Il Sud accelera per la semplificazione, Bari si collega a SPID

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Anche a Bari il Sistema Pubblico di identità Digitale semplificherà la vita dei cittadini, dopo un percorso paziente e lungimirante, nella speranza di imprimere un’ulteriore accelerazione all’adozione di SPID da parte delle regioni del sud Italia. Ne abbiamo parlato con Antonio Cantatore, Direttore Ripartizione Innovazione Tecnologica, Sistemi Informativi e Tlc del Comune di Bari, ripercorrendo le tappe di avvicinamento, gli adeguamenti infrastrutturali e i primi riscontri sul territorio, ma anche le difficoltà e le proposte per superarle a partire da servizi “killer”, dallo switch off obbligatorio e campagne informative per ridurre il digital divide. Ma non solo SPID: Cantatore ha aperto una sua personale cassetta degli attrezzi piena di strumenti e soluzioni per ottimizzare la digitalizzazione del paese, puntando il mirino su un obiettivo immediato: far uscire l’Italia dalle ultime posizioni DESI (The Digital Economy and Society Index).

Ecco come…

Il percorso di avvicinamento

“Il comune di Bari eroga i propri servizi attraverso due principali canali web – spiega Antonio Cantatore, Direttore Ripartizione Innovazione Tecnologica, Sistemi Informativi e Tlc del Comune di Bari -. Il primo è il portale comunale dove sono presenti da tempo circa una ventina servizi di pagamento (multe, diritti, trasporto scolastico, mense, rette), prenotazioni, iscrizioni a servizi a domanda individuale. Il sito comunale, realizzato a suo tempo riusando quanto sviluppato dalla provincia di Brescia e dal comune di Como, ha implementato una procedura di registrazione locale al sito. Grazie ad un appalto attivato dal Comune nel 2015, stiamo reingegnerizzando sia tecnologica che editoriale. Il nuovo portale è ora in uno stadio molto avanzato di completamento. Il secondo è un sito sovracomunale, realizzato in associazione con altri 30 comuni dell’Area Vasta Metropoli Terra di Bari, finanziato nell’ambito dei fondi comunitari PO FESR, laddove sono presenti servizi online per gli sportelli anagrafe, tributi, pratiche edilizie (SUE), commercio (SUAP), e urbanistica e territorio (SIT).

Stiamo parlando di 45 diversi servizi, molti dei quali già in esercizio a partire dal novembre 2015, presso i Comuni aderenti. Il progetto prevedeva originariamente di utilizzare il sistema di accesso pubblico di Regione Puglia, ed è partito a novembre 2015 con questo sistema, dunque prima dell’avvio di SPID. Va detto che il Comune di Bari ha concepito originariamente entrambi i progetti in prospettiva dell’ingresso di SPID. Infatti, in entrambi gli appalti, è stata contemplata l’obbligazione ad integrare SPID, per cui quando a marzo 2016 SPID è diventato operativo, l’Amministrazione comunale, semplicemente applicando i contratti, ha potuto richiedere agli appaltatori le necessarie attività di integrazione dei due siti con SPID. Questa lavoro ha reso oggettivamente semplice per l’Amministrazione l’attivazione di servizi su SPID a pochissimi mesi dall’avvio”.

45 servizi, 30 comuni, 1 milione di utenti

Il primo sito ad operare lo switch off è stato il sito egov.ba.it di Area Vasta, il 20 settembre – spiega Antonio Cantatore -. Questo era già in esercizio da circa un anno con accessi via IDP regionale, dunque si è operato in termini di manutenzione di adeguamento. La portata di questa operazione è molto interessante, se si pensa che il sito di area vasta costituisce di fatto una piattaforma in cloud privato in grado di erogare servizi online identici per tutti i comuni dell’area metropolitana barese, e ingegnerizzata con una architettura Service oriented. Ciò ha significato che con un unico intervento centralizzato sulla piattaforma è stato possibile portare contemporaneamente su SPID tutti i servizi implementati, per tutti i comuni aderenti, dunque potenzialmente 45 servizi per ognuno dei 30 comuni, a servire in un colpo solo circa un milione di utenti. Il nuovo sito comunale nascerà invece nativamente SPID. Anche in questo caso va detto che l’architettura del sistema prevede che tutti i servizi online utilizzino una componente centralizzata e trasversale per l’autenticazione, sicché un intervento centralizzato di fatto attiverà SPID, contemporaneamente per tutti i servizi. Il Comune di Bari ha sottoscritto la convenzione con AGID per la adesione a SPID ad Aprile 2016”.

