Con i Linked Open Data anche le macchine nel web. E il mercato è enorme

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Agli inizi degli anni ‘90 Tim Berners-Lee realizza un sistema semplice ed efficace per collegare i documenti sino ad allora nascosti nei computer di tutto il mondo. Ci sono voluti 10 anni circa perché il web diventasse parte integrante del nostro lavoro e cominciasse ad andare stretto. Agli albori del nostro millennio fa capolino un nuovo modo di leggere la rete, subito battezzato web 2.0. Non sono più i documenti ad essere collegati ma siamo noi stessi, le nostre relazioni e le nostre vite. E’ l’era social che solo oggi, guarda caso ancora dopo una decina di anni, sembra ormai arrivata al suo apice. Ancora Tim Berners-Lee, che nel frattempo è diventato Sir, alza l’asticella:

non più solo testi e persone interconnesse, ma anche dati che entrano in relazione tra di loro: sono i Linked (Open) Data, ovvero la versione smart” degli Open Data.

La portata del fenomeno è infatti dirompente anche dal punto di vista economico. Uno studio dell’Unione Europea rivela che le potenzialità del mercato europeo legato agli open data sono enormi: 325 miliardi di euro nell’arco dei prossimi cinque anni (2016-2020) tra mercato diretto e indiretto, con una crescita del 37% dal 2016. Anche le proiezioni del mercato italiano sono importanti, con oltre 8 miliardi nel 2020 del solo mercato diretto.

Ma la portata della intuizione di Tim Berners-Lee è più profonda e rivoluzionaria, la rete che disegna non è più rivolta ai soli umani, anche le macchine entrano a pieno titolo tra gli utenti di quello che ormai chiamiamo WEB 3.0.

Ogni era ha i suoi protagonisti: nel web 1.0 gli ISP, nel web 2.0 i social network, il web 3.0 sarà dei data provider e gli agenti software ne saranno i principali clienti.

E se ben ci pensate sta già succedendo, cosa è l’Internet of Things se non macchine che consumano dati? Un sensore che legge la temperatura e la trasmette è un semplice termostato. Ma un termostato che automaticamente adatta la temperatura alle nostre personali esigenze è un cittadino del web 3.0, da cui attinge le previsioni del tempo, nostre abitudini e le nostre preferenze.

Come i suoi predecessori anche il nuovo web consente a chiunque di dire qualsiasi cosa. E quando parliamo di dati questo significa modelli incompatibili, dati inconsistenti, significati equivoci.

Ancora una volta è la matematica a salvarci. Così come il web nasce dalla teoria degli ipertesti, i Linked Data sono costruiti sul Resource Description Framework (RDF) un metodo che organizza i dati in un immenso grafo dove tutto e il suo contrario trova spazio.

A noi (e/o al nostro software) spetta navigarlo, scegliendo tra le alternative possibili quella che ci dà più fiducia.Questo è un termine che ci accompagnerà sempre più spesso, perché più conoscenze acquisiremo, più alternative di scelta avremo.

Il buon vecchio database relazionale è ormai inadeguato. Per utilizzare i Linked Data serve un RDF graph database. Non basta più infatti memorizzare i dati rispetto ad uno schema, un RDF graph database permette di ricordare la sorgente di ogni dato e ne cattura il significato per mezzo di vocabolari e ontologie formali. IBM parla di Cognitive computing e apre il mercato della conoscenza pay-per-use mentre Google con il suo Knowledge Graph risponde alle nostre domande non più solo con link ma con dati puntuali raccolti sul web.

Per interrogare un graph database non si usa più SQL ma SPARQL. L’assonanza della sigla si riflette su una somiglianza della sintassi con cui si scrivono le query, ma le similitudini finiscono qui. Dietro SPARQL c’è un dimostratore di teoremi e ferrea logica matematica. Quanto basta per traghettarci in un nuovo universo.

In questo contesto nasce in Italia LinkedData.Center, una nuova realtà imprenditoriale figlia di quasi 10 anni di esperienze nelle tecnologie del Semantic Web.

L’obiettivo di LinkedData.Center è abilitare organizzazioni e imprese, di qualunque dimensione e settore, sviluppatori e startup a utilizzare e produrre valore con Linked Data rendendo disponibili, in modalità as a service, le necessarie infrastrutture e i migliori standard tecnologici.

LinkedData.Center consente di superare molte barriere che oggi rendono difficile per un azienda un utilizzo degli open data per fare business. Esattamente come è stato per il web dell’ipertesto grazie agli Internet Service Provider. LinkedData.Center è un ISP del web 3.0, ovvero un Data Service Provider.

LinkedData.Center ha sede a Lecco, con un campus di Ricerca e Sviluppo basato a Esino Lario. La decisione di mantenere la sede in Italia nasce dalla volontà di valorizzare le eccellenze locali, persone che negli ultimi 10 anni hanno sviluppato competenze e tecnologie d’avanguardia, dimostrando che anche qui è possibile creare tecnologia digitale innovativa e di frontiera.

Esino Lario è la località che nel 2016 ospiterà Wikimania 2016, il raduno mondiale delle comunità che sviluppano Wikipedia e Wikidata. La presenza fissa di LinkedData.Center a Esino Lario è la concreta testimonianza della volontà di contribuire agli obiettivi comuni di condivisione e diffusione libera del sapere e di valorizzare il nostro stupendo territorio.

ENRICO FAGNONI

CEO e founder di LinkedData.Center

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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Confesso, faccio uso di pc e Windows (e mi sento fiko lo stesso)

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Io, Generazione Ypsilon e il diritto di accesso a Internet