Gli italiani di LeWeb2012: le startup, i team e gli investitori (più il fantasma di Massimo Banzi)

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Per parlare dell’impatto degli Italiani su LeWeb 2012 – la conferenza parigina sui temi dell’innovazione tra le più importanti a livello mondiale – si potrebbero scomodare alcuni personaggi che hanno fatto fortuna in Francia come Caterina De’ Medici, Leonardo da Vinci e Paolo Conte ma per questo Rinascimento italiano che parte dal fenomeno delle startup non c’è una figura particolare come l’anno scorso quando ha trionfato Beintoo alla Startup Competition.

Eppure, questa edizione parla senza dubbio italiano grazie alle finaliste della Startup Competition, all’alto numero tra gli addetti ai lavori (anche sul palco con Marco Montemagno) e al vero convitato di pietra della rassegna, Massimo Banzi di Arduino. Infatti, quest’anno il tema era Internet of Things, la prossima stagione tecnologica in cui gli apparecchi possono essere collegati fra loro tramite Internet, rendendo il mondo sempre più programmabile.

Internet of Things è il prossimo Eldorado, da conquistare, riprendendo le parole di Jeff Hagins di Smart Things, facendo leva su 3 vettori fondamentali: facilità d’uso per gli utenti, standard aperti per i diversi produttori e sistemi intelligenti perché in grado di connettere diversi device.

Al giorno d’oggi, lo stato dell’arte è ancora embrionale tanto che la maggior parte delle presentazioni ascoltate fanno riferimento a usi basilari e che colgono solo in parte, e molto alla lontana, l’opportunità offerta da Internet of Things. I talk più interessanti di prodotti sono stati quelli di Lockitron e Ubooly, rispettivamente una serratura in uscita nel 2013 e un giocattolo cantastorie già in vendita, entrambi controllabili via smartphone.

La tendenza mostrata a LeWeb è un ritorno all’hardware, agli oggetti fisici, che hanno dalla loro problemi di barriera all’entrata e spesso con campi di applicazione, oggi superficialmente limitati, potenzialmente infiniti.

Quando l’ Internet of Things comincerà a svilupparsi seriamente sarà divertente assistere al forte impatto sulla vita delle persone.

Due i momenti sulla carta più importanti: l’intervista a David Systrom di Instagram, fresco milionario grazie all’acquisizione della sua creatura da parte di Facebook, era molto attesa ma ha deluso un poco chi si attendeva notizie o annunci particolari. L’unica frase degna di nota è stato un consiglio agli startupper: “very few people in the world can look at an idea and know whether or not it will succeed. Instead, focus on whether or not you learn if it’s the right idea“.

Vero protagonista della 3 giorni parigina è stato Scott Harrison, il founder di Charity Water che ha illustrato un nuovo modo di fare beneficenza, portando l’acqua nei paesi con forti problemi idrici.

Charity Water è una macchina che in pochi anni ha raccolto $60M con l’aiuto di 300mila donatori per oltre 6000 progetti di sviluppo su 20 paesi in via di sviluppo.

Grazie alla sua determinazione e alla sua capacità di motivare, ha portato l’acqua a 2,5M di persone e quindi sviluppo in questi paesi. Hanno calcolato che ogni dollaro investito in acqua si traduce in 12 dollari di crescita del PIL.

Ma la bontà di queste operazioni non è solo economica: poter lavare i propri vestiti e anche solo il viso con regolarità fa sentire le persone più belle, come ha dichiarato una delle persone destinatarie delle donazioni, estendendo i benefici del programma oltre i termini meramente umanitari.

La strategia e il successo di Charity Water si basano sulla trasparenza totale delle donazioni – esistono quelle pubbliche che vanno al 100% nei progetti e, su un conto separato, quelle private per l’organizzazione – la geolocalizzazione delle stesse e una forteattività di branding. Per quest’ultimo è fondamentale l’apporto dei Social Media: “We are visual entrepreneurs“. Ecco un uomo che sta migliorando il futuro.

Accanto ai talk principali e agli annunci che vengono fatti a LeWeb ogni anno (ad esempio, il nuovo Soundcloud e l’internazionalizzazione di Indiegogo), si è svolta la Startup Competition, molto importante a livello mediatico e per noi italiani piuttosto rilevante dopo la bella vittoria di Beintoo di Antonio Tomarchio e soci nel 2011.

Quest’anno le attese erano superiori data la forte presenza italiana emersa tra le 16 finaliste da oltre 600 candidature da tutta Europa.

Tuttavia, ad accedere ai 3 posti della finale sono stati altri soggetti: Qunb, vincitrice finale con un progetto di marketplace di database molto semplice nella sua usabilità, Be-Bound per portare Internet su GSM, e Recommend, un sistema di raccomandazioni user-generated.

A proposito di Qunb, la sua vittoria è stata ben accolta anche da una startup italiana presente a Parigi che sta sviluppando più o meno lo stesso concetto dall’Italia nella cittadella ICT dell’EIT a Trento. Michele Barbera, CEO di SpazioDati, è molto contento per Qunb perché li vede come co-opetitor. E’ vero che sono concorrenti ma, portando in dote i propri vantaggi competitivi, potrebbero anche trovare delle sinergie interessanti in un mercato emergente con 8 player globali.

Le 3 finaliste italiane della Competition – Alleantia, Intoino e WiMan – hanno fatto tutte un’ottima impressione e hanno raccolto buoni, se non ottimi, commenti nelle voci di corridoio, anche se non è bastato per vederle in finale.

