L’uso consapevole del mercato con i bitcoin

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Nelle reti in cui l’identità è conosciuta, un comportamento illegale, quando viene scoperto, è punito e si perde la reputazione. Nelle reti con un certo grado di anonimità, dobbiamo ricorrere ad altri strumenti. Un recente studio dal titolo “The Evolution of the Bitcoin Economy: Extracting and Analyzing the Network of Payment Relationships” mostra che il mercato del bitcoin è maturato a tal punto da non vedere più come promotori del suo commercio le attività viziose come il gioco d’azzardo o i traffici nel web sommerso (Deep Web). Sostenuta da un team di ricercatori guidato da Paolo Tasca (University College London, Centre for Blockchain Technologies, coadiuvato da Shaowen Liu, Deutsche Bundesbank e da Adam Hayes dell’Università del Wisconsin), la ricerca asserisce che il Bitcoin, inteso come sistema di pagamento, abbia attraversato tre distinte fasi di utilizzo, la più recente delle quali è rappresentata da “pagamenti, traffici e servizi legalizzati e virtuosi”.

I BITCOIN E LA QUESTIONE CONTROLLO

A tal proposito, lo studio (scaricabile qui) chiarifica una questione cruciale tuttora aperta all’interno della comunità Bitcoin:

questo sistema deve essere sottoposto a un controllo maggiore rispetto ad altri network di pagamento più accreditati?

Così argomenta l’articolo scientifico: “I risultati che abbiamo ottenuto suggeriscono che alcune recenti perplessità concernenti l’uso del Bitcoin per eseguire transazioni illecite possano essere state in realtà ingigantite e probabilmente si ridurranno fintanto che l’economia del Bitcoin continuerà a svilupparsi e a maturare”. Per questo studio, il team di ricercatori ha generato un database composto da decine di milioni di indirizzi Bitcoin, i quali sono stai rielaborati per estrarre e creare i cosiddetti “super clusters” (gruppi di indirizzi Bitcoin) che, secondo gli scienziati, sono controllati da singole persone fisiche o giuridiche.

A questo punto, il gruppo di ricerca ha allocato quasi gli oltre 3.000 “super clusters” in quattro differenti categorie economiche: servizi di cambio, servizi di gioco d’azzardo, attività di “mining” (il cosiddetto processo che porta alla creazione dei bitcoin) e mercato nero legato al web sommerso.

LO STORICO DELLE TRANSAZIONI

Lo studio estrae ed analizza lo storico delle transazioni avvenute tra i “super clusters” dall’inizio del mercato bitcoin sino ad oggi, scoprendo che le prime due fasi storiche del mercato sono state dominate da attività cosiddette di mining e successivamente da “attività viziose o illegittime”. Secondo il rapporto, la terza fase tuttora in corso è dominata dai mercati di cambio del bitcoin.

“Si può pertanto denominare il primo stadio come Proof-of-Concept o Fase di “Mining”, il secondo come Fase Illecita o Fase di Dominio del gioco d’azzardo/mercato nero, e il terzo come Maturità o Fase del Cambio”.

In particolare, il rapporto mostra che questa maturazione del mercato Bitcoin è avvenuta nonostante la proliferazione di nuovi mercati neri a seguito della chiusura della famigerata Silk Road (Via della Seta). La ricerca inoltre rivela nuove informazioni riguardanti il comportamento delle persone fisiche o giuridiche che controllano i cosiddetti “super cluster”. Ad esempio, lo studio mostra sia alcuni modelli di comportamento comuni tra le diverse categorie economiche ed i loro utenti, sia modelli di comportamento distinti fra categorie.

Nel primo gruppo rientra ad esempio l’effetto one-day (un giorno): i trader, i giocatori d’azzardo, i partecipanti al mercato nero e i partecipanti alle attività di “mining” tendono a liquidare le loro posizioni in Bitcoin su base giornaliera. Inoltre, sembra che ci sia una forte preferenza per fare affari nell’economia bitcoin in quantità di lotti rotondi (per esempio, 0.1, 0.2, 0.5, 1.0 BTC, ecc.).

Nel secondo gruppo rientra ad esempio il flusso medio delle transazioni: il valore medio scambiato tra i trader e le società che offrono servizi di cambio è di 20 bitcoin con una frequenza di circa undici giorni. Diversamente, i giocatori d’azzardo scommettono appena 0,5 bitcoin in media, ma ripetutamente entro lo stesso giorno.

Bitcoin usa degli pseudonimi che, stando alle correnti valutazioni, non garantiscono una privacy sufficiente per alcuni casi d’uso. Oggi il negoziante non ci chiede da dove viene quel contante, sarà così anche per i siti online che accetteranno le criptovalute? Siamo culturalmente preparati alla responsabilità che l’uso dei “beni digitali al portatore” comporta?

MASSIMO CHIRIATTI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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