La Ue, il caso Barroso e le porte girevoli della politica

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Dopo aver smesso di esercitare una carica pubblica, bisogna fare qualcos’altro. Ma che cosa? In un mondo di politici di professione, il fenomeno delle “porte girevoli” sembra inevitabile. Si tratta di fingere di uscire dal Palazzo per poi restare sempre nel circolo decisionale. Il caso dell’ex presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso è eclatante, seppur non isolato. Barroso ha accettato un ruolo da presidente non esecutivo per la grande banca d’investimento americana Goldman Sachs per consigliare la banca su come gestire le conseguenze del Brexit. Sì, avete capito bene: l’ex presidente della Commissione europea diventerà lobbista per la stessa banca che in un primo tempo ha favorito l’ingresso della Grecia nell’Eurozona, truccandone i conti per poi, in piena crisi greca, speculare sui guai del suo debito pubblico.

José Manuel Barroso

In seguito ad un incarico di tale prestigio le opportunità di carriera per il signor Barroso sono molteplici. Resta dunque da chiedersi perché a beneficiare dell’esperienza, delle relazioni e dell’enorme influenza guadagnata sul campo debba essere Goldman Sachs e non i cittadini europei.

Un esempio diverso è quello di Enrico Letta, ex-primo ministro italiano, che alla fine del suo incarico ha scelto la strada dell’insegnamento

Barroso è solo l’ultimo di una lunga lista di ex-ufficiali che hanno scelto di monetizzare l’esperienza pubblica attraverso un incarico privato. Tra questi spunta l’ex commissaria europeo olandese Neelie Kroes che recentemente è diventata membro del CDA di Bank of America Merrill Lynch e di Uber. Un altro è stato Gerhard Schroder il quale, in seguito al suo incarico come cancelliere tedesco, ha assunto un incarico nel CDA della banca d’investimento Rothschild per poi approdare alla società North Stream AG.

Un esempio diverso invece è quello di Enrico Letta, ex-primo ministro italiano, che alla fine del suo incarico ha scelto la strada dell’insegnamento fondando una scuola di politiche pubbliche e andando a dirigere la Paris School of International Affairs at Sciences Po.

POLITICA E SOCIETA’ CIVILE

Il passaggio di Barroso a Goldman Sachs non solo sembra inopportuno ma è anche sintomatico del malfunzionamento del nostro sistema politico. Lo sbilanciamento nella rappresentanza degli interessi privati presso le istituzioni pubbliche è il vero ostacolo per il raggiungimento del bene comune. Seppure inizialmente vigorosa, l’indignazione per il nuovo incarico di Barroso si è affievolita dopo poco l’annuncio della sua nomina. Politica e società civile non hanno dato seguito all’estemporaneo furore emerso nell’immediato della notizia, mascherando l’inerzia dietro una maschera di legalità.

Ma la tempistica e la gravità di tale azione offrono un’opportunità unica per tutti cittadini europei insoddisfatti di quanto le istituzioni pubbliche siano incapaci di cambiare in meglio le loro vite. L’obiettivo non è sanzionare un comportamento percepito come inappropriato ma innescare un cambiamento della norma sociale affinché quel medesimo comportamento divenga inammissibile per l’interessato.

CHE COSA FARE

In contrasto con la retorica buonista della Commissione Juncker e pigramente diffusa dai media, noi crediamo che qualcosa si possa fare affinché il fenomeno delle porte girevoli perda in accettazione sociale. Non ci riferiamo necessariamente a provvedimenti sanzionatori o normativi, ma all’adempimento di alcune obbligazioni legali già esistenti che potrebbero impedire a Barroso di assumere il nuovo ruolo e, pertanto, stabilire un importante precedente.

Nonostante sia già trascorso il periodo di 18 mesi nel quale gli ex-commissari europei non possono svolgere attività di lobbying nei confronti del loro datore di lavoro o dei loro ex colleghi per conto di clienti, sussiste e permane – per un periodo non definito – un altro obbligo più generale e prevalente: quello di promuovere l’interesse dell’Unione Europea. Questo dovere generale è specificato meglio negli articoli 245 e 339 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea. I due articoli in questione specificano il dovere di agire con integrità e discrezione nel momento in cui si svolgano nuovi incarichi e un dovere di non divulgare informazioni sensibili.

