Movie Reading, una startup e un’app per i sottotitoli al cinema

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Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. (articolo 3 della.Costituzione)

Sarà anche merito (o colpa) di Benigni, ma negli ultimi tempi la Costituzione è tornata ad essere una proposta. A noi (cittadini) il compito di aderire e farcene mobilitatori. A maggior ragione questo vale soprattutto per innovatori e startupper.

Vi spiego subito perché. Qualche tempo fa ho conosciuto Movie Reading: una startup tutta italiana che permette di visualizzare i sottotitoli in un qualsiasi cinema utilizzando uno smartphone o un paio di occhiali speciali. Movie Reading è un’applicazione (gratuita) utilizzabile anche su tablet Apple o Android.

Questa è la VERA integrazione: persone sorde, udenti e straniere nella stessa sala cinematografica, per lo stesso film, ognuno con i sottotitoli nella propria lingua, sul proprio dispositivo

Questo è ciò che recitava il profilo facebook di Movie Reading

Subito contatto Carlo Cafarella, responsabile del progetto e già responsabile di Colby una storica società di sottotitolazione che offre i suoi servizi anche per Rai e Mediaset.

”Al cinema non esisteva una tecnologia che permettesse di poter visualizzare i sottotitoli al singolo spettatore che lo richiedesse: Movie reading permette di visualizzare i sottotitoli nella lingua che sei vuole con strumenti individuali come smartphone o tablet”.

In questi giorni si possono vedere al cinema film come “Lo Hobbit”, “Tutto tutto niente niente”, e “La regola del silenzio”.

Movie Reading si configura, dunque, come una startup che ha il merito di mettere insieme ( e far condividere) l’esperienza della visione di un film a varie tipologie di pubblico nello stesso luogo, una scelta che amplia le libertà di chi vuole vedere spettacolo al cinema. “Più che l’accessibilità, di Movie Reading abbiamo notato il potere di inclusività che ha. Questa estate avevamo fatto la prima uscita pubblica del nostro progetto a Palazzo Reale a Milano nella rassegna di area Anteo, insieme all’assessore Boeri.

Abbiamo distribuito i volantini negli alberghi di Milano e abbiamo fatto un po’ di social. Sono accorsi in tantissimi, e non solo le persone sorde: tanti erano i turisti, di varia nazionalità, che quella sera hanno scelto di andare al cinema. In quelle serate abbiamo incrementato la vendita dei biglietti di quasi il dieci per cento”.

C’è però il risvolto della medaglia e Carlo è il primo ad evidenziarlo.

“È il peggior anno della cinematografia da quando i Lumiere hanno inventato il cinema. Quando un anno e mezzo fa abbiamo investito 350mila euro, abbiamo pensato fosse un grande passo verso la libertà individuale, ma anche un importante passo per ampliare la scelta culturale. Dicevamo: tutti ci verranno dietro. La cosa allucinante è che, a parte gli utenti che sono felicissimi, tutti gli altri non se ne importano nella maniera più assoluta.

Siamo tristemente una startup: partecipiamo a vari concorsi per i quali veniamo selezionati, ma vinciamo solo i concorsi dove non si vince denaro. Il Ministero dei beni culturali non è riuscito neanche a darci il patrocinio gratuito. La cosa che mi fa rabbia è che, a parte gettato tempo e soldi, Movie Reading è un progetto prettamente italiano. Di questo passo abbandoneremo il progetto perché per noi ha un costo micidiale sottotitolare i film.

Il bacino di utenza, i beneficiari? La nostra è una cosa che per farla decollare servono manciate di spiccioli, soprattutto se uno guarda quello che gira intorno a startup interessanti per dieci persone. Movie Reading interesserebbe centinaia di migliaia di persone. C’è chi dice che i sordi sono il 10%. Forse 600mila persone con problemi seri di udito. A questi aggiungiamo poi gli stranieri, i turisti. Per essere a pareggio mi basterebbe far andare al cinema 32mila persone con movie reading. È chiaro che serve una mano in termini di comunicazione, di associazioni.

E allora cerco di saperne di più dai beneficiari del progetto. Parlo con Laura Brogelli del Comitato Nazionale Genitori Familiari Disabili Uditivi. “Movie Reading è una bellissima cosa e, in generale, tutte queste applicazioni sono valide. I problemi in Italia sono due: quello sanitario e quello culturale. Tutti i ragionamenti fatti in italia sugli handicap, tutti gli handicap, vengono fatti con il concetto di categoria protetta. Finché verrà fatta l’applicazione “per” non si potrà mai essere sul mercato perché siamo un’inezia all’interno del mercato. Chiunque fa queste applicazioni deve produrre qualcosa di utile per tutta la popolazione e solo in seconda battuta deve essere indispensabile per una piccola parte.

Quando si parla di sottotitoli significa che quella cosa è soltanto per una persona sorda. Quando invece si inizierà a parlare di sottotitoli e basta, si capirà che il sottotitolo è un cambiamento culturale perché una persona sorda è una persona, e non può essere etichettata con un handicap fisico. E comunque puoi produrre una cosa utile per tutti : i sottotitoli possono essere utili per gli stranieri che non parlano italiano, oppure una persona anziana che non ci sente bene, o semplicemente quando la sera voglio tenere la televisione bassa perché ho un bambino che dorme. Finché non cambiamo noi associazioni, non possiamo pensare che la società possa cambiare. Dobbiamo fare noi il cambiamento culturale”.

E per quanto riguarda il problema sanitario? In Italia non sono garantite le protesi, le liste di attesa dal logopedista sono lunghe tre anni ed è un controsenso perché la lingua la si impara alla nascita e non si può perdere tempo. Sono quattro i cardini per rispettare i diritti dei sordi: screening alla nascita, diagnosi precoce per accertare la patologia, la protesizzazione e l’abilitazione alla parola – logopedia. Se non hai questi quattro cardini, e non sopperisci al problema sanitario, le nuove tecnologie non servono. Prima c’è da garantire il diritto alla salute, poi viene la garanzia dell’accesso.

C’è un esempio di servizio valido per tutti e che viene incontro soprattutto a chi ha un handicap fisico? “Certo: ad esempio la mia ASL utilizza la chat per le informazioni e le prenotazioni. Probabilmente non l’hanno pensata per il sordo, ma per me funziona. Su Youtube c’è la possibilità di sottotitolare. Sul nostro sito c’è la battaglia che abbiamo fatto con l’Agenzia delle Entrate a Befera, dopo il lancio del nuovo servizio con i video su Youtube ci mettono i sottotitoli. Spesso le istituzioni non fanno certe cose perché non sono sollecitate dalle associazioni. È vero che non devono essere sollecitate perché ci sono i diritti civili, ma noi dobbiamo collaborare con loro e con chi fa applicazioni per cambiarne la cultura”.

ANDREA CARDONI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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