Working Capital: la ricetta per far succedere le cose

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Silenzio in sala. Pronti? Si alza il sipario: oggi pomeriggio iniziano 20 nuove storie.

Sono quelle dei 20 vincitori di Working Capital 2012.

Il filo rosso è l’innovazione in ambito digital. C’è di tutto: domotica, bikesharing, condizionamento ambientale, diabete, semantica, e molto altro.

Genio con regolatezza? Forse.

Mentre leggo i loro progetti penso a quando, esattamente due anni fa, noi di Oilproject eravamo nella stessa situazione. Qualche mese dopo la vittoria abbiamo costituito una vera e propria azienda: i nostri utenti sono cresciuti di 30 volte, lo staff di 6 volte. E se tutto va bene, a maggio dovremmo raggiungere il famigerato break-even point (pareggio costi-ricavi) con la pubblicità.

Ecco, penso tra me e me: chissà cosa saranno tra due anni questi progetti ancora in fase embrionale , ma così sani e deliranti, che ho sotto gli occhi oggi!

Come si fa ad esempio a non tifare per Okobici, il primo bikesharing basato su modalità crowdsourcing e P2P in termini di costruzione dell’infrastruttura, gestione, finanziamento e interazione tra la comunità di utenti.

E non lo dico solo perché a Milano nell’ultimo mese mi hanno rubato tre biciclette (una l’ha rubata la mia vicina di casa, che non riesce a sopportare di avere una startup casinista nello stesso palazzo).

20 storie iniziano oggi, e dicono chiaramente una cosa: le cose in generale possono succedere e la ricetta, in fondo, non è così complicata

Forse a volte siamo noi che non la vogliamo vedere. O forse a volte, ci capita a tutti, semplicemente non abbiamo il coraggio di crescere.

Docet il modello Rainforest (famigerato ormai quasi quanto il break-even-point, ormai è la nostra vacca sacra):

Idee: sono tante

Talento: ce n’è tanto

Capitale: non mi vergogno a confessarvi che quest’anno ho pianto due volte ed una di volta è stato per colpa di una banca.

In Italia il credito per le PMI è un problema serissimo. Molto, però, sta cambiando sul versante dell’offerta di credito venture capital. All’evento di oggi ad esempio, dal Fondo italiano d’investimento, arriveranno forti novità. Si stanno muovendo molti player.

Fiducia: c’è ancora molta strada da fare. Siamo avversi al rischio. Alcuni sono diffidenti. Ma è incredibile quanto si riesca a fare più community ed ecosistema anche solo di un anno fa. Vogliamo parlare di quante iniziative che aggregano persone, e le aiutano a fare impresa, stanno nascendo? Incubatori, acceleratori, razzi spaziali!

Framework: il percorso è in salita ed il lavoro di ItaliaStartup, e il relativo decreto, sicuramente vanno nella direzione giusta.

Dunque, con questo mix non c’è sfortuna che tenga. Con questo mix di fattori, funziona per forza.Deve funzionare.

Lo raccontano i round di investimento stranieri in progetti italiani di questi mesi (basti ricordare il finanziamento recente di Ecce Customer). Lo raccontano i più di 1100 progetti che Working Capital ha raccolto la scorsa estate. Lo racconta quella frase del dotto Seneca (fare gli startup umanisti è così terribilmente trendy!) che a Working Capital abbiamo fatto nostra all’inizio dell’anno: “La fortuna non esiste. Esiste solo il momento in cui il talento incontra l’occasione”.

Il talento non è mai mancato. Le occasioni sono ancora troppo poche, ma ci sono. Proprio per questo “Si può fare”

Leggiamo CheFuturo!, ascoltiamo oggi pomeriggio questi pitch, prendiamo nota, ma poi torniamo alla nostra argilla che, in fondo, rimane sempre la stessa: la casella mail, Google Analytics e una shell.

Che vincano i migliori!

Marco De Rossi

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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