Mirandola ricomincia daccapo e punta le sue forze sull’eccellenza del biomedicale

scienze

Capannoni crollati, strade deserte, silenzio irreale: così si presentava lo scorso maggio il distretto biomedicale di Mirandola che, con i 3.6 miliardi complessivi di fatturato e 15.000 addetti, è il fiore all’occhiello dell’economia emiliana.

Nato nel 1962 dall’intuizione di Mario Veronesi e specializzato inizialmente nei prodotti usa e getta in plastica per dialisi, plasmaferesi e terapie trasfusionali, il distretto è presto diventato oggetto di interesse per le multinazionali, attratte qui dai prodotti innovativi che il territorio riusciva a sfornare, dal patrimonio di competenze che si andava costruendo, dall’importante mercato interno trainato dal settore pubblico.

Lo scorso maggio tutto sembrava per sempre finito: una eccellenza italiana andata perduta.

“Per fortuna nessuno è rimasto ferito, ma i danni psicologici temo che siano rilevanti.

In questo momento, non so quando potremo tornare serenamente a lavorare e non perché almeno il 10% dello stabilimento è stato lesionato: sono preoccupato per le prospettive del distretto, che è realmente in ginocchio, e non so come e quando riuscirò a chiedere alla gente di tornare in fabbrica».

Queste le parole di Francesco Benatti, amministratore delegato della B Braun, 50 milioni di fatturato e 230 addetti, consociata di una multinazionale tedesca che produce articoli per ospedali.

.In quei lunghi, caldi, giorni venivano pronunciate parole drammatiche anche da Stefano Rimondi, titolare della Bellco (produzione di strumenti per la dialisi, tra i principali top player mondiali per emodialisi e depurazione extra-corporea del sangue ) e presidente della Assobiomedica: “«La produzione è bloccata e i danni alle strutture sono ingenti»

Cosa è successo in questi cinque lunghi mesi alla B Braun, alla Bellco e a tante altre aziende che risiedono a Mirandola?

La Bellco, è ripartita al 100% con la sua attività a tempi di record: 90 giorni.Dallo scorso settembre, infatti, sono ritornati ad essere pienamente operativi tutti i 361 dipendenti dell’azienda biomedicale, che mantiene così la sua presenza nel distretto di Mirandola.

Il personale è operativo sei giorni la settimana e lavora su tre turni per garantire il pieno recupero produttivo e il ripristino delle forniture indispensabili al trattamento dei pazienti in dialisi e in terapia intensiva.

Questo è il risultato di uno spirito di squadra unico – ha spiegato il presidente di Bellco Antonio Leone – che ci porta a guardare con rinnovato ottimismo al futuro, forti del valore del nostro Team e della nostra Azienda“.

Stessa sorte positiva è toccata alla B Braun: anche qui la produzione è già a pieno regime. Dirigenti e addetti al lavoro si sono da subito rimboccati le maniche resistendo, hanno detto no a un possibile trasferimento temporaneo a Milano e si sono fatti trovare fermi e determinati davanti al board tedesco.

Non hanno mai interrotto le forniture agli ospedali e sono stati in grado di garantire ai clienti ed ai pazienti i trattamenti salvavita adeguati fin dai primi giorni dopo il sisma.

Sono storie belle, che rappresentano la meraviglia della ricostruzione.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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