Perché un saldatore può aiutare a capire le scienze meglio di un libro

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Se lascio andare questa pallina, che accadrà? Non potete vederla, ma posso dirvi che è fra il mio pollice e il mio indice, ben salda. Avuta questa informazione, posso immaginare la vostra risposta. Alcuni di voi avranno studiato tutto ciò che c’è da sapere sulla forza di gravità. I più preparati parleranno di campo gravitazionale, sapranno scrivere una formula con una linea di frazione perfino, citeranno la forza attrattiva fra le masse, quantificheranno l’accelerazione e così via.

Ma la verità è che anche il meno alfabetizzato appartenente dell’ultima tribù amazzonica rimasta isolata dal mondo avrebbe risposto ciò che avreste risposto voi. Perché? È semplice: perché ne ha esperienza.

Non è un caso che la scienza moderna si basi sul concetto di esperimento e osservazione di un fenomeno; storicamente la teoria è servita più a spiegare fenomeni che a predirne.

L’esperienza ci permette di formare una memoria grazie alla quale possiamo interpretare, in futuro, la realtà. Non è necessaria nessuna formalizzazione particolare per predire la caduta di un grave. Di fronte alla pallina stretta fra le mie dita formuliamo tutti una previsione (corretta o meno poco importa) che poi sarà la fisica a modellizzare (questo sì, attraverso un esperimento ben concepito, l’unica cosa davvero importante).

Ed è proprio sul fare – anzi, sul lo rifacciamo? – che si consolida uno dei più genuini tentativi di avvicinare i bambini, i ragazzi e a volte anche gli adulti al mondo della scienza: la didattica informale. Tentativo che non deve apparire un vezzo pedante ma un mezzo di empowerment, un modo di fornire gli strumenti per orientarsi criticamente in un mondo sempre più complesso e pervaso dalla scienza.

Da queste riflessioni e dalla nostra esperienza in contesti formativi differenti in Italia e all’estero – dalla scuola ai musei alle istituzioni scientifiche – nasce la volontà di progettare e realizzare i campi scientifici Sterrenlab che aggiungono all’esperienza emotivamente coinvolgente del campo estivo quella profonda dell’esplorazione scientifica e dello scambio di esperienze con i propri coetanei.

Durante i giorni trascorsi insieme alternando attività laboratoriali, sportive e ludiche, i ragazzi creano una comunità di apprendisti a cui vengono forniti gli esempi e gli strumenti per creare, progettare e proporre soluzioni.

Non esiste un’unica scienza, né un’unica soluzione ai problemi, e le capacità dei singoli sono espresse attraverso il lavoro di gruppo.

Qui, dove la creatività vince sulla procedura sterile, la scienza si esprime attraverso nuove strategie di apprendimento.

Dialogando con il territorio e le realtà locali, facilitando l’incontro di nazionalità diverse, valorizzando le professionalità di educatori e animatori scientifici giovani e entusiasti, si realizza il piccolo miracolo di far apparire divertente una polimerizzazione, appassionante il calcolo delle probabilità, entusiasmanti le pieghe delle linee del campo magnetico. Si conosce la natura insieme esplorandola e rispettandola.

Imparare a porsi domande, a considerare l’errore e il fallimento parte del processo creativo e scientifico, a imparare a rispondere concretamente a un bisogno sono caratteristiche che esulano dal puro ambito tecnico-scientifico e che tanto servono a formare delle persone responsabili e mature. Non è difficile immaginare che, come la maggior parte dei colleghi impegnati nella didattica delle scienze, siamo innanzitutto noi di Sterrenlab ad essere arricchiti dall’esperienza dei campi scientifici e non possiamo fare a meno di pensare che se questi eccezionali bambini e ragazzi – italiani, olandesi, europei, indiani – sono il nostro futuro, allora siamo davvero in buone mani.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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