Perché l’analisi delle opinioni sui social è un servizio ai cittadini

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Michele Cignarale, autore di questo post sulla netnografia (o etnografia digitale) risponde ad Alberto Cottica che lo aveva messo in guardia dai pericoli dell’analisi dei comportamenti dei cittadini in rete.

Il manifestarsi della cultura online è oggi mediata dai social network e tutti dovremmo essere consapevoli che, nel momento in cui comunichiamo in rete, prendendo posizioni su argomenti che possono essere la bontà di un biscotto, la salubrità dell’aria, piuttosto che l’utilità di una rete di trasporto urbano, stiamo partecipando e contribuendo, anche inconsapevolmente, alla creazione di una visione della realtà (tecnologicamente mediata).

Ebbene questa visione, quest’insieme d’informazioni gestite, ascoltate, raccolte attraverso “chiavi interpretative e metodi studiati e progettati ad-hoc” possono contribuire, in maniera costruttiva, a generare politiche (di marketing o di amministrazione del bene pubblico) sempre più vicine alle persone (e non solo limitate al concetto di cittadini) ed alle loro esigenze.

Il nostro approccio alla questione è, o almeno cerca di essere, olistico. Netnografica, il gruppo di studio che coordino, nasce proprio dalla voglia di guardare alle infinite possibilità offerte dalle conversazioni online, con la stessa curiosità dell’uomo che non si è limitato a capire come il fuoco possa essere acceso, ma a cosa possa servire ed in che misura possa migliorare la vita di chi impari a governarne i segreti.

Siamo consapevoli che uno dei principi guida dell’etnografia sia la “consapevolezza dei soggetti compresi nel campo di analisi”, e stiamo sperimentando le tecniche di etnografia digitale per delimitare il campo di studio, capire quali sono le persone interessate, quelle più attive che riescono a coinvolgere ed innescare conversazioni significative, e distinguerle da quelle semplicemente “affacciate alla finestra”, per trarne informazioni utili e utilizzabili.

L’obiettivo non è “il profitto privato” ma l’ascolto e la comprensione dei bisogni, delle tendenze, delle esigenze al fine di migliorare il mondo in cui viviamo e che dobbiamo sentire nostro ogni giorno ed in ogni luogo, fisico o virtuale che sia.

È anche vero, tuttavia, che fare tutto questo dietro uno schermo, con baffi finti e occhiali sarebbe un po’ mascalzonesco (ma non è assolutamente quello che vogliamo e se lo abbiamo dato ad intendere ce ne scusiamo).Facebook, Twitter, la blogosfera nel 2013 sono ben altro che spazi semi-privati, io li definirei piuttosto abitazioni che ognuno si crea, openspace arredati per accogliere gli avventori e cercare di mostrarsi sempre “trasparenti, aperti, umili ed empatici” (cit).

“Non guardate la vita dal Balcone, ma mischiatevi e siate protagonisti” ha detto oggi Papa Francesco ai giovani universitari a Roma e noi questo consiglio lo vogliamo seguire, la sfida la vogliamo cogliere, per capire i bisogni, interpretare le istanze, attivare le leve di quella democrazia partecipata che si sta scrollando di dosso il velo di utopia che fino ad oggi l’ha coperta, per creare progresso, futuro, realtà.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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