Perchè in Italia gli esami di maturità sono ancora 1.0?

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Tema, prove di matematica, traduzioni di brani dal latino o dal greco, esercizi di fisica o attività di disegno ma nulla che abbia a che fare con il mondo della rete, nulla che verifichi l’alfabetizzazione necessaria nel nuovo secolo: quella digitale. I 500 mila studenti che in questi giorni stanno sostenendo l’esame finale delle scuole superiori, hanno dovuto fare tre prove scritte e sosterranno in questi giorni la sessione orale, un colloquio con tutti i professori su quanto concerne l’ultimo anno del corso di studi.

In tutto questo gli unici che avranno a che fare con un personal computer o con internet sono gli studenti degli istituti tecnici. Eppure oggi anche un diplomato alla maturità classica, oltre a conoscere Tucidide e Fedro, dovrebbe avere dimestichezza con gli strumenti dell’era digitale e magari conoscerli.

I dati raccolti da Save the Children nell’Atlante dell’infanzia fotografano un Paese analfabeta da questo punto di vista (peggio di noi vi è solo la Turchia). Eu Kids Online ha misurato il livello di competenze digitali di un campione europeo di ragazzi dagli 11 ai 16 anni: delle otto “skills” su cui sono stati interpellati (aggiungere un sito ai preferiti, governare le impostazioni della privacy, riconoscere l’autorevolezza delle fonti etc.) i ragazzi europei hanno dimostrato in media di padroneggiarne quattro, quelli italiani appena tre, come romeni e ungheresi. Tra le competenze meno diffuse: la capacità di bloccare lo spam, di cancellare la cronologia. Un pesante ritardo dell’Italia rispetto a Paesi come la Finlandia, la Slovenia, l’Olanda ma anche la Lituania, il Regno Unito e la Francia che si classificano nei primi posti.

Eppure nonostante tutto, all’esame di stato, non si chiede ai ragazzi di sapere come si usa un personal computer, cos’è un social network, come può essere usato per fini commerciali o quali sono i rischi legislativi della rete. L’obiettivo della riforma (già vecchia) dell’esame di Stato, regolata dalla legge n. 1 dell’11 gennaio 2007, era definito in questo modo: “Nell’ottica di restituire prestigio e credibilità all’esame di maturità come strumento per la costruzione di una consapevole progettualità individuale, la legge n.1 dell’11 gennaio 2007 ha avviato il processo innovativo dell’ esame di Stato italiano. Tale processo rappresenta uno dei passi più significativi sulla strada di una serie di trasformazioni graduali, necessarie e, soprattutto, condivise con l’intero mondo della scuola.

Sulla scia delle innovazioni messe in atto dall’ amministrazione sin dalla metà degli anni novanta, l’esame di Stato rappresenta quella che maggiormente è destinata ad influenzare le scelte future degli studenti. I cambiamenti proposti dalla legge sono graduali e prevedono una sorta di flessibilità sul campo prima di passare a regime nel corso dell’anno scolastico 2008-2009.”

Mi domando come possa una riforma che si definisce innovativa e che tende a influenzare le scelte degli studenti, non tener conto della necessità di fare i conti con la competenza digitale in tutti i corsi di studi. Speriamo che almeno il ministro Paola Carrozza che ha parlato della necessità di “ripensare l’esame” proprio in questi giorni, prenda in mano i dati di Save the Children prima di fare qualsiasi nuova riforma.

ALEX CORLAZZOLI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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