Il nutrizionista degli astronauti (e di Samantha Cristoforetti)

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Lui ha da poco terminato il suo allenamento. Io invece mi sto ancora riprendendo dalla corsetta intrapresa per prendere il bus che stava partendo. Tra noi due, è lui quello decisamente più in forma e non è un’atleta. Nel senso che la componente agonistica è un ricordo del passato, quando faceva atletica leggera, quando saliva sul ring con i guantoni ben allacciati. Ora l’ora, l’ora e mezza che trascorre in palestra la dedica ai pesi, all’attività aerobica e alla mente.

Filippo Ongaro con Samantha Cristoforetti

Lentamente ci dirigiamo verso un bar vicino al suo ambulatorio. Un caffè io, uno spremuta lui, dopodiché, quasi puntando il dito verso il cielo, non posso che rivolgergli la domanda di cosa vuol dire essere il nutrizionista degli astronauti, il nutrizionista di Samantha Cristoforetti, l’ultima in ordine di tempo a trovarsi lassù nello spazio.

Ed è così che Filippo Ongaro mi racconta la sua storia, una storia dedicata alla ricerca ed alla applicazione sull’alimentazione e della correlazione tra alimentazione e salute.

Dopo una laurea in Medicina ed una specializzazione in Medicina dello Sport, il dott. Ongaro, nell’ambito di scambi di ricerca universitaria, si ritrova in Germania. Il professore che lo segue collabora con l’Agenzia Spaziale Europea. Quasi per caso, si ritrova pure lui a mettere a disposizione le proprie competenze, ma non solo. L’ESA sta cercando una persona con il profilo professionale di Filippo da inserire nel suo organico. È così che si ritrova ad essere il medico degli equipaggi dell’ESA, ma anche delle spedizioni americane o russe.

Filippo Ongaro

Questa opportunità gli permette di girare il mondo, di perfezionarsi, di affrontare nuove tematiche legate alle medicina nello spazio, una su tutte quella relativa all’invecchiamento accelerato.

Studia, applica, approfondisce questo aspetto. Ad affiancarlo la moglie (psicologa degli astronauti). Dopo otto anni di esperienza all’estero torna in Italia ed apre la sua clinica l’Ismerian, l’Istituto di Medicina Rigenerativa e Anti-Aging. Mantiene però il legame con lo spazio e proprio Samantha Cristoforetti diventa una sua paziente ancora prima di diventare astronauta.

Dell’attuale missione Futura 42, il contributo di Filippo è stato quello di seguire come nutrizionista Samantha in quello che chiamano bonus food, un numero di pasti pensati appositamente per il comandante Cristoforetti, che vanno a completare la fornitura generale prevista dall’ESA

Le indicazioni date da Filippo poi sono state tradotte in pratica da Argotec, la società indicata proprio dall’ESA per produrre questi “pasti spaziali” e dal suo straordinario cuoco.

Dopo aver sorseggiato la sua spremuta, Filippo mi ricorda quali sono i principi che segue attraverso la nutrigenomica, scienza multidisciplinare che studia l’interazione tra il patrimonio genetico e il cibo. Approccio che ha avuto il merito di scardinare alcuni vecchi paradigmi, come la valutazione del cibo solo attraverso le calorie e allo stesso tempo, di andare in profondità nel ruolo invece che hanno le vitamine ed i nano nutrienti. Principi che vanno a confermare l’importanza che deve avere il vegetale sulla nostra tavola (più del 50%); che ridefiniscono il peso dei carboidrati, considerando comunque quelli naturali presenti nella frutta e nella verdura o quelli integrali; vengono ridefiniti pure i grassi, ben distinguendo tra le diverse tipologie e capendone che alcune fanno bene; infine la stessa valutazione viene fatta per le proteine, indicandone quanto mangiarne e la tipologia consigliata.

Ma ascoltando le parole di Filippo, quello che emerge in particolar modo è la volontà di superare le etichette, andare in profondità sulla funzionalità del cibo, abbattendo stereotipi e giustificando tesi, solo dopo riscontri scientifici

È su questo tema che mi racconta la sua visione dell’innovazione in campo medico, un’innovazione che non è sempre facile da definire. Quella più evidente proviene dall’introduzione di nuovi farmaci e da nuovi macchinari altamente specializzati, ma fondamentale, secondo lui, è l’innovazione nella metodologia, l’innovazione nel pensiero. Non a caso mi porta ad esempio l’approccio diverso di dialogare con i pazienti. Oltre a ciò l’onda benefica dell’innovazione deve esserci nella ricerca, una ricerca che non sia solo la rincorsa a nuove pubblicazioni da parte dei medici, ma una vera e propria applicazione della stessa.

Samantha Cristoforetti. Fonte: Gustosano.eu

Lasciato il bar ci avviamo verso il suo studio, ma prima di lasciarci gli chiedo quale sarà secondo lui il cibo del futuro. Dopo una breve pausa, mi descrive lo scenario che secondo lui si sta delineando, dove da un lato c’è la tendenza naturalistica – legata al bio, al chilometro zero, ai gruppi d’acquisto solidale – cioè tutto quel filone legato alla sostenibilità e in parte anche ad un ritorno al passato. Dall’altro lato c’è invece la tendenza verso quella che si può chiamare super tecnologica, basti pensare ai tentativi di riprodurre in laboratorio cibo naturale. Dopo un’ulteriore pausa aggiunge che però è auspicabile anche una terza via fondata su un’importante educazione alimentare, al mangiare meno e comunque ad un magiare per vivere e non il contrario.

Ci lasciamo. Io riprendo la mia corsetta per riprendere un altro bus. Lui torna nel suo laboratorio dove il futuro è già presente.

ANDREA BETTINI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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