Perché I’m Happy dice che l’Agcom su copyright non ha capito nulla

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Impazza in tutta Italia – e non solo – il tormentone del momento: ballare, ridere e scherzare sulle note di Happy, il brano candidato all’Oscar 2014 come miglior canzone 2014.

Sarà capitato anche a voi di imbattervi in una delle dozzine di videoclip registrate nelle piazze delle città di mezzo mondo, pubblicate e condivise viralmente su tutti i principali social network così come sulle pagine di alcune delle più autorevoli testate editoriali a corredo di articoli dedicati al fenomeno del momento.

Nessun dubbio che si tratti di una forma di utilizzazione non autorizzata dei diritti d’autore (copyright) che insistono sul brano, dei diritti c.d. di sincronizzazione – ovvero di quelli relativi all’abbinamento della base musicale alle immagini – e di quelli di diffusione al pubblico attraverso internet.

Difficile pensare davanti alla leggerezza con la quale ciascuno di noi ha condiviso o, addirittura, ripubblicato la videoclip ed alla spensieratezza della carrellata di volti, sorrisi e danze ritratti nel video che, così facendo, siamo diventato un po’ tutti “pirati”.

E poco conta che, probabilmente, molti di noi hanno scoperto o riscoperto la straordinaria e coinvolgente melodia di “Happy” proprio attraverso questo social tormentone e, magari, sono anche corsi a scaricarsela, naturalmente a pagamento.

Pur sempre “pirati” siamo e, magari, “pirati” sono anche quei giornali, che con l’intento di raccontare un fenomeno social del momento hanno “embeddato” il video nelle loro pagine.

E’ difficile per non dire impossibile credere che su “scene di vita online” come questa, nei prossimi giorni, potrebbe abbattersi la mannaia dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che, come è probabilmente noto ai più, alla fine dello scorso anno ha varato un Regolamento – entrato in vigore giusto il 31 marzo – sulla tutela dei copyright online con il quale, caso unico al mondo, si è auto-attribuita il potere di vita o di morte su ogni contenuto pubblicato nello spazio pubblico telematico, che, qualcuno – il titolare dei diritti o un suo qualsiasi rappresentante – segnali come abusivamente prodotto, diffuso o comunicato online.

Un procedimento sommario – in nessun caso più lungo di 35 giorni ma, in un caso di presunta “pirateria massiva” come quello di “Happy”, anche inferiore ai 12 giorni – e poi “zac”, AGCOM potrebbe ordinare a tutti i fornitori di hosting di rimuovere il contenuto dalle proprie pagine o, addirittura, agli internet service provider di bloccare il traffico degli utenti italiani verso le pagine o i siti che pubblicano la clip.

Analogo ordine di rimozione del contenuto potrebbe essere recapitato, sempre dall’AGCOM, agli editori di giornali e periodici online, che abbiano pubblicato il video, semplicemente, per raccontare il curioso e contagioso tormentone del momento.

Nell’ambito del procedimento sommario che AGCOM ha autonomamente individuato per decidere se e quando la pubblicazione di una qualsiasi “opera digitale” online è legittima o meno, infatti, non c’è molto tempo per valutare – come sarebbe necessario – se, in ogni singolo caso, debba prevalere il diritto di cronaca o quello d’autore.

Guai a discutere della legittimità del diritto d’autore, naturalmente e guai anche a discutere del fatto che il diritto d’autore vada tutelato anche e soprattutto nella società dell’informazione ma quella di “Happy” è una delle tante occasioni per fermarsi a riflettere su quanto difficile sia applicare regole vecchie in un mondo completamente diverso da quello di ieri ed in un contesto nel quale il riuso creativo o a scopo informativo di contenuti protetti da diritto d’autore appartengono, ormai, alla regola.

Povera AGCOM che si è auto-imposta di decidere questioni tanto complicate nello spazio di una manciata di giorni e poveri noi se AGCOM fallisse nel suo compito di arbitro prudente e consapevole del lecito e dell’illecito online.

Solo la contagiosa allegria delle note di “Happy” può salvarci e, finché è online, tanto vale godersela.

PS. Questo pezzo in buona parte è da intendersi un po’ come una provocazione. Non sentitevi troppo pirati se caricate il video su Youtube perché la piattaforma ha un accordo con i titolari dei diritti in forza del quale questi sono liberi di autorizzare o meno la pubblicazione. L’AGCOM su questi canali non interverrà mai. Quelli che potrebbe essere rimosso sono i video caricati sui giornali online o sui vostri blog o sulle altre piattaforme social.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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