Così i francesi hanno festeggiato i 25 anni del web, mentre i loro politici seppelliscono il diritto alla privacy

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Una strana sensazione, come quando si partecipa ad una funzione gioiosa come un matrimonio mentre altri ci apprestano a celebrare un funerale, il contrasto evidente dei sentimenti e dei casi della vita. Da una parte la ricorrenza del ventennale del W3C e 25 anni del Web, dall’altra l’approvazione in simultanea della Surveillance Bill da parte del Parlamento Francese.

Ma andiamo per ordine, cosa sia il Web tutti noi lo sappiamo più o meno, anche se le nuove generazioni lo conoscono più sotto forma delle applicazioni che vi prolificano quali Facebook, Google, e molte altre. Ebbene quell’incredibile aggregato di tecnologia che corre nei fili delle ADSL o delle fibre ottiche o ancora viene irradiato dalle antenne delle reti di telefonia mobile ha compiuto 25 anni di vita e l’organismo che ne guida lo sviluppo e la crescita, il World Wide Web Consortium o in breve W3C, ha compiuto 20 anni.

Tempo di celebrazioni ma anche di bilanci, di riflessioni su cosa è successo in questi intensissimi anni e per raccogliere i propositi per i prossimi anni a venire.

Nella splendida cornice dell’Hotel de Ville in Parigi si sono riuniti tutti i responsabili della rivoluzione Web che hanno permesso di trasformare radicalmente il modo in cui tutti noi viviamo e soprattutto comunichiamo, accediamo a, e mettiamo a disposizione volontariamenete o meno informazioni. Da Tim Berners-Lee, l’inventore di fatto del Web, a Robert Calliou, molto meno conosciuto ai più ma che ha gestito il fenomeno Web nei primi tempi e ha fatto in modo che un’idea diventasse l’inizio della rivoluzione del mondo della comunicazione di cui oggi godiamo i benefici. Sintomatico il saluto iniziale del Ministro Francese per il Digitale, la giovane Axelle Lemarie, che rivolta a Tim Berners-Lee lo ha omaggiato con un signficativo “grazie, se non fosse stato per te non sarei qui!”.

Impressionante la sfilza di dati sciorinati dal non ancora quarantenne vice sindaco di Parigi Emmanuel Grégoire. La capitale della Francia e in particolare la sua municipalità sta lavorando attivamente per la libertà su Internet e la Net Neutrality costruendo un ecosistema alimentato da Open Data e efficienti strumenti di relazione con il cittadino basati su crowdsourcing che ha permesso l’incubazione di oltre tre mila startup e di attirare gli interessi degli investitori in nuove idee, nuove tecnologie e nuove realtà di business.

Web significa anche questo, azzerare la distanza tra le persone e abbattere le barriere per l’accesso ai dati sui quali si possono costruire nuovi e innovativi modelli di business.

Il Ministro Lemarie si è poi trovata nella scomoda situazione di decantare un Web libero e aperto dove però gli utenti, almeno quelli francesi, a breve, se la legge sulla Surveillance verrà approvata anche al Senato, potrebbero essere meno liberi, quanto meno potrebbero essere molto meno padroni della loro privacy.

Foto: yahoo.com

Dopo gli avvenimenti di Gennaio dell’anno corrente, infatti, la Francia, così come gli Stati Uniti dopo l’11 Settembre, hanno lavorato ad una nuova serie di regole per accedere e intercettare le comunicazioni dei cittadini con buona pace della privacy offerta in sacrificio al sacro altare della sicurezza nazionale. La legge votata al Parlamento in contemporanea alle celebrazioni del ventennale del W3C introdurebbe tra l’altro delle scatole nere che i provider saranno costretti a installare che filtrano tutto il traffico degli utenti segnalando attività sospette in base a non meglio specificati algoritmi.

Ma tornando alle celebrazioni rimandando il funerale della privacy francese a Giugno, quando il Senato si pronuncerà, la cerimonia si è chiusa con l’immancabile intervento del responsabile di tutto questo, sir Tim Berners-Lee, l’ideatore del Web, l’anticipatore del Semantic Web e convinto paladino della Net Neutrality.

Non è facile seguire i ragionamenti di Tim, si capiscono bene parecchi anni dopo, per rendere l’idea come se uno di noi fosse proiettato nel passato e cominciasse a parlare di Internet e Web in un bar negli anni 30.

Ma la visione chiara e il futuro che ci ha predetto è quello dello della Web Platform, un Web che non è più un contenitore di documenti e informazioni ma un contenitore di elementi attivi, di applicazioni programmabili che possono comunicare tra loro, quasi entità autonome che si sincronizzano, scambiano dati in un’immensa, distribuita e coordinata cloud application. E infatti HTML 5, l’ultimo nato nella famiglia W3C, non è più solo un linguaggio per la descrizione dei documenti ma un vero e proprio strumento per la costruzione di applicazioni. E i protocolli per fare comunicare le applicazioni HTML5 tra di loro sono in arrivo a breve.

Chissà se questa visione ancora una volta rivoluzionaria fosse stata intercettata dalle scatole nere dell’intelligence francese che effetto avrebbe avuto, sarebbe stato considerato sovversivo o peggio pericoloso per la sicurezza nazionale?

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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