditori con exit di successo alle spalle ma bancari o banchieri dei mondo della finanza.

Questo diseallinamento fa arricchire loro comunque veda e molto raramente il founder / imprenditore o chi gli affida i soldi. Basta verificare i ritorni cash on cash dei fondi venture in Italia per capirlo da soli .

Andiamo a vedere quanto hanno investito e quanto hanno realizzato cash per i loro investitori ed in quanto tempo. Potremmo scoprire numeri imbarazzanti.

Il sistema è già molto criticato in mercati avanzati fine in USA, figuriamoci in mercati arretrati fine in Italia in cui non c’è mai stata una exit > 1 miliardo di dollari (unicorno).

Secondo alcune sue recenti dichiarazioni, c’è un forte interesse da parte dei grandi gruppi internazionali verso quello che si sviluppa in Italia. Questo può essere un volano soprattutto per il Sud Italia?

Assolutamente il sud è pieno di realtà giovani e dinamiche e Italia in alcuni mercati, come ad esempio quello della pubblicità online, ha un ruolo ancora molto importante in Europa.

Giudica adeguati gli aiuti dati alle startup in questo momento di pandemia?

No per niente. La cosa più importante sarebbe la possibilità di portare in detrazione perdite e write off per i business angels, come si fa in UK.

Negli ultimi anni, dopo l’exit di Teads, ha fatto decine di corsi fuori dal digital e dalla tua comfort zone nel suo tempo libero. Quale l’ha divertita di più?

Ipnosi e tarocchi. Ma il più utile sicuramente meditazione.

Ora su cosa intende focalizzarsi?

Chissà… quando decidi te lo dico!

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Scritto da Redazione Think

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