L’euforia delle scienziate indiane per MOM nell’orbita di Marte

scienze

Pochi di quelli che leggono hanno vissuto la notte della Luna nel lontano luglio 1969, quando il mondo intero era con il fiato sospeso ad aspettare un evento storico. Allora si trattava del primo allunaggio, una manovra difficile che riuscì sul filo del rasoio. Ma la ricerca spaziale si trova spesso a vivere momenti topici, dove si gioca il tutto per tutto, e la magia si ripete. Pensiamo alla discesa spettacolare delle sonda Curiosity sul suolo marziano l’anno scorso oppure alla manovra di frenamento della sonda Rosetta che il 6 agosto ha iniziato a volare in formazione con la sua cometa.

Il 24 settembre i bambini indiani hanno dovuto presentarsi in classe alle 6:45, decisamente prima del solito orario, per vivere un momento importante nella storia della ricerca spaziale indiana.

Dovevano assistere all’inserimento in orbita marziana della sonda Mars Orbiter Mission, MOM per gli amici. In effetti non c’era niente da vedere, i bambini dovevano capire che l’India stava tentando qualcosa di difficile per dimostrare al mondo di essere capace di farlo. Andare su Marte non è una passeggiata. Il tasso di mortalità delle sonde è elevatissimo: su 51 missioni partire solo 21 sono felicemente arrivate a destinazione. I pericoli sono ovunque: il viaggio è lungo e la navigazione è difficile con pochissimi margini d’errore che si riducono a zero nel momento dell’inserimento in orbita. E’ in questo fatidico passaggio che sono state perse la maggior parte delle missioni: la sonda deve frenare la sua corsa per farsi catturare dalla gravità di Marte e lo deve fare nel posto giusto, al momento giusto per acquisire la velocità giusta.

E deve fare tutto da sola secondo uno schema predefinito perché i tempi di transito del segnale tra la Terra a Marte precludono ogni intervento diretto dei controllori della missione. E’ una manovra non banale e nessuna delle nazioni che hanno inviato sonde al pianeta rosso (Stati Uniti, Russia ed Europa) c’è riuscita al primo colpo. MOM invece ce l’ha fatta e, tra il tripudio generale, l’India è diventata il primo paese asiatico ad avere una sonda in orbita marziana, battendo la concorrenza giapponese e cinese che hanno tentato, e fallito, rispettivamente, nel 1999 e nel 2012.

Il primo ministro Indiano Narendra Modi ha giustamente usato parole di stile Kennedyano per descrivere il momento dicendo che MOM è l’esempio luminoso di quanto l’India sappia fare come nazione.

Ha zittito i critici che sostengono che l’India ha problemi più pressanti della conquista di Marte per sottolineare che il progresso tecnologico migliora la qualità della vita di tutta la popolazione. Ha anche colto l’occasione per rimarcare che si tratta di una missione low cost con un budget totale di 74 milioni di dollari, meno di quanto sia stato speso per girare famosi film ambientati nello spazio. Il primo ministro Modi ha ricordato che Gravity è costato circa 100 milioni di dollari, ma, aggiungo io, non è certo il film più caro. Se vi volete divertire con i costi dei film che magari avete visto o dei quali avete sentito parlare, questa è la lista (con le cifre corrette per l’inflazione). Sono ben 10 i film spaziali famosi che sono costati più di MOM,

Avatar: $263 milioni ($237 milioni del 2009)

Wall-E: $199 milioni ($180 milioni del 2008)

The Fifth Element: $138 milioni ($93 milioni del 1997)

Mission to Mars: $124 milioni ($90 milioni del 2000)

Elysium: $117 milioni ($115 milioni del 2013)

Star Trek: The Motion Picture: $115 milioni ($35 milioni del 1979)

Gravity: $102 million ($100 milioni del 2013)

Apollo 13: $101.5 milioni ($62 milioni del 1995)

Dune (1984): $92 milioni ($40 milioni del 1984)

Close Encounters of the Third Kind: $76 milioni ($19.4 milioni del 1977)

Subito sotto il costo di MOM troviamo

2001: A Space Odyssey: $72 milioni ($10.5 milioni del 1968)

The Right Stuff: $65 milioni ($27 milioni del 1983)

La battuta sul costo della missione era chiaramente rivolta alla NASA che pochi giorni prima aveva inserito in orbita marziana la missione MAVEN, dalla strumentazione infinitamente più complessa dei 5 piccoli strumenti di MOM (che hanno un peso totale di 15 kg), ma dal costo di 9 volte superiore. MOM ha ricevuto un tweet di benvenuto da MAVEN e ha educatamente risposto. Adesso ha iniziato il suo lavoro inviando immagini di Marte commuoventi, ma molto meno definite di quelle alle quali siamo abituati dagli strumenti, molti più sofisticati, che già orbitano il pianeta. La missione vuole essere una prova tecnologica per dimostrare che nello spazio l’India non è seconda e nessuno, specialmente non alla Cina che, dopo messere andata sulla Luna, ha fatto flop su Marte.

Tornando al momento topico del giubilo generale, sono stata colpita dalla foto che ho riportato qui sopra e che è stata scattata nel centro di controllo dell’agenzia spaziale indiana ISRO e pubblicata sul New York Times. Si vede un gruppo di signore non giovanissime in sari sgargianti che si stanno abbracciando. La didascalia dice scienziati ed ingegneri dell’ISRO festeggiano e io non ho potuto fare a meno di paragonarla con le molte immagini dei centri di controllo della NASA e dell’ESA dove le donne sono una sparuta minoranza. E’ vero che nelle occasioni ufficiali le persone presenti nella sala di controllo hanno tutte la stessa maglietta (vuoi istituzionale, vuoi dedicata ad una determinata missione) e le signore non sono così multicolori e facili da riconoscere. Tuttavia il messaggio è forte e chiaro: l’India, che pure deve affrontare problemi difficilissimi di violenza sessuale e di aborti selettivi, vuole riconoscere il ruolo delle sue donne scienziate ed ingegneri.

La foto mi ha anche ricordato il commuovente discorso di Emma Watson alle Nazioni Unite a New York il 20 settembre. Partendo dalla constatazione che nessun Paese al mondo ha raggiunto la completa uguaglianza tra i generi, Emma presentava l’iniziativa HeForHer facilmente traducibile con LuiPerLei (in italiano suona persino meglio dell’originale). Il vero femminismo non è un’azione delle donne per le donne (e contro gli uomini), ma un’azione congiunta di uomini e donne per migliorare la qualità della vita di tutti. Anche attraverso la conquista dello spazio.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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