Olimpiadi 3. Il futuro e chi nega i Giochi in nome del presente

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Chi ha sfilato dietro a Federica Pellegrini così fortunata, e brava prima, da meritarsi di essere portabandiera il giorno del suo compleanno? Che Italia, e pure che mondo erano dietro a lei e insieme agli oltre 300 azzurri presenti a Rio? E’ un luogo comune frusto e falso che lo sport e la politica non si incrociano, al contrario lo sport è, oggi come non mai, una delle visioni più e meglio politiche che ci sia della società del presente e del futuro. Nei paesi occidentali abbiamo un problema che si chiama welfare, non a caso argomento principale della cerimonia di apertura di Londra 2012: il costo della sanità pubblica si avvicina all’insostenibilità e a questo si aggiunge il problema dell’obesità che ormai causa più morti di altre patologie.

Come possiamo risolvere il problema con l’economia in declino? Bisogna cominciare a ragionare di medicina dei sani, ovvero di prevenzione, di corretti stili di vita: e lo sport è questo. Ce ne siamo dimenticati ma noi siamo i figli dei romani che dissero, per primi: mens sana in corpore sano.

IL VALORE DELLO SPORT

Dunque, dietro Federica hanno sfilato non solo possibili medaglie azzurre ma anche e soprattutto cittadini che possono essere un esempio: in forma per sé, sono un risparmio per gli altri, dunque pure e principalmente per le casse pubbliche. E nel gruppo degli azzurri la consapevolezza che questo è il valore dello sport non esclude la ricerca del risultato, della medaglia, ma la completa dando una dimensione social al ruolo dello sportivo.

Roma 2024? In nome di un presente incerto, si sceglie di non avere una visione per il proprio futuro, e di negarla a intere generazioni

E’ una perorazione in favore di Roma 2024, più precisamente della candidatura di Roma per i GIochi del 2024? Anche. Partendo comunque da un dato sportivo: chi non vuole i Giochi dice che si è… giocato troppo in passato, che non si è fatto sul serio, oppure che si è fatto troppo sul serio spendendo allegramente dei soldi, e che per questo non ha senso parlare del progetto. Quindi, in nome di un presente incerto, si sceglie di non avere una visione per il proprio futuro, e di negarla a intere generazioni. A Londra lo slogan era: inspire a generation.

Tradotto: i Giochi sono un investimento per il domani, e in questo modo dobbiamo viverli. Poi, hanno dato l’esempio: terminare gli impianti con largo anticipo ha determinato dei risparmi, consegnare il villaggio olimpico un anno prima ha significato poterlo vendere agli arabi senza aspettare la fine dell’evento, progettare impianti temporanei ha fatto sì che ancora oggi, quattro anni dopo, il quartiere olimpico sia una zona in continua espansione: Olympicopolis si chiama il piano che si richiama a una analoga iniziativa del Principe Alberto che nel 1851 (!!!) destinò i ricavi della Great Exhibition alla realizzazione del primo hub scientifico culturale del Paese.

DAL PASSATO AL FUTURO

E lo sport, in questa sua esistenziale ricerca del nuovo, del record, proprio da qui parte: dalle lezioni del passato. Che sbagliando si impara è una delle leggi fondanti dello sport. E siccome a nessuno piace perdere, si studiano gli errori, si studiano gli avversari per imparare e migliorare. In questa negazione paradossale di un possibile futuro da parte di chi non ha avuto nemmeno la dignità di venire a vedere di persona si va a sbattere contro un precedente proprio italiano che dimostra come un inciampo non obblighi niente e nessuno a restare per terra.

Mettiamo delle telecamere e trasmettiamo in diretta i lavori come un grande reality

Nel 1956 i Giochi di Cortina furono i primi trasmessi in mondovisione. Entrando nello stadio olimpico l’ultimo tedoforo inciampò su uno dei cavi stesi per quella prima diretta. Sessanta anni dopo siamo a Rio, in questa condizione: nessuno parla più del 3D che sembrava la nuova frontiera televisiva a Londra, quando il pubblico fu in complesso di quasi 5 miliardi di persone. In compenso la tv giapponese Nkk ha presentato il suo progetto di trasmissioni in 8k, e oggi ancora non tutti vedono in 4k, dove il numero fotografa la precisione e la nitidezza delle immagini. Proposta di mediazione, avanzata in un Paese dove ci sono tanti cantieri aperti e tanti spettatori: mettiamo delle telecamere, presto appunto in 8k, e trasmettiamo in diretta i lavori come un grande reality. Il made in Italy in live streaming, la stessa modalità di trasmissione di certi incontri politici. Pero’ strizzando l’occhiolino al mondo.

LUCA CORSOLINI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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