L’exchange di criptovalute Coinbase debutta in borsa

Lo straordinario esordio di Coinbase nei listini al Nasdaq ricorda quello di Facebook nel 2012 ma continua a non convincere alcuni detrattori.

coinbase debutta in borsa
L'exchange di criptovalute debutta a Wall Street.

I fisici riconsiderano costantemente come le bolle scoppiano. É uno di quei fastidiosi problemi nella fisica, ingannevolmente semplici, come calcolare le forze che tengono una bici in piedi. Il problema è che mentre le bolle scoppiano continuamente intorno a noi, questi scoppi avvengono in una frazione di secondo, rendendo difficile intravedere i principi basici . Ma qualche anno fa, utilizzando macchine fotografiche straordinariamente veloci, gli scienziati hanno notato un fenomeno inusuale: le bolle, quando si rompono, formano molte altre bolle – dette “figlie” – che circondano il “genitore”. In altre parole, una bolla contiene innumerevoli altre bolle che attendono di essere create e distrutte in un istante.

Coinbase debutta in borsa: ecco come e perché

Quante bolle sono in agguato durante questo balzo speculativo? Negli ultimi mesi, il denaro è volato lontano dalla realtà e ha fatto ingresso in nuovi reami della stranezza: non-fungible tonken, memecoins e stonks.

Chiedete a un economista il perché, e vi dirà che il denaro aveva pochi posti dove andare. Durante la pandemia, molto denaro è stato stampato. Per molte persone è finito direttamente nella spesa e nell’affitto; ma altri erano già pieni di soldi e alla ricerca di utili. Il denaro non poteva rimanere in contanti, perché i contanti non pagano e in lontananza è apparsa l’inflazione; le obbligazioni non ritorneranno ai livelli precedenti. Quindi inizialmente i titoli erano la scelta ragionevole, soprattutto i titoli tecnologici i cui valori alle stelle potevano essere razionalizzati con un anno di lavoro da remoto.

Ma la logica può dare solo una valutazione a così tanti migliaia di miliardi di dollari. Allora perché non investire nei Bitcoin? Le persone vi si sono ammassate e il valore è aumentato vertiginosamente, e forse in maniera preoccupante, e ha da poco superato i 60.000 dollari, aiutandosi con quei non-fungible token e Dogecoins.

Molti di questi investitori, temendo una bolla, erano impazienti per il debutto di Coinbase, la borsa delle criptovalute, che è vista come un’esposizione più sicura e amichevole al mondo delle criptovalute. Coinbase ha fatto il suo debutto su Nasdaq come una compagnia da 100 miliardi di dollari, almeno sulla carta, uno dei debutti di più alto valore nella storia e quasi alla pari con quello di Facebook nel 2012. Sicuramente queste sono delle basi solide.

Gli ingressi sul mercato dovrebbero dire qualcosa del futuro. Un gruppo di banchieri e finanziatori, infatti, lavora per decidere quale valore abbia una cosa in questo momento, creando aspettative su come crescerà in futuro. Coinbase attualmente è basata su comprare e vendere monete come Bitcoin e prendere onorari per questo; Coinbase del futuro sarà costruito su qualcosa di più grande, che riguarda più soldi e un più ampio schieramento di prodotti intrisi di criptovalute, come non-fungible token e prestiti decentralizzati.

Alcuni analisti sono scettici. Ci sono dubbi sul fatto che questa “criptoeconomia”, per come la mette il CEO di Coinbase Brian Armstrong, sarà effettivamente grande quanto promesso. I detrattori hanno sottolineato che anche se questa realtà si concretizzasse, l’industria attrarrebbe più concorrenza (come fa già) e abbasserebbe gli onorari di Coinbase.

Nel frattempo, Coinbase è una compagnia Bitcoin. Non è mai stato veramente un segreto, ma i documenti per la sua quotazione pubblica hanno dichiarato che circa il 60% delle entrate della compagnia deriva da onorari sullo scambio di Bitcoin. (Un’altra “bolla-genitore” con le sue figlie). La compagnia dipende dalla volatilità del Bitcoin e il suo potenziale al rialzo. Nel mezzo dell’impennata nei prezzi delle criptovalute avvenuta nella prima parte dell’anno, nel primo trimestre le entrate della compagnia sono state pari a 1,8 miliardi di dollari, più di quanto guadagnato durante tutto il 2020. Nel 2019, quando il prezzo del Bitcoin era molto più basso e nessuno ne parlava, Coinbase perse 30 milioni di dollari.