NESSUN COSTO

Quali sono a questo punto le conseguenze dell’attivazione Che costi comporta l’attivazione di SPID e il suo mantenimento, e soprattutto con quali costi? Cantatore la reputa un’operazione win-win: “L’attivazione Spid e il suo mantenimento non hanno comportato costi per l’Amministrazione. La norma stabilisce che le pubbliche amministrazioni non pagano per l’attività di autenticazione degli utenti e, non dovendo effettuare l’identificazione e l’attribuzione delle credenziali, non hanno costi per queste attività e per tutto ciò che comporta il ciclo di vita delle identità. Ciò tra l’altro segna un significativo vantaggio per le Amministrazioni comunali che non devono più sostenere oneri per agire da ufficio di registrazione, come sinora avveniva per l’IDP regionale. Il solo Comune di Bari ha attivato presso le proprie sedi 9 uffici IDP regionali, con proprio personale adibito. Quest’onere viene evidentemente soppresso con l’ingresso in SPID. Inoltre, come detto, sia in virtù di appalti lungimiranti che dell’architettura tecnologica dei siti su cui si è intervenuti, l’operazione non ha di fatto avuto costi aggiuntivi per l’Ente, e anche gli appaltatori hanno potuto operare con notevoli economie di scala”.

A Bari SPID sta suscitando interesse, anche grazie ad una gradualità dell’approccio

I numeri sono importanti per capire se si sta intraprendendo la giusta strada. E a Bari SPID sta suscitando interesse, anche grazie ad una gradualità dell’approccio: “A partire dal 20 settembre, data di lancio di SPID, hanno acceduto al sistema egov.ba.it 256 utenze uniche SPID. Come detto, il sistema di accesso SPID convive attualmente col pre-esistente sistema di identità regionale. E’ stata operata infatti la scelta di consentire alle utenze pregresse di continuare ad accedere al sistema, per un periodo di 6 mesi, al termine del quale le vecchie utenze non verranno più riconosciute. A titolo informativo, nell’ultimo anno si sono registrati complessivamente 2822 utenti”.

10 euro di risparmio a servizio

Alla fine la qualità di SPID e della sua corretta percezione da parte dei cittadini, è direttamente proporzionale alla quantità dei servizi collegati, in tempi brevi. A Bari non si sono fatti attendere. “Come detto innanzi, sono 45 i diversi servizi online erogati dal portale sovracomunale egov.ba.it, prevalentemente negli ambiti demografici ed elettorale, tributi, SIT, SUAP, e SUE. Il ricorso ad un servizio online, secondo stime effettuate, determina un risparmio in media di circa 10 euro a servizio, se si considerano i diritti di segreteria soppressi (per i soli certificati emessi on line), la riduzione dei tempi evitando i costi di parcheggio, di trasporto o le ore di permesso richieste per assentarsi dal posto di lavoro al fine di effettuare la commissione. Sappiamo che le procedure di registrazione non sono di norma agevoli, quando si tratta di rilasciare identità atte ad interagire con la PA. Sappiamo anche che l’onere della registrazione disincentiva l’utenza. Tuttavia proprio la prospettiva di fare una tantum tale operazione complessa, spendibile poi per tutte le interazioni con la PA, può incoraggiare l’utente a vincere la ritrosia”.

Complessità da ridurre e diffidenze dei cittadini

Le difficoltà, ovviamente, non mancano, specialmente per l’adeguamento infrastrutturale, passando dai sistemi adottati in precedenza. “Una delle criticità da affrontare, anche in termini di comunicazione, è stato il passaggio dai pregressi sistemi di identità digitale, sviluppati ad hoc per il nostro portale, ovvero dalla Regione Puglia, verso SPID. Va detto che in entrambi i casi è stata posta in essere una procedura automatica che prova a riconciliare i dati della nuova identità SPID con quelli pregressi, e in tal caso, ricongiunge le utenze sul piano funzionale. Ad esempio, lo storico di tutte le pratiche effettuate da un utente dotato di identità pregressa, viene visualizzato quando l’utente entra con la nuova identità SPID. Altra inevitabile difficoltà è che comunque la si veda, l’operazione di registrazione è complessa, e potrebbe essere costosa, sotto alcune condizioni, cosa che rende il cittadino alquanto diffidente. Per un service provider è importante, ma non semplice, riuscire a spiegare ai propri utenti che questa onerosità, è normata e gestita a livello più alto rispetto al service provider stesso”.

Servizi “killer” per accelerare SPID

SPID è realtà, però la discussione su come renderne più efficace l’adozione, accelerandone i tempi, prosegue in parallelo. Le proposte sono tante, i dubbi altrettanti. Ma tutti partono da una certezza: la piena e diffusa adozione del Sistema Pubblico di Identità Digitale è un passaggio fondamentale verso la piena digitalizzazione del paese. “A mio avviso è indispensabile e strategico individuare per alcuni servizi cosiddetti killer, ovvero utili e diffusi, il digital by default – spiega Cantatore -. Ovviamente va prestata attenzione a garantire il diritto universale al servizio, ma passaggi graduali sono indispensabili, e la norma deve aiutare le PA in tal senso. Ma su alcuni ambiti, si pensi ad esempio all’iscrizione online ad albi, magari di professionisti, o anche la candidatura a concorsi, il Comune di Bari ha già da tempo abbracciato questa logica. Inoltre abbiamo già affrontato il tema della intermediazione. Nello specifico, ha stipulato convenzioni con i CAF affinché il cittadino non autonomo digitalmente, si rechi presso tali intermediari, che inoltrano per suo conto le istanze o dichiarazioni online. In questo caso i vantaggi per i cittadini sono ridotti, ma in ogni caso interessanti, grazie alla compilazione assistita da sistema e da intermediario, con conseguente minima possibilità di errore nella sottomissione delle pratiche. Per gli uffici i vantaggi sono evidenti, e pari a quelli dell’egovernment disintermediato. E’ chiaro che solo con lo switch off al digitale di servizi dell’Amministrazione, si otterrà la massa numerica di utenti adeguata per favorire la diffusione di SPID, e si potranno verificare i vantaggi reali per utenti e amministrazioni”.

