Open data: non si cresce se non si impara a liberare insieme i dati

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Oggi in tutto il mondo è Open Data Day: una giornata in cui, in diverse città del mondo, le persone si incontrano per portare l’attenzione sul tema dell’open data.Il modo migliore per fare capire l’importanza del tema è quello dell’hackathon: cioè un incontro dove le persone mettono a fattor comune i loro talenti e collaborano per scrivere applicazioni, liberare i dati, creare visualizzazioni, pubblicare analisi.

In questo modo il valore dell’open data diventa più tangibile e si hanno strumenti comunicativi molto forti per incoraggiare le politiche sui dati aperti da parte dei governi locali, regionali e nazionali in tutto il mondo.

L’evento è sintetizzato con questa formula:“Open Data + You + Your Community + Your Timezone = Open Data Around the World”

“Dati Aperti + Te + la Tua Comunità + il tuo Fuso Orario = Dati Aperti in Tutto il Mondo”.

Ed è esattamente quello che sta accadendo in tutto il mondo.

L’Italia, chiaramente, non è da meno. Fino dalla prima edizione siamo stati presenti con il nostro “International Open Data Day Italia” dove, forse l’enfasi è sempre stata più viziata dall’organizzare convegni piuttosto che organizzarsi per stimolare la creatività e trasformare dati, ma nei fatti siamo sempre risultati fra le nazioni dove sono stati organizzati maggiori eventi.

Da Palermo a Bolzano, oggi la comunità Open data festeggia

Quest’anno gli eventi risultano ancora più numerosi, e sono oltre 30 le bandierine che cadono all’interno dei nostri confini. Andando poi a sfogliare evento per evento si scoprono che le hackathon sono tantissime e – notizia ancora più bella – molti sono organizzati dagli studenti coinvolti nel progetto “A scuola di OpenCoesione”.

Questo vuol dire che, a dare un contributo a questo evento, ci sono anche tanti giovani: quegli studenti delle scuole superiori che, grazie al Ministero dell’Istruzione e al progetto OpenCoesione, stanno facendo una esperienza immersa nel mondo dei dati per capire cosa sta accadendo intorno a loro.

C’è chi definisce la situazione dell’Open data in Italia sempre più felice: l’European Data Portal mette dati.gov.it fra i primi cataloghi di dati nelle metriche di qualità, l’Open data index di OKFN ci vede salire di qualche posizione, le proposte di AgID per la creazione di una metadatazione condivisa stanno ottenendo successo presso la commissione europea, nascono portali che avvicinano le persone a capire i dati ecc…

Per ciascuna di queste c’è un lato oscuro: cosa è presentato su dati.gov.it non corrisponde a quanti dati in realtà sono stati aperti fino ad ora, nell’open data index l’Italia è salita semplicemente perché sono state inserite delle categorie non presenti nelle edizioni precedenti ma su quelle censite negativamente la situazione è rimasta pressochè invariata, ecc…

Quello che ci manca per fare il salto di qualità è implementare una politica open data all’insegna di tre parole chiave: riuso, crescita e sostenibilità.

Il riuso è fondamentale per permettere all’open data di espandersi e raggiungere tutte le promesse che negli ultimi anni ci stiamo facendo. Il riuso deve prima di tutto creare una opportunità per chi genera dati. Si tratta di una regola semplicissima: documentare, adottare standard nei formati e nei dizionari usati per descrivere i dati. Semplici passaggi che aiutano ad rendere sempre più efficiente il sistema. E quando si diventa efficienti si cresce. E la crescita diventa così un’altra parola chiave con cui sviluppare una strategia open data, dove, nella realtà dei fatti, tutte le promesse, come la trasparenza e i nuovi mercati, non sono altro che una naturale conseguenza di quello che si fa coi dati. La sostenibilità, infine, è la chiave del successo di tutto questo: ogni processo di produzione dei dati deve essere sostenibile e garantito nel tempo. Dobbiamo smetterla di fare le gare al far salire i contatori di dataset aperti, dovremmo ragionare di più sul garantire che quanto viene esposto sia aggiornato tempestivamente, sia ben documentato e secondo gli standard.

Il mio caro amico Vincenzo Patruno ha fatto dell’ironia su come la situazione dell’open data in Italia (e nel mondo) ha ancora bisogno di tanto amore per migliorare. Lo ha fatto creando il testo Prima legge di Patruno sugli Open Data: “La probabilità che i dati cercati siano stati pubblicati da qualcuno come Open Data è inversamente proporzionale all’importanza che quei dati hanno per portare a termine il progetto o la ricerca che si sta effettuando.”

La legge ha anche un suo corollario:“Se gli Open Data per qualche ragione esistono, allora sono stati pubblicati per un’area geografica diversa da quella sui cui si sta effettuando la ricerca. Se poi esistono per quella determinata area geografica allora sono vecchi.”

Sto conoscendo sempre più giovani startupper che stanno gettando la spugna quando si scontrano davanti a questa realtà.

Le soluzioni però sono due o arrendersi o continuare a crederci.

Ed io continuo a crederci, e guardare quella mappa, e vederci sotto le storie che oggi creeranno le persone da Bolzano a Sciacca, da Lecce a Cagliari, da Torino a Ravenna capire che saranno momenti creativi, che saranno momenti di creazione di nuove sinergie, e vedere che ci sono tanti giovani coinvolti, non fa che darmi tanta energia.

Pertanto: BUON OPEN DATA DAY A TUTTI!!!

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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