L’educatore funambolo e altri 2 punti chiave dell’educazione digitale

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Oggi si sente parlare spesso di educazione digitale. Soprattutto a seguito di fatti di cronaca, non è raro che sui media si annuncino progetti e programmi speciali per aiutare i ragazzi a sviluppare maggiori competenze digitali. Tutto questo può essere positivo, ma nasconde certamente anche delle insidie che è necessario tenere ben presente. Il rischio, infatti, è che l’educazione digitale si trasformi in uno sterile, pericoloso e inutile tentativo di controllo delle nuove tecnologie e dell’uso di Internet. Al contrario, è importante accorgersi delle grandissime potenzialità che questi nuovi strumenti ci offrono, anche in campo educativo. L’ansia e la paura che possono sorgere dal percepire un mondo che si sta trasformando sotto ai piedi deve trasformarsi in desiderio di cambiamento e in opportunità di potersi esprimere, utilizzando strumenti molto potenti e mai così facili da reperire.

Nell’ebook Educazione Digitale, scritto con 40k, parlo dei 3 punti irrinunciabili che una buona educazione digitale deve possedere.

1. Diventare educatori funamboli

Il mondo degli adulti si divide spesso tra chi è a favore delle nuove tecnologie e chi ne sottolinea tutti i pericoli, rimpiangendo un’epoca passata in cui le persone si incontravano sempre di persona. Se si vuole educare ai tempi del digitali bisogna abbandonare queste posizioni e salire sulla corda del funambolo, diventando così educatori funamboli. Ma come si diventa “educatori funamboli”? Per prima cosa “bisogna accettare di danzare sul filo, utilizzando come bilanciere da una parte la curiosità e dall’altra la voglia di sperimentare”. In secondo luogo “se si vuole stare in equilibrio, occorre tirare bene la fune, la base su cui appoggeranno i piedi, utilizzando tutta la forza che può scaturire dal sapere che un ragazzo, anche se nato nel tempo digitale, ha sempre bisogno di una guida” (Educazione Digitale, 40K).

L’educazione digitale deve pertanto accogliere le novità che le nuove tecnologie stanno portando alla nostra realtà senza perdere di vista i punti essenziali che una buona educazione deve avere: la relazione, l’incontro, il contatto con la realtà.

Gli educatori funamboli devono, a mio modo di vedere, prendere il posto degli immigrati digitali. La definizione di nativi ed immigrati digitali, spesso utilizzata per segnare le differenze tra una generazione nata in era digitale ed una in era analogica, non aiuta ad affrontare le nuove sfide educative. Non abbiamo bisogno di genitori ed educatori esperti di informatica, ma di persone curiose, che abbiano voglia di esplorare, di informarsi, di trovare il proprio modo di abitare questa realtà.

2. La relazione adulto – bambino

Non esiste app o videogame che funzioni meglio di un genitore o di un educatore.

Con questo intendo dire che non dobbiamo mai permettere alle tecnologie di sostituirsi all’essere umano in campo educativo. L’utilizzo delle nuove tecnologie, però, può arricchire e aumentare gli strumenti educativi a disposizione di un genitore.

La distinzione online-offline, ovvero l’idea che possa esistere una realtà Reale ed una realtà Virtuale, non è più utile per leggere i cambiamenti che stanno avvenendo nella nostra società. I social media, i dispositivi mobile e lo sviluppo dell’ Internet of things, ci rendono di fatto sempre connessi e per questo diventa fondamentale lavorare sull’integrazione online-offline.

L’interazione adulto-bambino nell’utilizzo dei dispositivi digitali diventa allora necessaria per poter favorire una sana e positiva integrazione. Purtroppo molte app non sono pensate per favorire questa interazione, ma è altrettanto vero che sono gli adulti spesso a preferire delle app in cui i bambini giocano da soli, isolati da loro e dal resto dell’ambiente circostante. In alcuni casi dare un iPad in mano al figlio può significare avere un po’ di silenzio in casa, qualche minuto (o anche ore???) in cui potersi dedicare alle proprie attività ed interessi…ma a quale prezzo? E’ importante, invece, che l’adulto accompagni nell’utilizzo delle nuove tecnologie e nel complesso lavoro di integrazione tra vita online e vita offline.

3. Il linguaggio della programmazione

Sono sempre più convinto dell’importanza per i bambini, ma anche per gli adulti, di imparare questo nuovo linguaggio che fa sempre più parte della nostra esistenza. Ciascuno di noi, infatti, conosce con diversi gradi di approfondimento, la struttura della vita offline. Sappiamo dire come è fatto il corpo umano, abbiamo conoscenza del funzionamento di un motore e siamo certi che per costruire una casa siano necessarie delle fondamenta. Ognuno, ovviamente, avrà poi una conoscenza più o meno approfondita a seconda della sua esperienza professionale e di vita. Perché lo stesso non deve capitare anche nel mondo online? Perché continuare ad abitare una realtà senza avere le basi necessarie per poterla meglio comprendere?

E’ importante che i progetti volti allo sviluppo delle competenze digitali non si limitino a dire quello che non si deve fare o che è pericoloso fare. I ragazzi conoscono molto bene la teoria, sanno che insultare una persona online è grave quanto farlo offline. Bisogna allora far vedere ai ragazzi quello che è possibile fare con i nuovi strumenti a disposizione, sottolineare che non solo ci sono delle cose che non si devono fare ma che, al contrario, ce ne sono tante altre che è possibile fare. I ragazzi hanno bisogno di essere spinti a ricercare, inventare, esplorare…e se ci pensiamo bene mai come ora abbiamo gli strumenti adatti per farlo.

L’ebook Educazione Digitale, scritto con 40k, nasce dall’idea che per educare ai tempi del digitale sia necessario diventare tutti un po’ creativi. Nell’ebook si parla di app per bambini, di cultura digitale, di cyberbullismo, di dipendenze da Internet e di molti altri argomenti.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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