E’ in ragione di questi obblighi di natura permanente che gli ex commissari, a seguito della cessazione dalla carica, ricevano un sussidio economico per 36 mesi (e non 18!) che corrisponde sino al 65% dell’ultima remunerazione ricevuta.

Una volta inquadrata la questione alla luce dei doveri generali degli ex-commissari ed in considerazione della durata del loro benefit post-attività, il caso Barroso non solo sembra politicamente inopportuno ma anche legalmente discutibile. In considerazione di questo, ci sono almeno tre possibilità affinché Barroso adempia ai propri obblighi di promozione dell’interesse dell’Unione Europea.

Un’azione legale

L’articolo 245 TFUE prevede esplicitamente la possibilità di agire in giudizio nei confronti di un ex-commissario dinnanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea in caso di inadempimento degli obblighi di integrità e discrezione – e noi aggiungiamo, di riservatezza. In caso di successo di tale azione, la Corte potrebbe privare Barroso del suo diritto a pensione. Nonostante la facoltà di agire in giudizio sia garantita soltanto alla Commissione europea o al Consiglio con decisione presa a maggioranza semplice, noi, in qualità di cittadini, possiamo esercitare pressioni affinché la Commissione o una maggioranza degli stati membri agiscano in tal senso.

Anche se una sanzione pecuniaria – soprattutto in considerazione del salario Goldman – potrebbe avere un effetto deterrente minimo, una sentenza di questo tipo segnerebbe un caso mediatico notevole e un precedente storico per denormalizzare un comportamento che seppure aborriamo continuiamo colpevolmente a tollerare.

Nel caso in cui il vento di protesta dovesse crescere, sarebbe difficile per la Commissione e per gli stati membri rimanere inerti

Sebbene inizialmente il presidente Junker abbia supportato la scelta di Barroso, nel caso in cui il vento di protesta dovesse crescere, sarebbe difficile per la Commissione e per gli stati membri rimanere inerti. La prospettiva della registrazione di un’Iniziativa Europea dei Cittadini potrebbe spingere la Commissione ad agire per il meglio, sia in giudizio contro Barroso o con una revisione del codice di condotta.

Un’azione amministrativa

Un’iniziativa complementare a quella legale è offerta dal Comitato Etico per l’applicazione del Codice di comportamento dei commissari. Un organo che ha un ruolo consultivo ed è composto da un ex-direttore generale della Commissione, un ex-membro del parlamento europeo e un ex-giudice della Corte di Giustizia dell’UE. Il presidente Junker potrebbe chiedere al Comitato Etico come interpretare le norme di comportamento agli articoli 245 e 339 TFUE per questo caso specifico. In mancanza di ciò, potrebbe intervenire il mediatore europeo in quanto garante di un’amministrazione aperta ed efficiente.

Una protesta popolare

Anche una campagna mirata nei confronti di Barroso potrebbe indurre l’ex-presidente della Commissione a rivalutare l’opportunità della sua scelta. Una protesta che veda insieme società civile, parlamentari appartenenti a schieramenti diversi e organi d’informazione indipendenti, tutti uniti nella richiesta di comportamenti più sobri e rispettosi delle istituzioni europee, potrebbe spingere il presidente Junker ad intraprendere le altre due iniziative sopra descritte. Questo è quello che un gruppo di funzionari dell’UE stanno facendo: una petizione su change.org è stata lanciata e sta guadagnando consenso al fine di spingere il Parlamento europeo e la Commissione ad agire. Anche alcuni parlamentari del gruppo Socialisti & Democratici stanno seguendo la vicenda. Lo Zeitgeist dominante esige sobrietà dai nostri governanti: alcuni comportamenti che erano tollerati sino a poco tempo fa divengono improvvisamente inaccettabili dalla nostra società.

Il signor Barroso ha non soltanto l’opportunità di salvare la sua (peraltro già modesta) eredità politica da presidente della Commissione europea rinunciando sua sponte a quest’ennesimo incarico, ma anche quella di rafforzarla, creando un precedente per i leader del domani.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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