Perché non emigro ma resto in Sicilia per combattere il digital divide

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Continuare a vivere nella propria città di origine, magari con l’aspettativa può o meno aleatoria di raggiungere la propria stabilità professionale nel luogo dove sei nato e cresciuto, o fare un’esperienza altrove (preferibilmente all’estero) per arricchire il proprio curriculum personale o meglio ancora per ottenere maggiori opportunità lavorative?

È questo il dilemma che oggi – credo- si ponga la maggior parte dei giovani, dopo il completamento della propria carriera universitaria, soprattutto in un momento storico in cui diminuiscono le aspettative di occupazione giovanile e inevitabilmente le relative speranze generazionali che ne derivano.

Anche io mi sono interrogato su questo quesito, dopo la mia laurea, in preda a dubbi ed incertezze nella ricerca del successivo percorso professionale da individuare e concretizzare dopo il completamento degli studi universitari in legge.

Non nascondo che ancora oggi, qualche volta, manifesto residue perplessità nel decidere quale sia la soluzione migliore (egoisticamente parlando), anche se, con il passare del tempo i miei dubbi sono stati superati dall’idea largamente dominante in me di impegnarmi in prima persona nel territorio in cui vivo per promuovere iniziative, attività e progetti finalizzati alla diffusione dei benefici derivanti dalla valorizzazione e dall’uso consapevole delle nuove tecnologie per contribuire alla lotta al digital divide, partendo dal presupposto che oggi lo sviluppo economico, politico, culturale e sociale (a livello locale e globale) richiede necessariamente l’attuazione di concreti progetti di innovazione indispensabili soprattutto in un territorio (come la Sicilia) potenzialmente ricco e fiorente.

L’incipit di queste mie motivazioni risale a qualche anno fa (all’incirca nel 2010) quando, per caso, cominciai ad interessarmi del fenomeno del web dal punto di vista giuridico, animato dal desiderio di approfondire aspetti e questioni su tale materia per analizzare le implicazioni giuridiche e sociali della Rete.

Non a caso, ben presto decisi di occuparmi di questi argomenti anche nella mia tesi di laurea allo scopo di esaminare le differenze tra normativa italiana ed europea in materia di aspetti giuridici di Internet, nella convinzione già da tempo in me maturata di dedicare gran parte dei miei studi e della mia vita professionale al fenomeno di Internet.

Così, al termine degli studi universitari in giurisprudenza con una gratificante tesi che mi ha consentito di laurearmi con 110 e lode, ho scelto di perfezionare ulteriormente i miei studi in materia di Internet soprattutto allo scopo di sviluppare progetti reali in grado di concretizzare le nozioni teoriche che avevo acquisito in materia nel corso degli anni.

Per questo motivo, oltre al consueto percorso di pratica forense che svolgo contemporaneamente all’iscrizione al corso post laurea della Scuola per le Professioni Legali, dopo gli studi universitari, ho attivo il sito Dirittodiaccesso.eu che gestisco personalmente in modo gratuito e volontario per diffondere i benefici derivanti dall’uso consapevole delle nuove tecnologie, in maniera tale da promuovere un reale dibattito sul tema in un contesto territoriale (la Sicilia) in cui purtroppo sussiste poca consapevolezza in materia.

All’interno di questa piattaforma ho predisposto un Manifesto ufficiale avente ad oggetto enunciazioni generali di principio sul tema del digital divide, fungendo il sito anche da hub per l’elaborazione, promozione e diffusione di iniziative, progetti e attività predisposte nel territorio, anche grazie al supporto gratuito e volontario di un team di giovani animati dalla passione per il mondo del web, con i quali ho costituito un’Associazione no-profit non a caso denominata Generazione Ypsilon.

Ad esempio, lo scorso ottobre 2013 ho ufficialmente lanciato l’iniziativa “City ConneCTed” riguardante la presentazione di una proposta di revisione dello Statuto comunale della Città di Catania avente ad oggetto l’introduzione di un nuovo art. 6-bis per la formalizzazione del diritto di accesso ad Internet tra le norme vigenti dello statuto, con la contestuale elaborazione di un’Agenda Digitale per qualificare Catania a tutti gli effetti una vera e propria città digitale con l’obiettivo di rendere fruibili ai cittadini e alle imprese efficienti servizi di e-Gov, mediante un concreto progetto di Amministrazione Digitale, in modo da assicurare un elevato livello di trasparente all’operato della PA e per favorire la partecipazione dei cittadini mediante processi di e-Democracy.

Sempre nello stesso periodo (novembre 2013) ho elaborato il progetto “Università 2.0” riguardante la presentazione di una proposta di revisione dello Statuto dell’Università di Catania per l’introduzione di un nuovo art. 4-bis finalizzato a garantire a tutti gli studenti la libertà di uso delle tecnologie, con la contestuale individuazione di progetti sperimentali basati sulla valorizzazione delle nuove tecnologie per la razionalizzazione delle risorse e l’incentivazione del merito in materia di e-Learning, di sistemi VOIP e di e-Democracy.

