Open Government Summit 2012: La trasparenza è partecipazione

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C’è un concetto che fa da sfondo, attraversa, apre e conclude l’Open Government Summit 2012: l’apertura dei governi e delle istituzioni a open data e trasparenza vale poco o nulla senza la partecipazione dei cittadini.

Tra le colonne del Tempio di Adriano, nel cuore di Roma, il susseguirsi delle relazioni è un costante e continuo sforzo di analisi del paradigma di trasparenza che la liberazione dei dati della Pubblica amministrazione punta ad imporre al sistema.

Perché il cambiamento non è lineare e occorre afferrare logiche di funzionamento che vanno ben oltre il “tutto online”. “Quando si fa innovazione di solito si fanno due passi avanti, uno di lato e uno indietro”, chiosa il director dell’Opg association Stefano Epifani, perchè “le variabili in gioco sono troppe e imprevedibilmente interconnesse tra loro”.

È la perfetta introduzione al primo panel, che prende per le corna proprio quelle dinamiche di interconnessione e vede al tavolo Alberto Cottica dal Consiglio Europeo, il professore della Sapienza Carlo Medaglia, il responsabile di dati.gov.it Salvatore Marras e Carlo Amati di Opencoesione. Un percoso tra esperienza, visione strategica e risultati della trasparenza tramite il confronto di aspetti economici ed istituzionali. Piccolo fuori programma, lo stand up di Alessio “dottorblaster” Biancalana per il tributo che Cottica ha riservato ai suoi spaghettiopendata e TweetYourMEP.

Altro giro di tavolo, arriva l’orizzonte della tutela a mezzo FOIA per bocca di Giulia Barbera, portavoce del movimento che lotta per l’introduzione di un Freedom Information Act anche in Italia.

Con lei il direttore generale di Rete Camere Claudio Cipollini, il presidente dell’azienda speciale Asset Camera Stefano Venditti, il vertice della comunicazione del Campidoglio Luigi Di Gregorio e Davide del Monte di Transparency International.

Rifocillata dal coffee break, la platea è pronta a cambiare prospettiva: d’accordo le amministrazioni che liberano i dati e ci spiegano come lo stanno facendo, ma alla fine, quei dati, chi li usa? Ma soprattutto, come può l’open data trasformarsi in sviluppo?

Come ben spiega nel suo intervento Ruta Mrazauskaite di Transparency International, “è ingenuo pensare che il futuro della pubblica amministrazione sarà roseo per il mero ricambio degli amministratori, perché i giovani hanno appreso le pratiche deviate di chi è al potere ora, e molti di loro pensano che in un sistema corrotto l’unico modo per sopravvivere è essere corrotti a loro volta.

Sono invece i cittadini attivi la risorsa sulla quale puntare, ma a loro deve essere spiegato il valore della partecipazione.

Il primo paso è dunque l’educazione”. La giovane lituana era nel panel con Luca Nicotra (qui il Video), segretario di Agorà Digitale, e Alberto Marinelli, professore della Sapienza, in uno spazio moderato da Alesandro Gilioli.

Il giornalista de L’Espresso impone un ritmo incalzante ad una discussione arricchita dalla presenza del ministro per la Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi. Sotto il fuoco delle domande di Gilioli, Patroni Griffi rivendica risultati e sottolinea criticità prima di arrivare a promettere la stesura di un testo unico sulla Trasparenza entro la fine della legislatura.

Ma qui serve entrare a gamba tesa nel secondo tempo dell’evento. Sul trono del moderatore Riccardo Luna. Sul tavolo della discussione le pratiche tecnologiche, metodologiche e strumentali per percorrere le vie della trasparenza, della collaborazione e della partecipazione. Il panel di relatori è un mix di mondo accademico e amministrativo, con il direttore dei sistemi informativi della Provincia di Roma Francesco Loriga seduto vicino a Giovanni Boccia Altieri, professore di Sociologia all’università di Urbino e Lorenzo Benussi, al fianco di Emanuele Baldacci, capo dipartimento Istat. Ce n’è abbastanza per gettare il cuore oltre l’ostacolo e pensare all’open government che verrà. Attorno all’avvocato Ernesto Belisario prendono così la parola, tra gli altri, Guido Scorza dell’Open media coalition e Carlo Mochi Sismondi di Forum Pa.

Ricapitolando, credo di aver capito due cose: la prima è che i dati devono essere fruibili ai più e non liberati come un’indistinta, caotica e (spesso volutamente) illeggibile valanga di file .csv. La seconda, è che i cittadini devono acquisire la consapevolezza che la trasparenza è la strada maestra che permette loro di passare dal momento della critica al momento della partecipazione al processo di cambiamento, e che questo ha un ritorno positivo (soprattutto economico) anche per loro. Ossia, devono acquisire la cultura dell’open data e farlo proprio nel momento di crisi economica e di legittimazione del sistema politico.

Dunque, un governo aperto e la reale redistribuzione del potere nelle mani dei cittadini dovrebbero passare per una piattaforma che permetta loro di mettere le mani su quei dati, capirli, remixarli e proporre tramite essi un’alternativa.

E a quel punto, potrà iniziare l’era della trasparenza.

Marco Ciaffone

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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