Valeria Cagnina: al MIT solo dal contagio nascono grandi idee e invenzioni

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La mia ultima avventura al MIT di Boston è cominciata quasi per caso, grazie al programma di mentorship ed education che frequento alla TAG Innovation School di Milano di cui avevo già parlato alla Maker Faire Rome. È impossibile descrivere tutto quello che un luogo del genere mi ha lasciato. Ogni giorno a Boston è un’avventura e si scopre qualcosa di nuovo, a volte è tutto programmato, altre volte avviene per caso.

I dipartimenti del MIT sono tutti interessanti, uno più dell’altro.

Ovviamente a me la parte che piace di più è quella dedicata ai robot, ma anche vedere come vengono utilizzati i Big Data, come ci si interroga sulla scuola e sull’insegnamento, o come si affrontano i grandi temi del futuro (e dell’etica) a cui normalmente non si pensa, è davvero interessante.

Salta subito all’occhio l’umiltà di questi ambienti. I più grandi cervelli della Terra sono lì e sono sempre disponibili a donare parte del loro tempo, a rispondere alle domande, a raccontare quello che fanno.

La collaborazione è al centro e solo attraverso il contagio si creano grandi idee e invenzioni.

Così, con semplicità: “Io sono stato aiutato quando sono arrivato e quindi è un piacere aiutare altri”. Ho visitato così il Media Lab, il campus del MIT, i vari laboratori e dipartimenti, ho assistito a progetti scolastici pratici, ho visto girare i video ufficiali del MIT dove nulla è lasciato al caso… impossibile descrivere tutto! Infinite le invenzioni: qui è nato Scratch e anche AppInventor, così come il radar e persino i FabLab.

Ho incontrato Paul, mi ha ricevuto nel suo ufficio.

Il giorno dopo sarebbe volato a Washington ad incontrare Obama ed i senatori per discutere i finanziamenti del MIT. Paul è cieco dall’età di tre anni. Occupa un posto di grande rilievo. Lui è l’esempio che volere è potere, che non ci si deve far fermare dalla propria condizione, che partendo dal basso si può arrivare molto in alto, con impegno e determinazione.

LA CITTA’ DEI ROBOT

Il dipartimento che mi ha affascinato di più è stato quello dei robot autonomi della Duckietown. Sapete come ci sono arrivata? L’ultimo giorno non avevo appuntamenti, ma non avevo ancora visto il cuore della robotica che mi interessava così tanto. Cosa ho fatto? Semplice! Ho cercato il fabbricato su Internet e sono andata a vedere!

La Duckietown è una città ideale in cui gli abitanti sono dei robot che devono essere in grado di muoversi in modo autonomo per le strade, evitare gli altri robot e riconoscere i pedoni che sono papere di diverse dimensioni e, in base ai cartelli stradali, capire il nome di una via e sapere se in una strada si può entrare o no.

Così sono diventata Senior Tester per il progetto Duckietown e sto costruendo questo robot seguendo i tutorial universitari che mi hanno fornito! Pensate che emozione quando ho visto il video con la mia foto in un’aula del MIT, dall’altra parte della cattedra!

DIVERTENDOSI SI IMPARA

La cosa comune al MIT è il voler cambiare il mondo e soprattutto lasciare un segno nell’universo.

Ho trovato molto coinvolgente anche tutta la parte dedicata all’apprendimento creativo. Là la scuola è lontana anni luce dalla nostra, anzi la scuola concepita come la intendiamo noi, per loro già non esiste più.

Tutti i giorni cercano di rendere l’insegnamento un momento divertente e coinvolgente perché solo divertendosi si impara.

I professori si chiedono cosa hanno loro da insegnare ai ragazzi che arrivano lì, che spesso ne sanno già più di loro su tantissimi argomenti. Sapete qual è la risposta? A questi ragazzi non manca la conoscenza. Per via della loro giovane età manca l’esperienza ed è solo lì che gli insegnanti possono intervenire in veste di facilitatori, di mentor.

Ci si chiede quale sia il ruolo dell’insegnante e la risposta che arriva è buffa: se un insegnante può essere sostituito da un robot, allora deve essere fatto!

L’insegnante non può più essere un erogatore di nozioni, ma deve diventare maestro di vita.

Quanta strada da fare qui da noi!

Al MIT esistono tantissime opportunità in qualsiasi campo e il consiglio più grande che voglio dare ai giovani della mia età è quello di appassionarsi a qualcosa e perseguire i propri sogni e le proprie aspirazioni.

Raggiungere Boston costa meno dello smartphone che avete in tasca! Andate a vedere e a respirate un po’ l’aria di Kendall Square! Anche se vi diranno che siete matti!

A me lo dicono sempre! Anche adesso che sto costruendo con Leonardo Falanga, un maker conosciuto alla Maker Faire a Roma, un robot su Skype per partecipare alla RomeCup! Sì avete capito bene, su Skype, perché siamo a più di 800 km di distanza, ma di questo ve ne parlerò la prossima volta!

Credetemi! Solo le passioni vere, alimentate e perseguite con determinazione e tenacia possono portare a grandi risultati. Non smettete mai di sognare. Niente è impossibile!

VALERIA CAGNINA

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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