Criptovalute, questione di fede

Tutto ciò significa che la quotazione di Coinbase è un po’ come il debutto in borsa dei Bitcoin. Il che è strano, se pensiamo a da dove è partito il Bitcoin. Nel suo libro uscito nel 2019, Narrative Economics, l’economista vincitore del premio Nobel Robert Shiller descrive l’ascesa dei Bitcoin come l’impresa eroica di un racconto. C’era il vantaggio di essere il primo – scrive Shiller – e di essere indipendenti da un’autorità, che la storia ha reso una barriera contro il crollo del governo e l’inflazione. Altri, incluso Joe Weisenthal di Bloomberg, sono arrivati a definire il Bitcoin un bene “basato sulla fede”, fede come in una religione. É iniziato con il suo profeta, noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, che ha elaborato un codice ed è sparito. Ha parole in codice, un foglio bianco sacro, un programma ritualistico per dimezzare le creazioni di nuovi blockchain. Sì, tutti i beni richiedono fede. Ma la fede nel dollaro non è riposta in un foglio o una moneta, ma nel governo degli Stati Uniti. Con i Bitcoin, la fede è nella cosa stessa, nella rete che genera le monete e le tiene al sicuro.

La convinzione in quanti aderiscono al Bitcoin è importante, data la mancanza di evidenza fisica del suo valore. Il Bitcoin è raro, sicuro, perché il codice garantisce che verranno creati soli 21 milioni di Bitcoin. Ma ciò non lo rende un bene in cui investire in quanto tale. Ci sono limiti al suo utilizzo. I Bitcoin non possono essere spesi efficacemente, nonostante si stia cercando di renderlo possibile. La rete nella quale le persone ripongono la loro fede è ancora alquanto immatura, generando così timori sul fatto che il mercato Bitcoin possa essere soggetto a manipolazione.

Le masse non sono state clamorosamente fedeli a questo movimento. Il matematico epidemiologo Adam Kucharski, conosciuto per il suo lavoro sulla trasmissione di malattie come il Covid-19, scrive dei Bitcoin come una forma di contagio diffusa attraverso il passaparola e le menzioni dai media. Ma in termini di rete, la serie di alti e bassi rivela un contagio “disconnesso” – un’epidemia che divampa ma non si diffonde troppo. Nella frenesia molte persone si tuffano, il valore aumenta, per un momento, ma l’impatto generale è limitato. Recenti studi suggeriscono che meno del 10% degli americani si sono cimentati con le criptovalute. Circa la metà di questi dice di essersene pentita.

Il parere di JP Morgan

Ma recentemente, la storia è cambiata. Una manciata di società, incluse Tesla e Square, hanno scommesso e coinvolto fondi speculativi e banche. La storia ora riguarda meno la libertà dai governi e più il denaro che non ha posti migliori dove andare. Questa è la logica presentata lo scorso mese in un rapporto agli investitori da JP Morgan, nell’illustrare perché la banca ha considerato le criptovalute un valido bene in cui investire. Gli alti e bassi del Bitcoin hanno portato a un cambiamento sulla loro scia. Ogni run ha portato più persone e ciò ha portato più regole e delimitazioni, più regolatori che prestano attenzione, più infrastrutture fornite dai pari di Coinbase. Il mercato sta maturando. Potrebbe rimanere instabile, ma sarebbe un’instabilità logica dalla quale i finanziatori potrebbero trarre profitto. Essi potrebbero riporre la loro fede negli altri investitori.

Ecco un appropriato corollario all’oro, scrive l’analista di JP Morgan. Gli investitori privati erano stati banditi dalla speculazione sull’oro negli anni ’30, ma nel 1974 è tornato ad essere legale. Al tempo, una strana forma di denaro. I broker facevano a gara per vendere lingotti per posta, promettendo un aumento della domanda che avrebbe sprinto il loro valore verso nuove vette. Ma, almeno all’inizio, le persone lo ritenevano troppo instabile: “Piuttosto giocherei al blackjack con i miei soldi”, disse a The New York Times un dentista da Dayton, Ohio il girono della legalizzazione. E sì, è aumentato e crollato, e l’ha diverse volte. Ma nel corso del tempo è stato domato. L’oro ha subito una graduale trasformazione da un nuove bene a uno standard nel portafoglio di investimenti. É diventato più prevedibile, un investimento che si muoveva a seconda delle forze di mercato, che potevano essere capite e gestite.

Oggi, credere in Coinbase mentre fa il suo debutto richiede fede nel Bitcoin. Ma forse stiamo andando verso un’inversione. Forse presto non si dovrà più credere nel Bitcoin per pensare al suo valore. La fede sarà posta in Tesla o Coinbase o ogni altra società pubblica o fondo speculativo che ha criptovalute nel suo portafoglio – proprio quei sistemi, che secondo i narratori, Bitcoin avrebbe dovuto evitare e a cui avrebbe potenzialmente anche messo fine. Probabilmente, alla fine, nuove forme di denaro sono strane solo per un certo periodo.

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Scritto da Redazione Think

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