FabLab, siamo trai primi 3 al mondo. Ecco la mappa italiana dei Makers

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Mappare i laboratori di Making e Fabbricazione Digitale non è cosa semplice, perchè per la maggior parte nascono spontaneamente, “dal basso”. E non sono poche le piattaforme nate con lo scopo di censirli. Ma queste mappature sono spesso molto sbrigative e poco approfondite, poiché l’obiettivo generale è quello di mappare il più alto numero di laboratori esistenti e non, invece, quello di capire in profondità la natura della maggior parte di queste iniziative.

Ma per fortuna ci sono anche progetti di ricerca volti a mappare le realtà esistenti con lo scopo di conoscerli (e farli conoscere) più a fondo, come sta facendo ad esempio NESTA nel Regno Unito.

Foto: trendylife.it

IL CENSIMENTO DEI FABLAB ITALIANI

Abbiamo provato a farlo con il wiki della Fondazione Make in Italy CDB, elaborando un censimento completo dei FabLab e Makerspace italiani.Ci siamo mossi sin dall’inizio, nell’estate 2014, per mappare sia superficialmente i laboratori nel wiki sia più apronfonditamente attraverso l’elaborazione e la somministrazione di un questionario, con lo scopo mantenere un elenco online sempre aggiornato dei tanti laboratori, da affiancare ad una analisi limitata nel tempo (2014) ma che fosse in grado di analizzare il contesto in profondità.

I laboratori di Fabbricazione Digitale in Italia secondo il censimento 2014

In pochi mesi il censimento è riuscito a raccogliere i contributi di 70 laboratori (sui 100 che avevano inizialmente mappato ed invitato): una percentuale quindi molto alta in grado di rappresentare bene le dimensioni reali del fenomeno. Dopo vari mesi di analisi dei dati raccolti, elaborazione delle loro visualizzazioni e riflessioni finali, con Alessandro Ranellucci abbiamo da poco pubblicato i risultati finali dell’indagine in un report.

QUANTI SONO E DOVE SONO I FABLAB ITALIANI

Il quadro che si delinea da questa ricerca è quello di un fenomeno di laboratori che si definiscono soprattutto FabLab (ma con anche altri formati presenti), i quali si trovano al primo anno di vita e sono ben attivi (solo un laboratorio infatti è in chiusura).

Quello dei FabLab è un fenomeno che in Italia è iniziato nel 2011 ma che nel 2014 è davvero esploso.

La gran parte dei laboratori si trovano soprattutto al Nord e poi Centro Italia, e sono ospitati in luoghi più legati ad artigianato, impresa e produzione che ricerca ed educazione. Spesso questi spazi presentano, oltre al laboratorio, anche altre attività progettuali e produttive.

La distribuzione (per provincia) dei FabLab che hanno risposto al questionario

Gran parte dei progetti sono nati dall’iniziativa e dalle risorse di gruppi di individui privati, con poco apporto da parte di organizzazioni e istituzioni (e quindi anche poco controllo di enti esterni ai progetti).Questa natura si riflette nella scelta se formalizzare i progetti (magari costituendo associazioni) o meno: una conseguenza della novità del fenomeno (ancora poche sono le normative dedicate) e dalla sua dimensione sociale e collaborativa.

Le poche facilitazioni derivano soprattutto dalla messa in usufrutto di spazi a titolo gratuito o agevolato, con ancora pochi bandi pubblici dedicati. Storicamente, per molto tempo i FabLab sono stati ospitati da organizzazioni e dedicati a istruzione e ricerca, mentre in Italia si sono configurati più come una iniziativa dal basso legata più alla manifattura che alla educazione,

FABLAB O MINI FABLAB: COME DISTINGUERLI

Data la novità del fenomeno e la sua natura dal basso, in quanto a budget e dotazione più propriamente dovremmo definirli Mini FabLab (con attrezzature per un valore di circa 10.000 €), poiché un un FabLab standard completo ha attrezzature e valore pari a circa 100.000 €.

Quasi la metà dei laboratori si reggono unicamente sulle energie di volontari, mentre circa un terzo affianca volontari apersonale retribuito e pochissimi tirocinanti.

Come conseguenza di queste dimensioni anche la media degli utenti registrati per laboratorio è di circa 66 mentre circa 26 sono in media i reali utenti attivi per laboratorio. Per quanto riguarda la ripartizione dell’investimento iniziale, si evidenzia una rilevante incidenza della voce relativa a macchine e strumenti, seguita da una cospicua quota destinata ai materiali di consumo e infine agli spazi. Molti non hanno un business model vero e proprio: il bilancio annuale si basa su una varietà di provenienze, dove però la voce maggiore è ancora quella dell’autofinanziamento.

Al momento siamo il terzo paese per numero di FabLab al mondo, distaccati dal secondo per solo un paio di laboratori in meno, ma dobbiamo ancora capire come reperire e come gestire le risorse al meglio, con comunità piccole ma che possono crescere ancora.

L’educazione è importante, ma la vera sfida che l’Italia ha di fronte è sperimentare sempre di più sulla manifattura.

LA RICERCA SUI FABOLAB ITALIANI E’ OPEN SOURCE

Questi e molti altri dati sono accessibili all’interno del report. Ed abbiamo rilasciato anche i file del questionario, i dati finali (anonimizzati) e i software realizzati per lo studio dei dati e l’elaborazione delle visualizzazioni, rendendo così non solo il report ma tutta la ricerca open source: in questo modo anche altri ricercatori potranno utilizzare i dati, verificare la correttezza del report e delle analisi e magari anche ripetere la ricerca sia in Italia che all’estero, divenendo così un possibile strumento comune per l’analisi del fenomeno dei laboratori di Making e Fabbricazione Digitale.

MASSIMO MENICHINELLI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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