Olimpiadi 16. La televisione dei Giochi cambia ogni volta

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Di che cosa parliamo quando parliamo di televisione? Se per televisione intendete ancora l’oggetto che, nella gran parte delle case, è ancora il centro di attenzione in salotto, ma ormai anche in cucina e nelle camere da letto, vuol dire che magari ricordate ancora di quando la Rai la domenica verso cena mandava in onda un tempo di una partita di Serie A, non necessariamente il secondo, anzi se era il primo con le squadre che rientravano in spogliatoio interveniva una annunciatrice per comunicare quello che era poi stato il risultato finale. Se per televisione intendete invece un contenuto, di tipo televisivo appunto, di cui però magari usufruite con il tablet o sul telefonino, o sul pc, o contemporaneamente, siete il classico millennial che i dirigenti delle televisioni di tutto il mondo, intese queste come aziende, stanno inseguendo perché è il più sfuggente dei pubblici, dunque dei clienti, però è capace di dire “Figo!” se gli raccontiamo che prima dei Giochi sono arrivate a Rio due navi cargo speciali dagli Stati Uniti e dal Belgio che hanno scaricato le 52 regie mobili per le riprese di tutte le Olimpiadi.

I NUMERI DELLA TELEVISIONE

Il dato, se volete un ulteriore approfondimento, dice che si tratta di 4 regie brasiliane e 48 provenienti da altri fornitori sparsi per il mondo, 12 dei quali sono europei. E i numeri sono precisi perché li certifica l’Olympic Broadcasting Service, il braccio televisivo istituito dal Cio nel 2001 proprio per curare le riprese di tutti. Però alla fine si converge tutti su un’evidenza: lo sport è uno dei contenuti che guardiamo maggiormente in tv e ne siamo a tal punto consumatori che nemmeno ci accorgiamo di tutte le novità. Crolla una SkyCam, così detta perché sta in cielo per riprendere una scena dall’alto, e fa notizia, perché siamo abituati, o forse così concentrati da essere distratti rispetto alle continue novità, che non realizziamo che certe immagini sono possibili perché ci sono telecamere in acqua in piscina, o sul sellino del ciclista al velodromo.

Vedremo gli effetti da noi con la ripresa del campionato della cosiddetta moviola in campo

L’Euroleague di basket, per uscire un attimo dal giardino olimpico, ha messo le telecamere sulla divisa degli arbitri, e ovviamente proprio gli arbitri sono la categoria che più interagisce con il continuo miglioramento delle tecniche di riprese. Vedremo gli effetti da noi con la ripresa del campionato della cosiddetta moviola in campo, che il calcio ci vorrebbe spacciare per novità quando ai Giochi, e pure a Wimbledon a dire il vero, è un dato di fatto ormai accettato da tante discipline. Anzi, qui a Rio come e più che in passato si è vista una declinazione specificatamente televisiva per alcuni sport come la scherma e il beach volley: gli arbitri prima di far riprendere l’azione devono aspettare che arrivi il segnale che i reply sono andati tutti in onda.

Di sicuro, quando parliamo del matrimonio sport-tv parliamo di una vita che scorre velocissima: a Londra ci furono le prime riprese in 3D, di cui nessuno parla più, e Sky, oltre ai 12 canali dedicati alle varie discipline ne presentò uno, un Mosaico che non è stato pareggiato per precisione questa estate e che era stato pensato per essere una porta di accesso ai Giochi dando l’opzione di scegliere il meglio a chi era a casa con una scelta addirittura più ampia di chi era sul posto. Si scoprì alla fine che erano stati tanti quelli che estasiati per sentirsi come la Regina, invece che mollare il Mosaico restavano a guardare cosa succedeva contemporaneamente in 12 dei loro parchi gioco.

30 CANALI WEB

Qui a Rio la realtà dice che la Rai trasmettete “solo” 3 canali nelle modalità tradizionali, ma ha un’offerta di oltre 30 canali sul web, e che questa sia stata la parte di successo dell’operazione lo dice il fatto che ognuno di noi ha un amico che ha postato la sua foto da teleolimpiadipendente con televisore accesso contemporanemante a tablet, pc, magari con l’aggiunta di altri device trovati in casa.

La VR Experience che abbiamo voluto presentare al pubblico con le tv che hanno chiesto questo tipo di servizio permette davvero di guardare l’azione da dentro il campo

Ma le frontiere superate sono state due. Se avete un Samsung Gear, o un attrezzo equivalente, siete ancora in tempo per vedere in VR, ovvero in Virtual Reality, la finale del basket e sempre domenica la cerimonia di chiusura. E la dichiarazione di Yannis Exarchos, il Ceo di Obs, vi spiega perché il Cio non è eccessivamente preoccupato per i biglietti rimasti invenduti, in realtà pochi: “La VR Experience che abbiamo voluto presentare al pubblico con le tv che hanno chiesto questo tipo di servizio permette davvero di guardare l’azione da dentro il campo, più vicino all’azione di quanto qualsiasi biglietto prova a garantire. Ancora più significativo il fatto che proprio da domenica 21 diventerà operativo l’Olympic Channel prodotto dallo stesso Cio, ovviamente attraverso l’Obs: “E’disegnato – ha spiegato ancora Exarchos – più come una piattaforma digitale che come un canale tv tradizionale. Vogliamo piuttosto che diventi qualcosa di interattivo, che chiama azione e reazione da parte del pubblico”.

Uno della sua squadra, lo statunitense Mark Parkman ha aggiunto: “Abbiamo lavorato primariamente perché sia un canale accessibile per una fruizione non fissa “. Al Cio lo considerano un punto di partenza, ma è anche un punto di arrivo, e infatti non a caso l’Olympic Channel arriva insieme al pensionamento delle annunciatrici che rimediavano alla trasmissione dei primi tempi delle partite di calcio. Oggi i millennials vogliono gli Hight Lights, dei filmati brevi e in grado di fargli dire wow per poterli subito commentare in diretta sui social: ecco di cosa parliamo oggi quando parliamo di televisione.

LUCA CORSOLINI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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