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Napoli e la Green Economy italiana: il riscatto del Sud

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Le ragioni dell’ambiente e le richieste di energia, coniugare questi due aspetti rappresenta indubbiamente la sfida di questo secolo.Quando parliamo di tecnologia ed App Economy pensiamo in particolare anche all’energia elettrica e alla sua evoluzione.Le stesse innovazioni dei nostri device elettronici spesso consistono in miglioramenti del risparmio di energia o del tempo di ricarica.L’energia elettrica fa pensare a qualcosa di silenzioso e pulito ma il problema è con quale processo viene ottenuta: combustibili, fossili, nucleare, idroelettrico, geotermico, eolico.

Come si sta comportando l’Italia in questi anni?Secondo i dati forniti da Terna, dal Gestore Servizi Energetici e riassunti da Il Post, nel 2014 circa due terzi dell’energia elettrica prodotta in Italia arrivava dai combustibili fossili e circa il 37 per cento del totale (120 mila GWh) da fonti rinnovabili (soprattutto idroelettrica poi fotovoltaica, biomasse, eolico e geotermico).In Europa l’Italia non è messa male, è dodicesima ma sopra la media europea e davanti a Germania, Francia e UK.

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http://www.gse.it/it/Statistiche/RapportiStatistici/Pagine/default.aspx

Il Governo italiano per il 2015 parla del 39% di rinnovabili sul totale con queste ripartizioni:

http://www.slideshare.net/Partito_Democratico/offon-le-azioni-del-governo-renzi

Pensare di poter sfruttare solo energia rinnovabile in tempi brevi è irrealistico come racconta anche lo scienziato David MacKay in questo illuminante TED talk.

Abbiamo bisogno di un progetto per il futuro, dobbiamo “smettere di gridare e iniziare a parlare seriamente” di come sviluppare le tecnologie che ci permetteranno di spingere al massimo le energie e i comportamenti più rispettosi dell’ambiente.È quella che viene chiamata “Green Economy” in cui l’Italia, di nuovo, è molto più avanti di altri Paesi che siamo abituati ad immaginare migliori di noi.Secondo il Green Economy Index, pubblicato nel novembre scorso, l’Italia è terza in Europa dietro Austria e Svezia, grazie all’efficienza energetica, alla spesa in protezione ambientale, alla superficie coltivata biologicamente e alla bassa intensità di carbonio dell’economia.

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Naturalmente non ci si può accontentare in un settore così dinamico e dipendente dagli investimenti.Proprio il Sud potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella prossima fase della Green Economy italiana grazie alla ricchezza di spazi e di competenze.Il progetto in campo più rilevante da questo punto di vista è quello del Polo Tecnologico dell’Ambiente a Napoli.Un consorzio di 40 aziende del territorio napoletano operanti nel settore dell’ambiente, energia e innovazione che hanno acquistato con fondi propri un’area di Bagnoli per costruire un polo ad alto contenuto tecnologico.Anche questa operazione è destinata a infrangere i vecchi cliché, che indurrebbero a immaginare qualcosa del genere se non nel Nord Italia quantomeno in altri Paesi europei.

immagine da http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/

E invece lo vedremo a Napoli, nell’unica area già bonificata (e ovviamente non sottoposta ad alcun sequestro) dove le 40 aziende (tra cui per es.

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Optima Italia) allestiranno la loro sede in un complesso produttivo autosufficiente completamente eco-compatibile (il primo in Europa) e svilupperanno il loro know-how anche in collaborazione con Università e Centri di Ricerca per 1500 posti di lavoro previsti nel primo anno.Il progetto oggi è già nella fase cantierabile e prevede un ulteriore allargamento del complesso per coinvolgere altre 40 imprese, triplicando gli investimenti.

Un’altra opportunità per Napoli e il Sud per riscattarsi.Un esempio anche per altre situazioni nel Meridione, non solo per riqualificare o conservare ma per riconvertire uno storico tessuto industriale e riportare al centro l’innovazione.

LUCA ALAGNA

14 APRILE 2016

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Scritto da chef