Risposta lunghissima e garbata al mio ex studente su come spiegavo i protocolli di Internet 20 anni fa

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Salve [email protected],

Nella mia risposta alla sua lettera mi rivolgerò a lei chiamandola Ing. Esomma. Può dispiacermi che a tanti anni di distanza mantenga un pessimo ricordo di me, ma soprattutto del corso da lei seguito sul networking, intitolato Reti di Calcolatori, che ho svolto, dal 1991 fino al 2014, nell’ambito del Corso di Studio in Ingegneria Informatica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa.

Prima di risponderle nel merito, mi faccia però fare alcune considerazioni preliminari: lei dice di essere stato mio studente e di aver sostenuto l’esame di Reti di Calcolatori (come ultimo esame) nel 1996. Io aggiungo che lo studente Esomma ha sostenuto l’esame presentandosi con il programma dell’anno accademico 1993/1994, ed ha conseguito la votazione di 18/30.

Il tempo ha un ruolo importante nella lettera dell’Ing. Esomma perché, come illustrerò più avanti, per stare al passo con la tecnologia il corso ha subito, nel tempo, dei cambiamenti profondi che l’Ing. Esomma non ha evidentemente seguito.

Login: il giorno in cui l’Italia scoprì Internet

Come avrà appreso dal docufilm LOGIN di Riccardo Luna, basato su documenti esistenti cui tra qualche mese potrà accedere collegandosi ad un server, l’Italia era già in Internet da 10 anni dall’anno nel quale l’Ing. Esomma ha sostenuto l’esame e le assicuro che il TCP/IP lo conoscevo benissimo, nei minimi particolari, così come conoscevo i motivi che indussero i progettisti (V. Cerf, R. Kahn) ad effettuare certe scelte anziché altre. Tale scelte sono state ampiamente illustrate ai miei studenti del corso Reti di Calcolatori negli anni successivi a quello da lei seguito.Altra considerazione importante è che il docente di un corso che sviluppa argomenti tecnologici, quale il corso Reti di Calcolatori, deve adeguarsi alla tecnologia del momento e perciò deve evolvere negli anni.

Ho fatto ricerca sul networking dal 1970 ad oggi e parallelamente, dal 1991 al 2014, ho insegnato alla Facoltà di Ingegneria.

Come forse saprà, la ricerca è sempre proiettata molto in avanti nel tempo rispetto a ciò che il mercato richiede ed è però a quest’ultimo che mi sono sempre ispirato per impostare i contenuti dei miei corsi.

Volevo dare agli studenti una preparazione professionale (ovviamente nel settore del networking) che li rendesse preparati per le aziende informatiche, dei servizi e delle TLC. Altra cosa sono invece i corsi e i seminari per chi, dopo la laurea, decideva di fare ricerca o comunque carriera universitaria, per i quali, le assicuro, ho fatto tante lezioni e seminari sullo stack protocollare TCP/IP a partire dalla fine degli anni 1970.

Forse tali interventi sono stati limitati, purtroppo per me e per lei, in ambiti di ricerca troppo ristretti.

Detto questo, le assicuro che fino alla prima metà degli anni 1990, le aziende informatiche, dei servizi e delle TLC assumevano ingegneri con conoscenze approfondite sull’OSI e molti studenti laureati in Ingegneria Informatica a Pisa hanno trovato immediatamente lavoro grazie alla loro preparazione sull’architettura OSI.

Fra tanti un esempio concreto: la società Tecsiel (del gruppo Finsiel) presente in quel periodo a Pisa, dalla fine degli anni ’80 agli inizi anni ’90, assunse 150 laureati in Informatica la maggior parte dei quali avevano seguito il mio corso di Reti di Calcolatori. Nel 1991, quando iniziai la mia attività di docente alla Facoltà di Ingegneria a Pisa, il corso era un mix di Teoria delle code (che fino a quel momento nessuno aveva insegnato agli studenti di Ingegneria Informatica) e architettura OSI.

