Tim Cook, il sostegno del CEO di Apple alla comunità LGBT+

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Il sostegno alle comunità emarginate non deve essere guidato da una difesa a oltranza o dall’evidenziare le differenze. A volte è semplicemente meglio sostenere le persone in quanto persone. In questo contesto, si inserisce il fondamentale supporto alla comunità LGBT+ espresso dal CEO di Apple, Tim Cook.

Tim Cook, il sostegno del CEO di Apple alla comunità LGBT+

Nel 2014, il CEO di Apple Tim Cook si è dichiarato pubblicamente gay a Bloomberg Business. Non è stato sdolcinato o seducente, né è stato apologetico. Era un’affermazione: “Sono orgoglioso di essere gay”, scrisse, “e considero l’essere gay tra i più grandi doni che Dio mi ha dato”.

In relazione alla decisione di rivelare pubblicamente il suo orientamento sessuale rinunciando alla sua privacy, come ha detto a Stephen Colbert al Late Show e ad altri nelle interviste rilasciate dopo il suo editoriale su Bloomberg, fare coming out come uomo gay e come amministratore delegato di alto profilo era più importante della privacy personale.

La gente stava soffrendo, ha notato. Aveva bisogno di sottolineare il lavoro fatto prima di lui da altre persone gay: un lavoro che gli ha permesso di avere successo. Tim Cook, inoltre, voleva anche inviare un messaggio alle giovani generazioni, affermando di vivere la sua omosessualità come un vantaggio, non come un problema.

Il lavoro di advocacy e i cambiamenti del tessuto sociale

Scemato il clamore per la rivelazione di Cook e dopo i suoi commenti sulle questioni e i diritti dei gay, le comunicazioni diffuse dal CEO di Apple sono ormai sostanzialmente legate alle uscite dei prodotti, alle variazioni nella politica sulla privacy aziendale, alla legislazione.

Sì, ci sono momenti in cui il sostegno di Cook riemerge – come nel 2019, quando ha aggiunto i pronomi al suo profilo Twitter in una dimostrazione di solidarietà con la comunità trans – ma non sono dichiarazioni “esplicite”.

I cambiamenti legati all’atteggiamento di Tim Cook sulla questione LGBT+ si inseriscono perfettamente nel contesto storico vissuto e in costante mutazione.

C’è stato un tempo, infatti, in cui la comunità LGBT+ aveva bisogno di sostenitori espliciti ovunque. Se ne trovavano pochi e, quindi, quelli che emergevano dovevano parlare ancora più forte.

Oggi la società è andata avanti. No, gli individui LGBT+ non sono ancora universalmente accettati, ma sempre più spesso è permesso loro di essere se stessi senza il timore di essere aggrediti o giudicati.

Una simile circostanza, Tim Cook sembra averla compresa bene, dimostrando che, anche se il lavoro di advocacy non è finito, raramente richiede un megafono per essere portato avanti.

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Scritto da Ilaria Minucci

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