Intoino aveva dalla sua una forte attinenza con il tema della conferenza: la sua applicazione, basata su una piattaforma molto intuitiva e su un antenna in vendita ad alcune decine di euro, fa fare un salto ad Arduino nel processo di democratizzazione delle tecnologie e nell’estensione del raggio di chi vorrà mettersi alla prova come makers. In questo, gli italiani, come dichiara Marco Bestonzo, CEO di Intoino, possono fare davvero la differenza perché hanno forti competenze tecniche e capacità creative.

WiMan è l’altra startup che faceva il suo debutto con il router autoinstallante, un accesso facilitato tramite Facebook e una bella interfaccia di backend per i gestori degli hotspot: il piano di marketing e il business model sono ben fatti e lungimiranti.

Questo trio di ragazzi è partito con l’esigenza di portare l’accessibilità alla rete nel loro paese in provincia di Foggia, Mattinata. Da lì sono nati gli hotspot che hanno sicuramente migliorato l’offerta turistica del paese. Sulla base di questo, hanno poi pensato di creare un vero e proprio business. Nell’attuale fase di test, stanno coinvolgendo oltre 200 punti di accesso pubblici e hanno una roadmap piuttosto aggressiva e interessante. Se ne sentirà parlare.

Altro team in gara era quello guidato dal carisma di Antonio Conati Barbaro: Alleantia si propone di sviluppare una piattaforma per far comunicare gli oggetti di uso comune con il mondo Internet con particolare riferimento al mondo dei componenti e degli impianti industriali.

Ad esempio, oggetti come una caldaia e una lavatrice oggi hanno dei dati e hanno spesso la possibilità di crearli. Con la sua piattaforma, Alleantia crea una modellizzazione degli oggetti in una sorta di linguaggio XML, in questo modo le informazioni e il comportamento atteso possono essere usati per creare più applicazioni, dal controllo in remoto a, per esempio, piani di risparmio energetico all’interno di processi industriali.

Una cosa molto interessante è il team dietro la società: quasi una decina di professionisti fortemente specializzati nei rispettivi campi con un’età media relativamente alta – rispetto all’immaginario collettivo che mediaticamente spinge sugli under 25 – che rivela forti esperienze precedenti in diverse multinazionali.Antonio e il suo team dimostrano che si può fare un’innovazione lungimirante con passione e incoscienza a qualsiasi età.I risultati già si vedono: 60 impianti installati e un fatturato di un certo livello, partendo dal settore energetico e aggredendo il mercato delle piccole e medie imprese con delle soluzioni plug-and-play in modo da rendere felice il tecnico che dovrà installare il kit e creare il sistema di gestione.

Oltre alle startup ufficialmente provenienti dallo stivale, alla Startup Competition erano presenti in diversi team esteri alcuni italiani con il loro bagaglio di storie personali. C’era Marco Barberi, un 50enne romano con famiglia a Losanna, del team di World Climate Credit, interessante piattaforma con logiche di gaming per sviluppare comportamenti virtuosi in termini di impronta ecologica.

Altra figura di rilievo è quella di Florentin Hortopan, nato e cresciuto a Firenze da genitori rumeni: è un bell’esempio di come si possono combinare diverse culture in un territorio – sulla carta, senza frontiere – come Internet. E’ facile vedere in lui un trend emergente di italiani di seconda generazione con, da una parte, la testa oltre le Alpi, se non oltreoceano, e dall’altra le radici in più diversi paesi d’origine, aumentando il senso di connessione che il Web, con la sua esistenza, ha donato.

Il suo ruolo è molto importante all’interno di Agent of Presence, la startup californiana di Alison Lewis che crea prodotti connessi tra moda e tecnologia, perché è l’interfaccia di riferimento tra la società e i fornitori italiani basati in Toscana. Hi-tech della Silicon Valley e l’artigianalità italiana.

Rispetto alla diffusione degli italiani in ruoli chiave di alcune startup, Florentin ha idee ben precise: per lui, citando il suo mentore Paolo Ulian, il segreto è la capacità degli italiani di pensare con le mani, non solo la formazione molto alta, la cultura della qualità e una visione diversa su certi aspetti della produzione artigianale. Avere il cervello nelle mani, come è tipico degli Italiani, permette di risolvere problemi senza un sforzo necessariamente intellettuale.

Dalla sua esperienza, gli americani sono persone fantastiche e molto preparate con una preparazione tecnica eccezionale ma hanno bisogno che tutti i pezzi tornino al loro posto facilmente. Con la capacità degli italiani di risolvere facilmente i problemi – sempre secondo Hortopan – si può dare equilibrio ai vari componenti della produzione.

Un altro italiano di sicuro valore presente a Parigi è Fabio Belloni di Quuppa, progetto di transfughi Nokia dedicato alla localizzazione in ambienti circoscritti: la tecnologia mostrata è meravigliosa, i suoi campi di applicazione variano dallo sport ai supermercati, dalla scienza sportiva al marketing, e avrà presto visibilità diffusa anche presso il grande pubblico, con risvolti molto diversificati in termini di business e di valore aggiunto.

Oltre a queste persone, tra le quinte si aggiravano molti investitori come Emanuele Levi di 360° Capital Partners, Maurizio Rossi di H-Farm, Alberto Giusti – presente anche nel board di Alleantia – pronti a confrontarsi con colleghi provenienti da tutto il mondo, a cogliere le tendenze più rilevanti e scovare gli aspiranti imprenditori più promettenti.

LeWeb 2012 vince la scommessa di estendere la conferenza dai 2 giorni delle edizioni passate ai 3 giorni di quest’anno perché riesce a mantenere la promessa di avere contenuti di qualità e riunire in 3 sale il meglio dei tech-savvy mondiale che, più che nel recente passato, parla anche italiano.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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