Con la teoria delle code volevo fornire agli studenti uno strumento analitico per valutare le prestazioni di un sistema informatico (non necessariamente una rete) e con l’OSI volevo impartire una preparazione sulla tecnologia del networking che in quel momento era richiesta dalle aziende.

Come potrà verificare dai suoi colleghi degli anni successivi, il contenuto del corso è approdato velocemente all’architettura Internet perché evidentemente il mercato chiedeva tale tecnologia.

Ho quindi eliminato l’insegnamento dell’OSI ed inserito nel corso non solo lo stack protocollare del TCP/IP ma anche l’OSPF e il BGP-4.

In collaborazione con Cisco, ho poi fornito agli studenti che lo richiedevano (in pratica tutti quelli che seguivano il mio corso) la possibilità di conseguire le patenti CCNA e (buona parte) CCNP, patenti che gli studenti esibivano nel loro curriculum in quanto costituivano una marcia in più per essere assunti dalle aziende.

Per conseguire tale risultato comperai, con il mio budget dedicato alla ricerca, routers e altre apparecchiature per creare un laboratorio ben attrezzato che consentiva agli studenti di acquisire le skill necessarie per superare i test richiesti dalle due patenti. Oltre a questo dedicavo molte ore ad impartire lezioni e dimostrazioni pratiche di laboratorio.

Con queste patenti gli studenti, oltre ad approfondire le proprie conoscenze sui protocolli dell’Internet (TCP/IP, OSPF, BGP-4, etc.) erano anche in grado di configurare reti Internet di dimensione non trascurabili. Formavo dunque degli Ingegneri che le aziende caratterizzavano come ingegneri plug and play, nel senso che formavo Ingegneri produttivi da subito con conseguente risparmio, per le aziende medesime, dei tempi di formazione necessari per i neo assunti.

Non mi dica comunque che ha incontrato delle difficoltà ad apprendere il TCP/IP partendo dalla cultura OSI! Mi sorprenderei e non poco.

Forse lei si è dimenticato (probabilmente perché non ha frequentato regolarmente tutto il corso) di citare, oltre alle slides dell’OSI, la parte del corso in cui sviluppavo il Transport Layer dell’OSI, parte in cui facevo riferimento al testo “Telecommunication Networks” di Mischa Schwartz (Capitolo 7, pagine 331-401) dove si spiega il protocollo di trasporto di classe 4 (TP Class 4), simile al TCP. Già allora evidenziavo le differenze tra il TP Class 4 ed il TCP! Sappia inoltre che nel comitato OSI di standardizzazione del livello di trasporto, il TP Class 4 fu proposto da esperti USA (mi ricordo, in particolare David M. Piscitello e A. Lyman Chapin) sul TCP/IP.

L’architettura OSI e gli standard internazionali prima del TCP/IP

Come ulteriore prova che alla fine degli anni 1980 inizi anni 1990 la cultura OSI sembrava avesse la meglio su Internet mi faccia citare alcuni documenti. Esiste un documento di fine 1987 che illustra come DARPA (ad un certo punto ARPA cambiò nome e diventò Defence ARPA) abbia valutato un piano per far migrare Internet verso l’architettura OSI.Consideri inoltre la timeline (ed il contenuto) dei Government Open Systems Interconnection Profile (GOSIP) adottati da vari Paesi e la serietà con cui Vint Cerf (uno degli inventori del TCP/IP) tratta il problema dell’OSI/GOSIP, con una apertura mentale propria dei ricercatori intelligenti, in un documento del 1990 (https://tools.ietf.org/html/rfc1169).Per quanto riguarda la mia ricerca sul networking la invito a documentarsi (http://www.chefuturo.it/2016/04/perche-internet-in-italia-nacque-al-cnuce-nonostante-la-burocrazia/) sui progetti di networking che ho diretto al CNUCE dal 1970 al 1986.

