Giovani architetti: create capolavori che producano energia

ambiente

A leggere il rapporto 2012 del Nimby Forum c’è da farsi venire l’orticaria: 311 opere pubbliche contestate in Italia solo l’anno scorso, e stavolta l’88% sono impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Ma come si fa a pensare alle smart city, alle emissioni zero, alle nuove tecnologie e all’energia pulita se appena proviamo a posare un mattone scendono tutti in piazza?

La tendenza ovviamente non è solo italiana. Al contrario, quelli che non vogliono che nulla venga costruito nel loro “cortile” continuano ad aumentare in tutto il mondo e sembra essere alimentata dalle ansie tipiche dei nostri tempi. Cambiamenti climatici, inquinamento, scarsità delle risorse disponibili non spingono a costruire tanti più impianti per la produzione di energia pulita, più smart building o addirittura smart cities.

Al contrario: sembrano invitare le persone a recintare il proprio cortiletto e a chiudere il cancello, nella (vana) speranza che almeno quello venga risparmiato dallo scempio ambientale.

Chi l’ha detto però che le rinnovabili devono per forza essere brutte e non possono invece essere bellissime?

Elisabeth Monoian e Robert Ferry sono due architetti americani che oggi vivono negli Emirati Arabi e hanno fondato una no profit con l’obiettivo di fondere arte, ambiente e tecnologia. La loro idea si chiama Land Art Generator – LAGI e oggi è un concorso internazionale aperto a tutti (da quest’anno anche agli studenti delle superiori) per disegnare il futuro.

Ogni artista vuole ispirare le persone a cambiare, portare novità e consapevolezza nella vita degli altri” – mi dice Robert, alle cui spalle si intravedono i grattacieli di Dubai.

La Land Art Generator Initiative è un progetto di scultura sociale, che si propone di inventare e promuovere un design ambientale sostenibile integrando l’estetica alle infrastrutture energetiche delle rinnovabili”.

In due parole: opere d’arte che producono energia. Piccole centrali eoliche, solari, idroelettriche capaci di alimentare gruppi di costruzioni, reti di illuminazione o di essere semplicemente connesse alla rete per cedere energia e che in più sono belle. Più che un progetto, un sogno che Elisabeth e Robert cercano anche di realizzare per conto degli artisti/architetti in gara, facendo anche da ‘agenti’ per i loro progetti.

L’obiettivo non è solo quello di attribuire i ventimila dollari di premio – spiega Robert – ma quello di vedere realizzate delle opere d’arte di tipo completamente nuovo, che mentre cambiano il paesaggio cambino anche noi e il nostro modo di rapportarci all’energia”.

Quando chiedo loro perché hanno deciso di focalizzarsi proprio sulle rinnovabili, Robert si fa una bella risata:dalla nostra prospettiva la domanda è piuttosto: perché non si stanno concentrando tutti sulle rinnovabili? Continuiamo a parlare della necessità di sganciarci dalle fonti tradizionali, che sono inquinanti e non sostenibili, ma allo stesso tempo continuiamo anche a frapporre ostacoli perché questo non avvenga. Non ha senso. Noi invitiamo le persone, gli artisti, gli architetti a concepire idee che ci facciano intuire a cosa somiglierà l’ambiente quando vivremo di nuovo in armonia con la natura e l’intero ecosistema. Puntiamo su soluzioni esteticamente gradevoli e funzionali, sperando di ispirare le persone a riflettere sulla bellezza di questo futuro possibile, per spingerle ad abbracciarlo e adoperarsi perché venga realizzato prima che si può”.

Pensiamoci bene: se le rinnovabili fossero belle, armoniose, artistiche, ben integrate nell’ambiente, chi non vorrebbe una centrale vicino a casa sua? Forse anche in Italia, paese tradizionalmente legato al suo paesaggio, molte difficoltà potrebbero essere superate. E Robert fa persino una special call proprio per gli italiani:

Nell’edizione 2010 abbiamo ricevuto tantissimi progetti dall’Italia. Solar ECO System di Antonio Maccà e Flavio Masi è uno dei nostri preferiti in assoluto. L’Italia è un paese che ci piace molto e dal quale ci aspettiamo idee di altissima qualità.

La competizione quest’anno chiede di progettare una scultura energetica edificabile nel Freshkills park, un’area alle porte di New York che sta per essere completamente rinnovata.

Se siete stufi di dire ‘si potrebbe’; se siete stufi di pensare ‘sarebbe bello se’ c’è tempo fino a luglio per rimboccarsi le maniche e progettare il futuro del Freshkills park, ma anche quello di una qualsiasi campagna americana o europea. La giuria privilegia espressamente team multidisciplinari composti da artisti, architetti, ingegneri e altri esperti, ma se avete una buona idea, quest’anno essere da soli non è più una scusa valida.

Da poco è nato Townsquare, un nuovo social network promosso dal LAGI che consente di scambiare idee con altri professionisti e di cercare on line in tutto il mondo persone interessate a partecipare alla competizione e a condividere il vostro progetto. Per creare un team su misura per voi. E inventare un futuro che vada bene per tutti.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments

What do you think?

Scritto da chef

ambiente

Ho visto nascere una smart city: non ha grattacieli ma persone smart

innovaizone

Innovatori, makers, sognatori: riparte Next – La Repubblica delle Idee