Sveglia Europa! Con internet gli Usa ci rubano la democrazia

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Poche settimane fa Mikko Hypponen – Chief Security Officer di F-Secure, nota azienda di sicurezza finlandese – ha tenuto una presentazione per il TED in quel di Bruxelles.La scelta della tappa belga del TED e l’argomento di cui ha parlato Mikko, incantando un’attntissima platea per venti, delicati minuti, non è stata casuale.

In Italia i quotidiani ne hanno parlato tutto sommato poco. Le trasmissioni televisive non ne hanno parlato per nulla, forse troppo impegnati con le baby prostitute ed altre tematiche certamente importanti. Ma nazionali.Mi riferisco infatti allo scandalo NSA, noto in Italia come il “Datagate”.

Tutti sappiamo di Edward Snowden e della fuga di notizie. I “leak” che Eddie ha rigirato a Wikileaks ed al Guardian, tutti abbiamo sentito di “Prism”.

In pochi però sono a conoscenza del fatto che Prism sia solo uno delle decine di “progetti” segreti della NSA, insieme a tanti altri, in una girandola di nomi decisamente originali quanto inquietanti.

Alcuni esempi: Airgap, Blackpearl, Cineplex, XKeyScore, Creek, Crossbones, Cultweave, Cybertrans, Dishfire, DoubleArrow, Dragonfly, Weathycluster, Hightide, SkyWriter, Jollyroger, Kingfish, Liquidfire, Messiah, Nightsurf, Normalrun, Mailorder, Pinwale, Taperlay, Tarotcard, Twistedpath, Yellowstone.

Il problema, evidentemente, non è Prism. C’è ben altro.Tutti questi progetti attingono ai dati personali degli “utenti di Internet”. Peccato che questa Internet sia, ad oggi, quasi totalmente “made in USA”.Microsoft, Yahoo, Google, Bing, Facebook, PalTalk, YouTube, Skype, AOL, Apple.

Questi i “partner” dell’immenso programma di spionaggio elettronico e data-collection della NSA. Anzi, scusate. Questi sono i partner del solo programma “PRISM” (!).

Parliamo delle serissime implicazioni, dirette ed indirette, del “Datagate”. Di conseguenze politiche e diplomatiche, relative sia al Datagate che a qualunque programma di sorveglianza di massa.

Parliamo di diritto internazionale, di violazione della privacy dei cittadini di mezzo mondo (Europa inclusa), parliamo di atti di hacking, “autorizzato” dagli USA e diretti (anche) verso Paesi amici.

Parliamo della totale violazione della Convenzione per la Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali (Consiglio d’Europa), parliamo di fiducia. Questa fiducia si è rotta, è inutile girarci intorno.

Il discorso di Mikko è pieno di spunti, di amare riflessioni e di serie preoccupazioni.

“Europa, svegliati!”, è il succo del suo animato discorso.Ritengo molto importante il passo fatto da Hypponen. E’ la prima volta che un (noto) esponente europeo del mondo dell’Information Security parla pubblicamente dello scandalo NSA, senza commettere l’errore di farne una questione “di spie” o puramente “tecnologica”.

Qui stiamo parlando di libertà, di democrazia, di controllo sui cittadini. Una sua frase mi ha particolarmente colpito:

“Gli USA stanno trattando Internet come una loro colonia. Siamo tornati all’epoca della colonizzazione, e noi, gli “stranieri”, che usiamo Internet, dovremmo vedere gli Americani come i nostri padroni”.

Tutto ciò è tristemente, drammaticamente, vero.

Perchè sono preoccupato, al di là del fatto che nessuno sembra volere vedere oltre il singolo, puntuale scandalo?

Sono preoccupato perchè l’Europa non sta facendo nulla. Sono preoccupato perchè l’NSA non è la sola agenzia di intelligence che “spia”, che effettua violazioni informatiche, che si sente in diritto di violare accordi di reciproca collaborazione e di rispetto verso i cittadini di altre nazioni “amiche”.Sono preoccupato perchè l’agenzia di intelligence del Regno Unito, il GCHQ (partner della NSA) ha fatto, se possibile, di peggio, in quanto membro dell’Europa Unita: ha violato (hacking!) Belgacom, un operatore belga. Belgio=Europa. Regno Unito=Europa.

Far west? Peggio! Viviamo in un mondo totalmente governato dalla società dell’informazione, nel quale però non ci sono regole o, se ci sono, non sono certamente rispettate.Tutto ciò mi spaventa, mi preoccupa, mi fa stare male.

Mi fa ripensare ad Orwell ed a quel suo “grande fratello” che tutto vede e tutto ascolta, mi fa tornare in mente Nixon, mi crea brividi, insicurezza, instabilità, mancanza di fiducia.Mi spaventa questa corsa alle “Cyber Armi”, dove in realtà Stuxnet (un’altra operazione made in USA – e made in Israel) è stato il primo esempio della cosidetta “Cyber War”; una guerra elettronica che, però, sta continuando ed evolvendo verso un qualcosa vecchio come il mondo, ma “aggiornato” a questo secolo, lo spionaggio… industriale, civile, militare, e certamente elettronico.

Mi fa stare invece bene, mi rasserena, mi dà fiducia per il futuro che verrà, nel mondo digitale in cui viviamo e vivremo, in questa “Internet Society” di oggi, il discorso di Mikko.

Emblematiche le parole del presidente del Brasile, Dilma Roussef, una delle vittime dello spionaggio della NSA, nel suo recente intervento presso le Nazioni Unite: “Se non c’è nessun diritto alla privacy, non può esistere vera libertà di espressione e opinione, e quindi non può esistere una democrazia efficace”.Parole che dovrebbero fare riflettere, parole che hanno fanno riflettere i partecipanti del TED.

E non è ovviamente un caso che sia stato deciso di parlarne proprio all’edizione belga del TED. Il caso Belgacom è, probabilmente, uno dei tanti tra quelli avvenuti in passato, che stanno avvenendo in questo preciso momento, e che avverranno nei prossimi mesi. Ed è un precedente pericoloso, anzi, pericolosissimo.Si inizia a parlare di Smart Cities, di Google Glass. Cosa potrebbe accadere, se non stabiliamo delle regole?

Edward Snowden per gli americani è un criminale. Secondo il mio personale punto di vista, invece, bisognerebbe fargli una statua, dargli un premio o, perché no, il premio Nobel. Ha aperto il vaso di Pandora dello spionaggio del XXI secolo, ed a lui va tutto il merito per il coraggio che ha dimostrato e per la scelta che ha deciso di fare. Europe, wake up! PLEASE.

Roma, 15 settembre 2013RAOUL “NOBODY” CHIESA

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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