Robot, la prossima generazione potrebbe ispirarsi a pesci e formiche

radhika nagpal

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In ambito tecnologico, pare che la prossima generazione di robot potrebbe ispirarsi a pesci e formiche: ecco spiegato il motivo.

Robot, la prossima generazione potrebbe ispirarsi a pesci e formiche

La professoressa di Harvard Radhika Nagpal ha spiegato perché l’intelligenza collettiva è la chiave del futuro della robotica e ha sottolineato che, in futuro, i robot più utili lavoreranno insieme come alveari.

Radhika Nagpal, co-fondatotrice di Root Robotics e professoressa di informatica alla Harvard University, ha rilasciato alcune dichiarazioni sul futuro dei robot durante la recente Conferenza sui sistemi di elaborazione delle informazioni neurali (NeurIPS). In questo contesto, si è soffermata su come gli ingegneri stiano attingendo dalla natura per creare la prossima generazione di robot.

Nagpal studia le creature che dimostrano l’intelligenza collettiva: un corpo di conoscenze possedute da un gruppo che usa per risolvere i problemi.

Le formiche sono un buon esempio: milioni di esemplari lavorano insieme per completare compiti, come la costruzione di nidi, senza alcun leader in carica. Gli insetti creano persino ponti e scale con il proprio corpo per permettere alle altre formiche di attraversare vuoti e terreni accidentati. Anche altri organismi – dalle cellule agli stormi di uccelli ai banchi di pesci – mostrano un’intelligenza collettiva quando si muovono in sincronia tra loro.

Intelligenza collettiva e futuro dei robot, le considerazioni di Radhika Nagpal

A questo proposito, quindi, la professoressa Nagpal ha osservato: “Come ingegneri, la domanda ovvia diventa: possiamo creare anche noi una nostra intelligenza collettiva?”.

La risposta, come ha dimostrato Radhika Nagpal, è sì. Il suo team di Root Robotics costruisce collettivi di robot che usano algoritmi complessi per emulare le funzioni di sciami di insetti e altre creature che si trovano in natura.

Uno di questi, conosciuto come il sistema Kilobot, si crede sia il primo alveare di più di 1.000 robot che collaborano tra loro. I piccoli robot possono eseguire compiti, come il trasporto di oggetti, senza il bisogno dell’intervento umano.

Tra gli altri sciami di robot dell’azienda ce n’è uno modellato sulle termiti che può costruire forme tridimensionali, così come uno sciame ispirato alle formiche che può assemblarsi in piccole strutture come rampe e ponti. I bot più piccolisaranno meno costosi, più personalizzabili in base alle esigenze dell’utente e in grado di accedere a spazi che i bot più grandi non potrebbero raggiungere.

“Qualsiasi applicazione a cui si può pensare per la robotica in futuro coinvolgerà molti robot che lavorano insieme“, ha sottolineato la cofondatrice di Root Robotics.

Questo potrebbe includere robot usati per l’edilizia, l’agricoltura, il monitoraggio ambientale o le missioni di ricerca e salvataggio.

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Scritto da Ilaria Minucci

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