  • RPCNET: La prima rete Italiana a commutazione di pacchetto
  • Osiride & Osiride-Intertest: La prima rete Italiana compatibile OSI
  • STELLA: La prima rete Europea via satellite geostazionario che consentiva la comunicazione tra il CERN di Ginevra e i laboratori di fisica delle alte energie dislocati in Europa.

Infine dal 1979 al 1986 ho diretto il progetto che ha portato all’attivazione del primo nodo Italiano di Internet.

Avendo collaborato con Robert Kahan e Vinton Cerf, i due inventori del TCP/IP che nel 2004 sono stati insigniti del Turing Award (in pratica il Nobel per l’informatica), non credo possa avere dubbi sulla mia conoscenza del TCP/IP che ho iniziato a studiare e a discutere nelle varie conferenze internazionali, a partire dal 1974, anno in cui fu pubblicato e che, come ho detto precedentemente, ho introdotto nel corso Reti di Calcolatori a partire da metà degli anni ’90, quando si incominciava ad intuire che Internet avrebbe prevalso sull’OSI.

Se poi analizza i contenuti di Architetture Avanzate di Networking, corso che ho attivato nel 2004, vedrà che le tematiche sviluppate in quel corso riguardavano il wireless, IntServ, DiffServ, MPLS, VPN/MPLS, QoS IP e tante altre tematiche di avanguardia per quei tempi. La invito ad analizzare i registri dei miei corsi che da un certo anno in poi sono consultabili sul sito dell’Università.

Francamente non capisco perché lei mi abbia “percepito” come paladino ostinato dell’OSI.

Le “guerre” sui protocolli le ho vissute sempre come momenti di crescita personale per indirizzare la mia attività di ricerca. Lei fa riferimento, nella sua lettera, alla guerra tra OSI e TCP/IP ma, in anni successivi, si sviluppò anche la guerra tra tecnologia ATM e il TCP/IP.

Ebbene, anche in questa circostanza, dedicai delle lezioni per spiegare la tecnologia ATM ai miei studenti di allora perché fossero preparati anche per le aziende che in qual momento avevano bisogno di ingegneri formati su tale tecnologia.

In quanto ricercatore sul networking, non solo conoscevo OSI, TCP/IP, ATM ma anche la maggior parte delle architetture proprietarie quali SNA, DNA, etc. e le avrei sicuramente insegnate se ve ne fosse stata l’esigenza da parte del mondo del lavoro.

Ne è prova il fatto che dal 1979 in poi ho diretto sia il progetto Osiride (OSI oriented) sia il progetto che ha portato Internet (TCP/IP) in Italia.

Sono anche sicuro che chiunque conosca bene un’architettura non incontri alcuna difficoltà ad acquisire le conoscenze di un’altra.

Per quanto riguarda l’X.25 (conoscevo molto bene anche le specifiche di questa Raccomandazione in quanto, in Italia, esisteva ITAPAC della SIP) mi sembra strano, se non impossibile, che gliela avessi proposta come tesi dal momento che, se lei analizza le tesi svolte dai miei studenti dal 1991 al 2014, comprese le tesi di dottorato, potrà constatare che le tematiche sviluppate nelle tesi medesime riguardavano Wi-Fi, WiMAX, LTE e algoritmi di scheduling per garantire la Quality of Service.

Mi dispiace molto ma, pur rileggendo con attenzione la sua lettera aperta, non riesco a capire qual è l’obiettivo che lei vuole perseguire. Con essa vuol dirmi forse che non ero all’altezza del corso che stavo sviluppando? Che ero miope su Internet?

Una paternità attribuita da altri

Apra il link che contiene un elenco ristretto delle mie numerose pubblicazioni, molte delle quali su riviste top del networking, e penso che lei fugherà ogni dubbio. Comunque, se lei non si convince me ne farò una ragione e continuerò a lavorare come ho sempre fatto fino ad oggi con entusiasmo e determinazione.

