Black Girls Code, il CEO Kimberly Bryant rimossa dalla non-profit

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Black Girls Code, un importante non-profit che introduce le giovani donne afroamericane alla tecnologia, sta affrontando una seria crisi dopo aver trascorso gli ultimi mesi all’insegna di una disputa legata alla leadership della società. La disputa si è, infine, conclusa con la rimozione del CEO Kimberly Bryant mentre accuse di bullismo sono state rivolte al suo consiglio di amministrazione.

Black Girls Code, il CEO Kimberly Bryant rimossa dalla non-profit

Nella giornata di martedì 20 dicembre, l’amministratore delegato di Black Girls Code Kimberly Bryant ha annunciato, attraverso una serie di tweet, di essere stata rimossa dal suo ruolo di CEO. “Comunicato stampa: a 3 giorni da Natale, ti svegli per scoprire che l’organizzazione che hai creato e costruito da zero ti è stata portata via dal Consiglio di amministrazione senza alcuna notifica”, ha twittato ai suoi più di 100.000 seguaci.

L’annuncio è arrivato dopo mesi di lotte intestine tra Bryant e una manciata di membri del consiglio, tra cui l’attuale presidente ad interim, Heather Hiles.

In una nota inviata a ottobre, Kimberly Bryant aveva protestato contro la nomina di Hiles come presidente ad interim e l’aveva accusata di conflitto di interessi, violazione dei protocolli di governance del consiglio e di creare un ambiente di lavoro ostile.

Le dichiarazioni del Consiglio di amministrazione dopo la rimozione di Kimberly Bryant

In una dichiarazione inviata nella serata di martedì 20 dicembre a Forbes, il membro del consiglio Stacy Philpot-Brownha detto che l’organizzazione è “profondamente grata per i contributi di Kimberly Bryant” e che l’ex CEO continuerà a far parte del personale.

Tuttavia, in una dichiarazione separata a Business Insider, Philpot-Brown ha detto che il consiglio sta anche indagando su “gravi accuse di scorrettezza sul posto di lavoro”.

In risposta a simili dichiarazioni, Kimberly Bryant ha inviato un messaggio a Forbes, scrivendo: “Non ho idea di cosa stiano parlando. Quali sono esattamente le accuse e, se ci sono gravi accuse, non mi è stato chiesto nulla al proposito né mi è stata data la possibilità di rispondere. Nulla è stato comprovato o indagato attualmente nonostante queste affermazioni e né io né altri membri del consiglio siamo stati messi al corrente di questa decisione da Hiles”.

Intanto, Karla Monterroso, una consulente che è stata assunta per condurre una valutazione culturale dell’organizzazione all’inizio di quest’anno, ed ex CEO del non-profit di equità razziale Code2040, ha twittato il suo sostegno a Kimberly Bryant, dopo i tweet postati.

“Questo è un pasticcio insondabile gestito nel modo più ingiusto umanamente possibile per una donna che era una parte enorme della costruzione di questo movimento”, ha scritto.

Black Girls Code, accuse di bullismo e lotte intestini ai vertici della non-profit

Bryant si è formata come ingegnere e ha lavorato per Pfizer e Novartis prima di fondare Black Girls Code nel 2011. L’organizzazione con sede a Oakland ha più di una dozzina di sedi in tutti gli Stati Uniti, tiene workshop, campi estivi e hackathon rivolti alle ragazze nere adolescenti per introdurle alla robotica, game design, realtà virtuale, web design e sviluppo di applicazioni mobili.

Secondo le informazioni ottenute da Forbes e interviste con persone a conoscenza della questione, la disputa è iniziata quando tre dipendenti si sono dimessi durante l’estate. Nelle loro lettere di dimissioni inviate al consiglio, ogni dipendente ha evidenziato “problemi culturali e interpersonali” nell’organizzazione, secondo una persona che ha familiarità con la questione, spingendo il consiglio ad aprire un’inchiesta sulla cultura del posto di lavoro nell’organizzazione, e assumere Monterroso come consulente.

Durante una riunione speciale del consiglio a luglio per discutere la questione, Bryant ha affermato che Hiles “ha fatto diverse osservazioni dirette che erano personalmente denigranti per me”, tra cui la messa in discussione del suo “carattere, etica”, e ha detto che lei non “si preoccupa” delle persone. “Il mio carattere è stato denigrato. Sono stata vittima di bullismo. Sono stata danneggiata”, ha scritto Bryant nella nota inviata al consiglio di amministrazione in ottobre sull’incidente.

Heather Hiles non ha risposto immediatamente alle accuse fatte nel memo di Bryant. Poi a settembre, la presidentessa del consiglio, la dottoressa Stephanie Adams, si è dimessa, spingendo Hiles a nominare se stessa come presidente ad interim: una mossa alla quale Bryant si è opposta con veemenza, senza successo.

Mentre la lotta intestina si stava verificando, Bryant ha detto in un’intervista risalente al mese di agosto che nel corso degli anni, altri le hanno detto come gestire la sua attività, come ad esempio cambiare il nome per ampliare il suo impegno e non limitarlo esclusivamente alle donne e ragazze nere. “Il nostro nome è Black Girls Code, e siamo impenitenti su questo e non cambieremmo mai”, ha ribadito.

Martedì 20 dicembre, infine, Kimberly Bryant ha appreso di essere stata cacciata dall’azienda dopo aver perso l’accesso al suo computer e al suo account di posta elettronica.

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Scritto da Ilaria Minucci

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