Perché la nuova economia ha bisogno di startup – e di app – “green & web”

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C’è un’economia che si sta diffondendo attraverso Internet ispirata al principio green del “fare il massimo utilizzando il minimo”. Ovvero? Questa economia unisce il green e la rete per dare forza, e finalmente spazio, alle startup di grande talento che scalano il loro modello di business a livello globale, cooperando in modalità open grazie ad un esercito di developers. Sono startup in grado di proporre idee e progetti di straordinario valore al mercato, grazie alle nuove tecnologie, utilizzando il minimo delle risorse necessarie, e diventando veri e propri makers.

Quali sono le caratteristiche chiave di queste startup? Alto tasso di conoscenza, cooperative al loro interno e connesse ed intrecciate con l’esterno attraverso Internet. In questo spazio ogni mese vi presenterò startup sviluppate da talenti, spesso sconosciuti, in settori ad alta tecnologia e nelle energie rinnovabili, con esperienza alle spalle e forte preparazione scientifica.

LLa Green Web Economy infatti è già leader nell’unico vero indicatore economico che conterà in futuro: il brain capital.

E sono anche organizzazioni costruite secondo principi differenti da quelli attuali: non gerarchici, ma cooperativi, in cui l’obiettivo di fondo non è il massimizzare bensì l’ottimizzare. Questa nuova economia rappresenta la nuova frontiera per raggiungere l’ottimizzazione. Infatti:

  1. premia: comportamenti veloci, improntati alla fiducia, scarsamente gerarchizzati, brain intensive e orientati alla generazione di nuova conoscenza.
  2. sanziona: comportamenti lenti, improntati alla considerazione del proprio potere contrattuale, fortemente gerarchizzati, burocratizzati, fondati sul meccanismo manageriale ordine-esecuzione, orientati allo sfruttamento del posizionamento di mercato esistente.

Quali le differenze tra questa nuova economia e la GreyEconomy?

Nella Green Web Economy, si parla di utilizzatori (o users) invece che di consumatori.

Come ideologia a cui tendere, non si consumano più né beni né risorse, ma si utilizzano e riutilizzano. Non solo, si condividono grazie al car sharing, bike sharing, bed sharing e simili, grazie ai meccanismi di subscription. In quest’economia non si tratta più di quanto (e se) cresci, ma di come cresci. La rete rende possibile, e perché no anche conveniente, la cooperazione tra le persone su scala globale, grazie alla scalabilità dei progetti. Basta pensare ad airbnb, che ti permette di affittare camere direttamente dai proprietari per le tue vacanze o viaggi di lavoro, sfruttando ambienti che rimarrebbero per alcuni periodi inutilizzati. Altri esempi di questo tipo di nuove imprese sono aziende come Local Motors, Recycle Bank e InnoCentive.

Nella Grey Economybig was better than small”. Oggi vale il contrario: nella Green Web Economysmall is better than big”. Riducendo la dimensione minima dell’impresa fino alla singola persona, la Green Web Economy permette a ciascuno di valorizzare creatività e capacità per trasformarle in vere e proprie iniziative imprenditoriali. In questo senso il sistema imprenditoriale italiano, ricco di PMI, è favorito. Il green e il web insieme modificano la realtà ed i relativi processi in tutti i mercati, perché cambiano i mercati stessi.

Oggi tutto è possibile grazie alle nuove tecnologie. Queste permettono ad una piccola impresa fatta di dieci o venti persone ad elevata preparazione e progettualità di competere su scala mondiale, grazie alla rete globale di Internet. Prima dell’esistenza della rete, e della diffusione degli smartphone, questo non era possibile, perché i costi e i tempi per ottenere informazione e cooperazione all’esterno erano troppo elevati.

Le nuove tecnologie oggi aiutano le aziende a: accorciare la catena del valore attraverso la disintermediazione; trasformare i processi produttivi e commerciali da lineari in circolari grazie alla riciclabilità dei materiali; introdurre un nuovo paradigma fondato sull’utilizzo del bene e non sul consumo, sulla cooperazione tra individui e non sulla competizione. Le nuove tecnologie, con la rete, diventano enabler, ovvero i facilitatori di questi nuovi processi. Internet, coniugato con gli smartphone, i tablet e i vari servizi di geo-localizzazione, è in alcuni settori green addirittura una pre-condizione dello sviluppo.

