Munch e lo spirito del nord

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In primo piano il paesaggio affascinante e misterioso del grande nord, a cui si accostano ritratti e figure, per raccontare lo spirito che percorre ed accomuna la grande pittura di Norvegia, Svezia, Finlandia e Danimarca.

Circa centoventi dipinti, provenienti in gran parte dai musei scandinavi ma anche da musei europei ed americani, ricostuiscono nella mostra “Munch e lo spirito del nord” il percorso dell’arte che si è sviluppata nella penisola scandinava tra la seconda metà del XIX secolo e gli albori del XX.L’esposizione, ospitata fino al 6 marzo 2011 da Villa Manin di Codroipo (Udine), si divide in cinque sezioni. Le prime quattro sono riservate alle scuole nazionali dei quattro paesi nordici, mentre la sezione di chiusura viene dedicata a Edvard Munch, con trentacinque opere in totale.

Una mostra nella mostra, che parte dall’esordio dell’artista norvegese e arriva fino ai due decenni, a cavallo di due secoli, che ne hanno decretato l’universale fama e reso riconoscibile il suo stile e la sua particolare sensibilità.

Ma prima di arrivare a Munch, si passa per la cosiddetta Golden Age in Danimarca, con le opere di Lundbye e P.C. Skovgaard, per la Norvegia, con un’introduzione riservata ai lavori di Dahl, Balke e Gude, e per la Svezia, con Larson, Berg e Wahlberg, per poi giungere in Finlandia con von Wright e Holmberg.

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È in questo particolare contesto geografico e culturale che si scopre, intorno alla metà dell’Ottocento, il “vero naturale”. Si tratta di un senso del paesaggio dal sapore antico e quasi primordiale, che si distingue nettamente dagli esempi post-settecenteschi comuni – a parte eccezioni di straordinaria qualità, come Friedrich o Turner – alla pittura delle diverse nazioni europee nella prima metà del diciannovesimo secolo.

La profondità delle notti invernali, le lunghe giornate estive, i colori della natura sono il tema conduttore di una vicenda pittorica che continua ad affascinare il pubblico in Europa e negli Stati Uniti, grazie anche ad una serie di mostre proposte nei mesi scorsi dai più importanti musei.

Nelle sale di Villa Manin sono rappresentati tutti i protagonisti principali dell’arte scandinava di quell’epoca, a partire dai danesi Ring, Philipsen, Syberg, Gottschalk e Hammershøi. A quest’ultimo, la cui vicenda pittorica venne portata alla luce alcuni anni fa grazie a una fortunata mostra parigina, è dedicata un’intera sala, comprendente alcuni paesaggi ma soprattutto i suoi famosi interni. Per la prima volta esposte in Italia, le opere di Hammershøi si collocano al punto più alto di un percorso che parte dagli interni olandesi del Seicento per giungere a trasmettere il profondo senso della solitudine delle figure sospese in quegli spazi senza tempo.

Si continua, nella sezione dedicata alla Norvegia, con Nielsen, Backer, Thaulow, Krohg, Skredsvig, per giungere alle opere di Larrsson, Nordström, Zorn, Jansson, Prince Eugen e Strindberg in Svezia e di Edelfelt, Järnefelt, Churberg, Halonen, Thesleff in Finlandia.

La figura umana è spesso rappresentata al cento di una natura incontaminata e maestosa, con un sentimento romantico unito ad un certo gusto simbolista, come nell’artista finlandese Akseli Gallen-Kallela.

La sezione conclusiva dedicata a Munch, che comprende anche una decina di opere su carta, completa il percorso ideale nella cultura pittorica e artistica della Scandinavia, una terra dove il massimo della luce e il massimo della notte si incontrano e convivono.

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Scritto da luxu

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