Vedo un futuro con il teletrasporto e i robot che stampano cibo in 3D

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Mi piace sempre muovermi in un mondo che cambia in maniera continua e permanente. Tutto grazie al contributo della tecnologia. Mi ritengo un uomo fortunato: vivo in un tempo che mi consente di essere spettatore e, a volte, protagonista di questi mutamenti.

Dopo essere passato attraverso la realizzazione di Internet, la sua diffusione, l’avvento del Web 2.0, adesso stiamo vivendo una fase che mi piacerebbe definire Make 2.0. Internet ha regalato a tutti la mobilità e la possibilità di accedere alle informazioni prodotte da moltissime sorgenti in qualunque parte del mondo. Il Web 2.0 ha consentito a tutti di produrre contenuti. Ora siamo nel momento del fare, della possibilità per tutti di creare cose, oggetti, macchine e addirittura del cibo.

Recentemente TechCrunch ha dato spazio alla storia di un giovane studente di New York che, per la sua tesi, sta portando avanti un progetto che avrà come risultato quello di creare una “stampante” di burrito. il BurritoB0t, utilizzando ovviamente componenti hardware open source (vi dice qualcosa il nome Arduino?) accompagnato da una applicazione che vi consentirà di scegliere la quantità di guacamole o di salsa piccante che volete nel vostro involtino. L’elettronica, la meccatronica, il software che rendono sono tutte componenti open source o generate da progetti simili. Ad esempio, gli estrusori delle salse sono ispirati a Frostruder MK2, un robot dedicato alla decorazione dei cupcake.

La cosa che mi affascina di più è che il giovane in questione abbia avuto il coraggio non solo di pensare questa soluzione ma di farne un prototipo.

E che ne stia già raccontando gli sviluppi. Già così costituisce un meraviglioso esempio da seguire. In queste settimane una applicazione per iPad che sta facendo furore è 123D Sculpt, dai tipi di Autodesk, disponibile gratuitamente e che consente di generare con pochi gesti dei modelli tridimensionali che possono essere inviati ad una stampante 3D. È l’applicazione pensata per ingolosire il pubblico e spingere all’adozione di 123D Make, il pacchetto di generazione di modelli 3D.

In questi giorni io ed il mio amico Gianluca Dettori stiamo girando l’ Italia a bordo di un camper. Non uno qualunque, un vero e proprio BarCamper che, nel suo ricco corredo hardware, porta con se, grazie agli amici di Frankestein Garage, una stampante tridimensionale, una ricca dotazione di sensori e addirittura un twittmetro, realizzato in puro compensato e con una lancetta che indica il numero di tweet con l’hashtag #BarCamper.

Il mondo ancora una volta è cambiato. Diventare parte della rete di telecomunicazione è diventato assurdamente semplice, ed ora stiamo vivendo una tendenza che ci porta ad un mondo nel quale, finalmente, verrà realizzato il teletrasporto. In un futuro vicino sarà normale acquistare modelli di soprammobili, piccoli oggetti, meravigliose grafiche da applicare alle nostre magliette, ricette culinarie e “stamparle” a casa nostra od in un luogo pubblico.

Per creativi e designer sarà possibile mettere in vendita i propri modelli direttamente per il grande pubblico. Una soluzione ideale per raggiungere immediatamente un mercato globale e garantire una personalizzazione dei prodotti attualmente impensabile in termini, ad esempio, di riproducibilità su scala e materiali.

Ma il fatto straordinario è che ognuno di noi può essere parte di questo cambiamento, esattamente come con il Web 2.0 ognuno di noi può diventare un produttore di informazioni, con il Make 2.0 ognuno di noi può diventare un produttore a qualunque livello come progettista, come gestore di un servizio pubblico di stampa o come consumatore.

La cosa che dovete fare subito è studiare: la rete è piena di esempi, di documentazione, di video tutorial. Le parole chiave sono Arduino, Makers, Robot, 3DPrint… Studiate, assimilate e soprattutto create. Adesso vi devo salutare perché sto andando a costruire il primo prototipo di PastaBot, un robot per sperimentare nuovi formati di pasta partendo da modelli tridimensionali.

Milano, 15 giugno 2012MARCO ZAMPERINI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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