Ad esempio, i network nascenti delle stazioni di ricarica per auto elettriche sarebbero difficilissimi da trovare data la loro bassa diffusione sul territorio. Ma grazie alla geo-localizzazione possono essere indivituati facilmente attraverso app come Enel Drive. Ma non solo: queste permettono anche di sapere dove si trova la colonnina di ricarica più vicina, qual è la strada più breve per arrivarci e se è disponibile o meno, in modo da evitare il rischio di trovarla già occupata da un’altra macchina.

Un’altra app con funzioni simili è iPhev, che permette agli utenti di rendersi protagonisti in crowdsourcing segnalando di persona una nuova postazione di ricarica. Visualizza le colonnine di tutte le aziende energetiche, e quindi non solo limitate ad un player, ma anche di ricevere news sul mondo delle auto elettriche, segnalando le nuove uscite. Entrambe queste app, disponibili in Italia, hanno preso forma sulla scia della famosa app statunitense PlugShare. In tutti questi casi è il navigatore unito ad un’apposita applicazione “green”a guidarci, letteralmente, da loro, nel caso dovessimo ricaricare le batterie della nostra auto elettrica, talvolta anche in vere e proprie postazioni high-tech.

Come quelle previste in Italia, sviluppate da UbiConnected, piccola realtà torinese specializzata in innovazione tecnologica, che ha creato delle cabine telefoniche green e smart per connettersi ad Internet e ricaricare l’auto grazie a dei pannelli solari sul tetto, che catturano l’energia necessaria per le diverse funzioni della cabina high tech. Questa diventa una vera propria postazione di lavoro con Internet e telefonate, nonché una piattaforma di ricarica per veicoli elettrici. Telecom sta lanciando un contest per riempirle di app sviluppate dagli utenti.

3 Italia invece ha appena lanciato AppSquare, la community per chi ha idee per nuove applicazioni e sogna di vederle realizzate. Similmente al mercato azionario, al momento dell’iscrizione, a ogni «Apper» viene assegnato un numero di «squares», che rappresenta una moneta virtuale, da investire nelle idee che ritiene più meritevoli. Le idee con le migliori quotazioni azionarie potranno essere selezionate da 3 Italia e pubblicate nello spazio dedicato agli “Annunci” di lavoro per essere sviluppate all’interno della community. Infatti, se sei uno sviluppatore puoi partecipare realizzando tu stesso le app.

NNoi di CheFuturo! crediamo in voi, la GreenWeb Revolution siamo noi.

Sempre in tema di app, sono diverse quelle orientate al green con una serie di “eco-funzionalità”. Ad esempio, Aluminate, creata dall’azienda dell’alluminio Alcoa. Con questo software attraverso un sistema di geo-localizzazione vengono suggeriti all’utente i punti di raccolta e smaltimento alluminio presenti nella zona, contando anche quante lattine vengono consegnate dall’utente stesso, che riceve una ricompensa per la raccolta e che ha in questo modo la possibilità di vedere anche quanto sta guadagnando (per 2000 lattine 400$ di ricompensa).

Per accertarsi invece che i prodotti che acquistiamo non siano nocivi per la salute, c’è TheGoodGuide. È una startup che vuole agire per colmare il gap informativo su quanto siano green i prodotti. Tramite app, fornisce feedback su oltre 120mila prodotti a seconda della tipologia di parametri interessanti per l’utente, facendo lo scanner del codice a barre dal proprio smartphone. The Good Guide ha sviluppato anche una Transparency Toolbar per chi accede al sito da browser che guida le persone ad esempio durante lo shopping online, che segnala con un semaforo (verde-giallo-rosso) le caratteristiche green dei prodotti. Ad esempio, su categorie merceologiche come i giochi per bambini, l’igiene personale, la pulizia della casa, il cibo per animali domestici. Lo scopo è quello di agevolare le scelte di acquisto di ciascuno secondo i propri principi e criteri, conoscendo meglio quello che si sta scegliendo. Permettere di decidere con consapevolezza che prodotti acquistare… sì però solo in America per ora, perché di referenze vendute in Italia ce ne sono ancora davvero poche.

E in Italia? Imprese come Rubner o Wolf Haus, o iniziative come quella di Mario Cucinella, rappresentano case-histories di assoluta eccellenza a livello mondiale, per qualità e grado di innovazione. Tocca a noi però agire di più qui nel nostro Paese per determinare il cambiamento, quello vero.

Milano, 31 marzo 2012SILVIA VIANELLO

Per approfondimenti:“GreenWebEconomics: La Nuova Frontiera” di Reina D., Vianello S.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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