Sono stato autore del primo Report “Caro Elettore non mi piaci” dedicato al monitoraggio dell’OpenGov a livello locale, per analizzare il livello della comunicazione online di tutti i Comuni della Provincia di Catania (58) e dei Comuni Capoluogo di Provincia in Sicilia (9), nonché dei relativi Sindaci in carica, esaminando a tal fine i relativi dati pubblicamente visibili nei motori di ricerca e nei social network.

L’esito del monitoraggio è stato molto interessante dal momento che sono emersi due dati tendenzialmente negativi che riguardano l’utilizzo del profilo sociale concentrato (nella maggior parte dei casi) soltanto in occasione della campagna elettorale per la gestione organizzativa della propaganda politica, con conseguente abbandono della piattaforma sociale al termine della competizione elettorale, rendendo il relativo profilo sociale inerte, statico, privo di contenuti e di interattività; incapacità nella gestione dei social network per una comunicazione efficace, dinamica ed istantanea: nella maggior parte dei casi monitorati (a parte rarissimi casi più o meno virtuosi), si realizza la classica tradizionale comunicazione monodirezionale-verticale, statica e priva di interattività, senza sfruttare i rilevanti vantaggi offerti dalle prassi comunicative bidirezionali tipiche del web 2.0. In questo modo, intendo sottolineare le criticità riscontrate per auspicare un reale mutamento delle forme di comunicazione delle pubbliche amministrazioni.

Inoltre, ho lanciato l’iniziativa #Segnalalo per dire NO al digital divide, per monitorare e quantificare il divario digitale esistente in Sicilia, creando in tempo reale una mappa geolocalizzata delle criticità e dei problemi evidenziati mediante segnalazioni inoltrate dagli stessi utenti. L’obiettivo è quello di analizzare costantemente il fenomeno ed individuare le maggiori zone caratterizzate da carenze nei servizi di connessione ed in generale da potenziali casi sospetti di digital divide, con la possibilità ulteriore di compilare un questionario anonimo per fornire informazioni funzionali a realizzare uno studio sulle dinamiche concrete del divario digitale in Sicilia.

Sono stato autore del primo “Report sullo stato di trasparenza dei siti web delle PA in Sicilia”, in cui ho monitorato i siti web istituzionali delle PA in Sicilia per verificarne la conformità alle regole e standard definiti nel decreto legislativo n.33/2013, mediante la rilevazione e comparazione dei risultati forniti dallo strumento “La Bussola della Trasparenza”, evidenziando la non conformità di un numero eccessivamente preoccupante di siti istituzionali alle regole prescritte dalla decreto di riferimento, con gravi ricadute negative nei confronti dei cittadini, che precludono il raggiungimento di un adeguato livello omogeneo di trasparenza da assicurare nei rapporti tra PA-utenti.

Per ultimo, dopo aver presentato ufficialmente la mia proposta di petizione alla Commissione del Parlamento Europeo per l’introduzione del diritto di accesso ad Internet tra le norme europee, mediante l’elaborazione di un nuovo art. 3-bis TUE ”Diritto di accesso ad Internet nella Società europea dell’Informazione” in data 15 aprile 2013 e dopo aver ricevuto in data 18 giugno 2013 la lettera ufficiale in cui veniva comunicato l’avvio dell’esame procedimentale della petizione iscritta nel ruolo generale con il n. 0755/2013, finalmente la Commissione per le petizioni si è espressa favorevolmente sulla ricevibilità della proposta con una lettera ufficiale del 13 febbraio 2014, decidendo di chiedere alla Commissione europea di svolgere un’indagine preliminare sui vari aspetti della proposta, alla luce delle rilevanza della questione, per poi esprimersi definitivamente sul merito della proposta. Si tratta di una decisione estremamente importante perché consente alle competenti istituzioni europee di pronunciarsi sulla proposta normativa oggetto della petizione con la possibilità di innovare profondamente il panorama giuridico vigente per garantire l’accesso alla Rete Internet, in modo da risolvere una volta per tutte le conseguenze negative del digital divide esistente a livello europeo mediante un intervento normativo realizzato direttamente a livello dei principi giuridici dell’ordinamento europeo.

Queste sono state le mie principali attività realizzate negli ultimi mesi, a dimostrazione del reale impegno, dedizione e passione che dedico a progetti cui credo realmente.

Resto dunque in Sicilia, con queste motivazioni e finalità per continuare a realizzare le mie iniziative, contribuendo a combattere il fenomeno del divario digitale attualmente esistente nella mia regione per incrementare il livello di sviluppo e di innovazione, con la speranza di migliorare concretamente gli standard economici, sociale e politici esistenti.

Non voglio prendere in considerazione altre alternative: amo troppo la Sicilia, per pensare di andare via soprattutto in questo momento.

Angelo AlùPresidente GYCoordinatore Dirittodiaccesso.eu

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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