Se SPID è importante, la comunicazione dei suoi vantaggi non lo è certamente di meno. Cosa si può migliorare per contribuire alla diffusione di SPID? “Organizzare campagne di comunicazione e corsi di formazione sull’utilizzo di spid per spiegare ai cittadini che cos’è, come si utilizza e quali sono i vantaggi. La formazione nelle fasce di popolazione più deboli eviterebbe la creazione di quel digital divide che potrebbe essere un grosso rischio per la diffusione di SPID. A tal proposito la nostra Amministrazione sta organizzando una importante campagna di comunicazione per i cittadini mediante cartelloni pubblicitari da affiggere in città, locandine da collocare negli autobus, comunicati stampa sui giornali locali e utilizzo dei social, con l’obiettivo di innalzare la domanda di servizi digitali, a fronte dell’offerta sempre più ricca messa in campo dall’Amministrazione stessa”.

Digitalizzare prendendo esempio dai siti commerciali

Parlare di pin unico in modo costruttivo, immediatamente fa pensare alla strategia più complessiva per digitalizzare l’Italia. SU questo tema, Cantatore “Probabilmente si è persa ancora una occasione, con il nuovo CAD, per dare una spinta decisiva alla digitalizzazione del Paese, o per lo meno del rapporto cittadino/impresa – PA. Con riferimento specifico all’e-government, l’accesso con una identità resta il primo, importante, passo. Poi però bisogna offrire servizi utili ed usabili. Dunque, vanno migliorate le interfacce, anche copiando senza pudore dai siti commerciali, che fanno splendidamente questa parte, e vanno standardizzati i processi che risiedono dietro l’erogazione dei servizi. Ad esempio, possiamo stabilire quale livello SPID utilizzare per i diversi servizi? Attualmente, per fruire di uno stesso servizio online a Bari o altrove, il cittadino potrebbe trovarsi di fronte alla necessità di possedere diversi livelli di identità. Inoltre, se si inoltrano dichiarazioni o istanze online, serve o no la firma digitale come incontrovertibile riconducibilità della dichiarazione a chi la sottomette? Gli artt. 64 e 65 del CAD paiono sancire la possibilità di non richiederla, ma al prezzo per la PA di sostenere l’onere della prova. Dunque chiediamo ai cittadini di avere tutti una firma digitale?

Schiodare l’Italia dalle ultime posizioni

Più in generale, l’Italia va schiodata dalle ultime posizioni DESI, alle quali è ancorata da anni. Occorre a mio parere una politica di investimenti mirati, e di sostegno allo sviluppo della digitalizzazione, per fare seriamente process reengineering, rimettere mano ai backoffice e alle architetture dei sistemi informatici, digitalizzare gli archivi, valutare l’efficacia degli interventi con analisi scientifiche, misurando anche gli impatti di comunicazioni mirate alla cittadinanza, sui canali analogici e digitali. Tutto ciò è complicato da fare con dipendenti pubblici di età media di circa 50 anni, non avvezzi alla rivisitazione culturale, oltre che tecnologica, che il digitale impone. Bisognerebbe al contrario immettere negli organici delle PA competenze nuove numericamente e qualitativamente. Inoltre, ciò non si può fare dal basso ed in percorso solitario, ma occorre potenziare ed estendere, a mio giudizio, la funzione di governance tecnico-operativa a livello concertato statale, regionale e di città metropolitane . L’obiettivo deve essere deframmentare, e al contempo evitare di dirottare energie di tutta la PA verso un approccio adempimentale e difensivo che spesso confligge con un efficace approccio di progettazione informatica. Emblematici al riguardo sono gli adempimenti trasparenza, in virtù dei quali tutti gli Enti sono preoccupati, ognuno per proprio conto, a pubblicare dati di ogni sorta, spesso a mano, sui propri siti. Mentre, sarebbe stato utile rovesciare l’approccio: investire in tutte le PA in backoffice aperti e cooperanti, ed in architetture informatiche atte ad estrarre, da detti sistemi gestionali, i dati desiderati, con tecniche di Business Intelligence, onde potere offrire informazioni anche dinamicamente, in funzione delle esigenze interne o esterne all’Ente. Ma qui, come si vede, la parola d’ordine non è adempiere, ma investire”.

MASSIMO FELLINI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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