Un videogame è meglio di 100 farmaci

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È un giorno come molti altri o almeno così sembra. Le prime luci nelle case si accendono. Qualcuno si appresta per una colazione. Qualcun altro, è già sull’uscio della porta pronto ad uscire. È una nuova alba nella provincia bergamasca. Come tale, il motore del “fare” dei suoi abitanti è già ben avviato e pronto a produrre nuovi prodotti per soddisfare stimolati desideri.

È l’inizio degli anni ’90 e quella mattina però succede qualcosa di inusuale almeno per lui, almeno per Antonio Consorti. Lui giovane logopedista mentre cammina sul marciapiede per dirigersi al suo lavoro ad un tratto si ferma davanti ad un’edicola. Non è il titolo rumoroso di qualche quotidiano ad attrarre l’attenzione di Antonio, ma la copertina di una rivista. Un uomo con una scatola in testa.

La dicitura non lascia interpretazioni: “Le nuove frontiere della realtà virtuale. Per Antonio è come aver premuto il tasto dell’acceleratore del suo pensiero. Accelerazione che trova una nuova spinta, quando di lì a poco, assiste ad una conferenza che parla della “Società della mente” di Marvin Lee Minsky, co-fondatore del MIT.

Per Antonio lo scenario si fa sempre più chiaro. Aggiunge letture di Howard Gardner, teorico della presenza di intelligenze multiple. Affianca a queste la visione e la teoria di Daniel Goleman sull’intelligenza emotiva. Tutto ciò sembra perfettamente rispondere agli interrogativi professionali di Antonio Consorti – “Perché la terapia deve essere sempre triste? Come può la tecnologia aiutare in questi percorsi riabilitativi?” – domande di chi già, come lui, da tempo lavora nella riabilitazione delle patologie del pensiero, del linguaggio e della relazione.

Antonio Consorti inizia un lungo percorso di ricerca, di studio, di affiancamento a specialisti che gli permettono di portare avanti un protocollo medico a basso costo, ma dai risultati invidiabili. Nel 1999 viene realizzato presso la sede dell’Istituto Palazzolo di Grumello del Monte, in provincia di Bergamo un primo laboratorio guida ad alta tecnologia per la pratica della Computer Game Therapy, con soggetti disabili e persone anziane e poi, dopo il primo corso pubblico sulla sua metodologia, un inaspettato invito a collaborare con la Fondazione Don Gnocchi di Milano che applicherà il suo metodo in molte delle sue sedi.

Oggi questa è diventata una metodologia applicata in molte realtà pubbliche e private. Ecco che l’intelligenza emotiva, unico vero motore evolutivo dell’uomo, emerge nei pazienti grazie al rapporto gioioso e paritario con gli operatori sanitari e allo stesso modo, è strumento di maturazione della relazione con i loro famigliari, migliorando la qualità di vita dei pazienti stessi.

Il primo assioma della Computer Game Therapy è “che non c’è apprendimento senza divertimento”, da questo presupposto si fonda l’uso del computer in modo innovativo. Il videogame uno strumento di esperienza, di coinvolgimento emotivo ed affettivo basato sulla relazione dinamica tra operatori e persone diversamente abili. Oltre a ciò l’introduzione di nuove console che prevedono una forte interazione con l’ambiente circostante, ha permesso la sperimentazione di nuove esperienze virtuali anche in presenza di gravi handicap motori.

Antonio Consorti ha costituito anche un’Associazione la VI.RE.DIS. (Virtual Reality for Disability) ONLUS, attraverso la quale si erogano anche terapie gratuite di Computer Game Therapy oltre che divulgare i principi di questa metodologia applicata, sempre attraverso i quattro pilastri che contraddistingue l’Associazione: accogliere, comprendere, consolare e costruire. Tra le diverse iniziative interessanti organizzate da VI.RE.DIS. ci sono le “Kinewiiadi”, le olimpiadi virtuali, che quest’anno giungeranno alla loro terza edizione e “Gioc-abile”, la piattaforma culturale che si propone di affrontare il tema della “divers-abilità”, della riabilitazione, dell’educazione e del gioco in modo trasversale, partendo da un punto di vista positivo, costruttivo ed informale.

Ma la storia di Antonio Consorti non finisce qui. C’è un altro progetto. Si chiama “La casa della Luce” e si tratta del recupero della centrale elettrica distributiva dismessa di Pura di Gaiano sul Lago di Endine, sempre in provincia di Bergamo. In questa struttura Antonio vuole creare il primo centro di accoglienza gestito dai disabili per i disabili, con mini appartamenti per ospitarli insieme alle loro famiglie durante i cicli di Computer Game Therapy erogati gratuitamente. È un sogno e sicuramente Antonio con il suo entusiasmo e la sua professionalità riuscirà a trascinare altri sognatori in questo progetto, in modo tale che “La casa della Luce” diventi una straordinaria realtà. D’altronde se il computer e i videogame hanno un ruolo importante in questa storia, il ruolo dell’uomo rimane quello di essere il costruttore attivo del pensiero e della conoscenza.

Andrea Bettini@ILBETTAVenezia, 15 Marzo 2014

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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