Pensa forse che la figura di “Padre di Internet in Italia” sia in contraddizione con gli argomenti di networking (OSI) che svolgevo quando l’Ing. Esomma era studente (nell’a.a 93/94) per cui non avrei nessun diritto di paternità?

Mi dispiace ancora una volta contraddirla ma la paternità non l’ho mai cercata, caso mai mi è stata attribuita, e comunque è una concessione che non può derivare né da lei, né da altre persone.Essa deriva sempre e solo dai risultati conseguiti e comprovati da pubblicazioni riconosciute a livello internazionale.

Infine, non riesco a capire qual è il rapporto che lei vuole pervicacemente stabilire tra la didattica sull’OSI e gli argomenti di ricerca che sviluppai per portare Internet in Italia e che sono ampiamente documentati solo che uno voglia dedicarci un pò di tempo.

Ma davvero lei pensa che un qualsiasi ricercatore, privo di visibilità internazionale, sarebbe stato accettato da DARPA per svolgere attività di sperimentazione del TCP/IP in Italia e partecipare ai lavori dell’International Cooperation Board che vedeva la partecipazione dei più prestigiosi architetti di Internet? Ne dubito!

Pensa davvero che la stessa DARPA, nel 1985, avrebbe regalato al CNUCE (e quindi all’itala), un butterfly gateway senza avere la certezza che il suddetto professore avrebbe diretto, portandola a buon fine, la sperimentazione dell’Internet in Italia? Continuo a dubitarne.

E davvero pensa infine che quel professore che aveva portato internet in italia nel 1986, nell’anno accademico 1993/1994 invece parlasse a lei ed ai suoi colleghi solo e soltanto di OSI per preconcetto se non addirittura per ignoranza sul TCP/IP? Questa volta le rispondo direttamente, e la risposta è NO!

Infine, se lei è l’Ing. E. Somma, come mi sembra di intuire dall’indirizzo di email, allora sì mi ricordo bene di lei e del suo esame che, se fu problematico per lei, forse lo fu anche per me.

Se ad esame superato mi avesse contattato, esternando le sue critiche al programma o comunque qualsiasi altro suo problema, non ci sarebbe stata la lettera aperta al Prof. Luciano Lenzini né quindi la conseguente risposta.

Ho sempre avuto il massimo rispetto per gli studenti e non ho mai rifiutato loro dei colloqui, né prima né dopo gli esami.

Tanto meno ho fatto le battute e i risolini citati nella lettera aperta e, chi mi conosce, sa che non fanno parte del mio carattere. Di conseguenza, per quanto mi riguarda, non risponderò in futuro a qualsiasi altra lettera di qualunque altra persona che, per le sue argomentazioni, si basi solo su dati soggettivi. Ognuno è libero di pensare quello che vuole, ma quando si scrive una lettera aperta con giudizi critici sull’operato di una persona, chiunque essa sia, allora sì sono necessari i riscontri su quanto affermato.

Dopo queste precisazioni fatte per riportare la discussione nell’ambito di dati oggettivi, con l’esperienza di uomo ormai settantaduenne, le assicuro che se una persona vale, come penso possa valere lei, non è un 18/30 che rovina una carriera e ci si può aggiornare sulle tecnologie anche senza le lezioni impartite da un professore.

Il voto è soltanto un episodio che può capitare a qualsiasi studente durante il corso di studi universitari. D’altra parte, un professore, durante l’esame, valuta sulla base dei risultati delle prove scritte e orali.Lei non è stato il primo, né sarà l’ultimo ad essere “inciampato”: l’importante è sapersi rialzare come penso abbia saputo fare lei.

Per questo mi congedo con un cordiale saluto e con l’invito, se avrà occasione di passare da Pisa, di venirmi a trovare. Mi farebbe molto piacere prendere un caffè con lei.

Sono certo che insieme avremmo materiale sufficiente per divertirci sulle battute che voi studenti facevate sui professori dell’epoca, incluso il sottoscrito.

Prof. LUCIANO LENZINI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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