Seedcamp Budapest 2012: Startup italiane, guardate all’estero

lifestyle

Sono reduce da una incredibile esperienza a Budapest e voglio condividerla con voi.

Ho partecipato, lo scorso 25 ottobre, al Seedcamp, un acceleratore ed investitore seed in startup europee, strutturato come una competizione alla quale si accede tramite selezione.

Vi prendono parte startup provenienti da tutta Europa ed è la più importante manifestazione di questo genere nel nostro continente. Nel mondo la precedono per importanza e risonanza solamente YCombinator, 500startups e TechStars, tutte con sede negli US.

Le startup che hanno avuto l’onore di essere selezionate in questa edizione, tra le oltre 200 iscritte da 34 Paesi differenti, sono state 20 e sono orgoglioso di dirvi che ve ne erano due italiane: 20line.es e SaveTheMom ,di cui faccio parte.

Ecco il mio diario di viaggio:

Il pomeriggio del giorno prima ci siamo riuniti con tutte le startup e i membri di SeedCamp in un’ aula dove ognuno ha fatto il pitch (davanti alle altre startup ma senza mentor in sala).

Tutti gli startupper ascoltavano gli altri pitch e davano consigli su come migliorare o dove focalizzarsi. Entro la notte bisognava consegnare le presentazioni, quindi molti si sono messi a correggere o addirittura rifare le slide direttamente con altri partecipanti.

La mattina seguente alle 8 in punto eravamo tutti presenti nella sala plenaria: in ordine alfabetico, ogni startup ha presentato, in soli tre minuti, la propria idea.

Si respirava un clima adrenalinico ed in un’ora tutte le startup avevano fatto il proprio pitch.

Ormai il più era fatto e l’atmosfera si è subito rilassata, un buonissimo gulasch locale ha appesantito tutti, accompagnandoci alla vera e propria sessione di mentorship.

Il pomeriggio, a mio avviso, è stata la parte davvero utile dell’evento: gli 80 mentor, provenienti da tutta Europa e divisi in gruppi da cinque persone, si alternavano ogni 45 minuti nei tavoli delle startup.

Tutti i mentor hanno realmente voglia di parlare e di conoscere l’esperienza di ciascuna startup: non importa che siano responsabili partnership di Nokia per l’Europa o famosissimi VC, sono loro stessi, per primi e senza pregiudizi, che si avvicinano.

Noi di SaveTheMom siamo stati avvicinati da persone che ci hanno fatto i complimenti per il pitch e ci hanno posto ulteriori domande, aprendosi a possibili collaborazioni.

L’ambiente è all’insegna dell’informalità e si è tutti quanti naturalmente portati a conoscere gli altri presenti.

Le domande poste da entrambe le parti, però, spesso sono davvero dure: molti mentor sono ex imprenditori e convincerli delle proprie idee in un altra lingua non è facile.

Queste le domande tipiche. Come pensi di acquisire gli utenti? Il Customer Lifetime Value? Quanti utenti sono attivi sui registrati di sei mesi fa? ecc

Dopo 5 ore trascorse in questo modo ci siamo ritrovati alla sera con tanta stanchezza accumulata ed il cervello fuso (soprattutto se, come noi, si è partiti in macchina da Brescia la notte prima, viaggiando ininterrottamente per 8 ore) nonostante ciò tutti hanno voglia di partecipare al party conclusivo.

Mentor, startup, amici e community locali si raccontano l’esperienza appena trascorsa con addosso la tensione di conoscere i team selezionati anche se si percepisce felicità e soddisfazione da parte di tutti visto che l’esperienza è stata davvero incredibile.

Dopo la selezione sono solo due le startup che passano agli incontri del giorno successivo.

E’ parere comune che Seedcamp è un esperienza davvero unica che ogni startupper dovrebbe fare, a prescindere dalla selezione finale e quindi dall’investimento che si può ottenere superando tutte le selezioni (peraltro, come in tutti gli acceleratori, davvero molto limitato).

I consigli dei mentor sono costruttivi e stimolanti: ogni critica, infatti, aiuta a fare pivoting del prodotto e quello che porti a casa sono qualche decina di introduction verso VC, grandi aziende e possibili mentor di primo piano.Ovvero, un capitale che va oltre i 50K di finanziamento!

Ecco le 3 differenze che ho trovato confrontando un evento italiano e un evento internazionale come Seedcamp a Budapest:

Persone e visione internazionale: a Budapest meno del 30% erano persone del luogo, non perché sia un fattore negativo, ma se porti un evento internazionale nella tua città, devi ricercare la connessione con mentor e startup provenienti da tutto il globo. In Italia, forse anche per un problema di padronanza della lingua straniera, nel mondo startup si propongono sempre le stesse persone e quindi le possibilità di entrare in nuovi network è davvero difficile.

Feedback e networking: Tutti hanno aiutato tutti: la cosa davvero incredibile è stato vedere che i founder delle startup si aiutavano l’un l’altro in modo sincero e costruttivo. All’estero, in generale, ho notato molta più propensione ad aiutare il prossimo, che non viene visto come un competitor, ma come un amico da aiutare. Sia gli altri founder che i mentor si fanno in quattro per aiutarti, sia per i pitch sia per la presentazione ad altre persone che possono essere utili alla tua startup.

Qualità: La qualità media delle startup in una competizione di questo livello è molto simile a quella di eventi organizzati in Italia. La differenza fondamentale sta nella tipologia di network che si porta a casa. In eventi come il SeedCamp si ragiona proprio in termini globali; in Italia troppo spesso continuiamo a guardare quello che fa il nostro vicino invece di pensare di scavalcare le Alpi.

La prossima sessione è a Parigi tra qualche settimana e uno dei metodi per accederci è partecipare al prossimo StartuParty lunedì a Milano.

Startupper d’Italia, non lasciatevi scappare questa opportunità!

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments

What do you think?

Scritto da chef

lifestyle

Cosa ci insegna la cyclette di Elisa Di Francisca in Africa

innovaizone

Una via euromediterranea all’innovazione fa crescere le startup