Un quartiere di Bologna riscopre su Facebook il buon vicinato

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Un tempo si suonava il campanello alla vicina per farsi prestare un uovo o per chiedere di tenere la bambina qualche ora. Nell’era di Facebook basta un post per trasformare una strada di Bologna nella prima social street d’Italia.

Accade in un quartiere storico della città dove Federico Bastiani dall’apertura del gruppo “Residenti di via Fondazza” ha cambiato vita a se stesso e ai vicini di casa diventati ormai noti a tutti come “i fondazziani”.

Per una volta il virtuale è servito al mondo reale. La condivisione, il buon vicinato ha trovato spazio sul social network più diffuso in Italia. Siamo di fronte ad un processo di “peer to peer” che conviene alla comunità.

Per la prima volta in Italia la rete diventa un valore per la community e anche la casalinga di via Fondazza, poco avvezza alle nuove terminologie social, si è ritrovata ad essere un ingranaggio dell’economia collaborativa nata dalla rete.

C’è chi come Francesca dal suo profilo si offre per aiutare qualche famiglia: “Qualcuno potrebbe aver bisogno di una baby sitter? Mi piacciono molto i bambini” e chi come Mimì cerca “qualcuno che baratti una balalaika con una chitarra classica”.

I portici di via Fondazza, Bologna

Sabrina, invece, ha deciso di offrire la propria lavatrice per gli studenti risolvendo così il problema di Leandro che cercava una lavasecco a gettoni:“Ho appena messo a disposizione una lavatrice in cantina per il ragazzo che abita nella stanzetta sulla destra appena dopo il portone” del civico 79.Un gesto che ha aiutato anche Caterina: “Mi è saltata l’acqua potrei usare per oggi, massimo domani, la tua lavatrice per favore?”.

Flavia dall’America Centrale dove vive per ora, grazie a Facebook, riesce persino a dare una mano ai vicini di casa, da lontano: “Io con la mia famiglia siamo residenti in via Fondazza ma viviamo all’estero.

Volevamo contribuire mettendo a disposizione di qualche famiglia un lettino per bebè con le sbarre e un fasciatoio”.

Il tutto è nato da una riflessione di Bastiani, durante una passeggiata sotto i portici di via Fondazza: “Mi sono accorto che nonostante fossero quattro anni che abitavo lì non conoscevo nessuno.A quel punto ho aperto un gruppo su Facebook, stampato cinquanta volantini e nel giro di qualche giorno ci siamo ritrovati tutti, abbiamo iniziato a conoscerci, a incontrarci e darci una mano.Anche se domani finisse tutto sarei contento perché ho decine di amici in questa strada”.

Bastiani in poche settimane è riuscito attraverso la rete a reinventare un modo di utilizzare beni, risorse umane e servizi, sfruttando la potenza della comunità.

Ciò che oggi possiamo raccontare di via Fondazza è in tre parole: l’economia del noi.

Una visione che potrebbe permetterci di uscire dalla crisi.

Una vera e propria gara alla solidarietà che ha coinvolto finora oltre trecento persone che si sono iscritte al gruppo: artisti, giovani studenti, mamme, coppie di conviventi e negozianti.

Alla notizia della nascita della prima social street della città anche il “Bistrot au coq qui rit” ha pensato di fare un prezzo speciale per i fondazziani e il cinema presente nella strada non si è tirato indietro offrendo biglietti a cinque euro per chi abita nella strada divenuta la più famosa di Bologna.

E’ nato anche un sito che vuol essere un punto di riferimento per chi volesse aderire al progetto ma è anche una mappa delle strade social: oltre a Bologna anche i residenti di via Pitteri a Ferrara e gli abitanti della zona di parco Solari a Milano sono pronti a fare l’esperienza del buon vicinato.

La “ricetta” per la buona riuscita è una sola, suggerisce Sebastiani: “Avere apertura mentale, predisposizione a condividere e creatività. Io faccio il papà e altri tre mestieri eppure grazie ad un telefonino sono riuscito a creare questa rivoluzione sociale”.

L’esperienza di via Fondazza ha il pregio di aver creato un’economia partecipativa che volta le spalle all’individualismo, che unisce il web 2.0 al “mutuo soccorso” unendo valori che sembravano ormai archiviati: l’amicizia tra vicini di casa, lo scambio, il riciclaggio, il recupero.

I “fondazziani” sono inarrestabili. In quest’ultime ore hanno lanciato anche l’idea del recupero grazie al buon vicinato:

“Se vuoi vendere qualcosa che non ti serve più perché andare su Ebay quando potrebbe servire al tuo vicino?Se stai partendo per un viaggio e hai della verdura che rischia di andare a male, puoi mettere una foto sul gruppo, a qualcuno potrebbe servire. L’intelligenza collettiva è la nostra strategia”.

Intanto domenica 17 novembre in via Fondazza tappa con Loretta Napoleoni e l’8 dicembre si terrà il primo flash mob di strada. Ma Bastiani è ambizioso, guarda alla città: “Vorrei tanto che Bologna diventasse la prima social city d’Italia”.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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