Domani a Bologna parte OpenRicostruzione Camp: chi viene?

innovaizone

Quando ci hanno chiesto di raccontare il terremoto ad un anno dalle scosse, avevamo già capito di essere parte di qualcosa di più ampio. E dopo circa 3 mesi da quella richiesta è giunto il momento di passare al mondo offline per cercare di fare il punto. Per questo nasce OpenRicostruzioneCamp, un meeting, che si terrà a Bologna domani presso lo spazio coworking kilowatt, nato per capire come fare rete e per capire, assieme, quali possono essere i prossimi passi.

L’idea è di creare un momento di condivisione tra tutti coloro che hanno avviato un processo di trasparenza su ciò che sta accadendo a dodici mesi dal terremoto.

Andare oltre l’emergenza è il filo conduttore. Ma anche rafforzamento del controllo dal basso del processo di ricostruzione.

E senza la comunità, non si va molto lontano.

Assieme alla rete che ha promosso OpenRicostruzione, abbiamo scelto di partire da Bologna, con l’augurio di creare qualcosa di analogo anche nella zona del cratere perchè, anche grazie al web, ci siamo accorti di essere parte di qualcosa di più grande.

Vorremmo iniziare una ricognizione su tutte le fonti di informazione, un punto privilegiato per creare una rete capace di dare più forza ad ogni singola parola.

Come farlo? Quali strumenti adottare? Sono queste le domande alle quali si cercherà di dare risposta durante l’ Open Ricostruzione Camp.

Siamo in tanti perchè andare nel cratere emiliano è immergersi in un racconto misto ad orgoglio e paura, voglia di ricostruire e di comunità, non solo a livello locale.

La vicinanza temporale e fisica, nonchè il ricordo ancora vivo di quelle scosse, contribuiscono a dare forza a chi vuole illuminare qualcosa che rischia di rimanere nell’ombra.

Probabilmente sono i media sociali a permettere un nuovo modo di raccontare: una pagina facebook diventa il mezzo attraverso il quale una comunità locale può ergersi a produttore di verità che, per quanto parziale, diventa parte della storia.

Ma quanti blog sono nati per dare informazioni disintermediate? Quanti appelli e iniziative community driven sono sorte sia nell’emergenza sia nel collegare le persone nella fase della ricostruzione?

Il modello emiliano forse è proprio questo: un insieme di comunità che non smettono di essere parte attiva nel costruire.

Parole, immagini, video: partecipare alla ricostruzione è raccontare la ripartenza.

Senza alcun giornalista che fa da intermediario.

Per evitare opacità nei finanziamenti ma anche per continuare a fare comunità, servono persone con i loro punti di vista. Chiamiamole sentinelle di democrazia perchè è solo grazie alla forza distrubuita che un intero territorio può risollevarsi.

Dal canto nostro, qui su che futuro dal 5 marzo abbiamo pubblicato 12 storie: imprenditori e sindaci, mamme e bibliotecari, associazioni e negozianti hanno dato peso ad emozioni che rischiavano di perdersi. Da queste storie che parlano di futuro ma anche di dolore, abbiamo il dovere di ripartire perchè dall’Emilia passa un pezzo di paese.

Ascoltare Anna che racconta del futuro dei figli, oppure Mirko, direttore di una scuola di musica, è parte di un racconto che prende forma non senza passare dai centri storici, come quello di Cavezzo raccontato dal sindaco, o dalle imprese raccontate da Ermes di CNA Modena o da Emiliamo. O del castello e della chiesa che diventano simbolo.

Non siamo soli, anzi: sul neonato blog di Open ricostruzione è partita una nuova fase del progetto: slide, foto, video degli appuntamenti organizzati a livello territoriale passando per ora da Bondeno a Crevalcore. L’empowerment della cittadinanza è spesso leit motiv di molti progetti ma in questo caso abbiamo indicatori chiari: le persone. Formare e diffondere nuove modalità per “stare addosso” alle istituzioni è l’obiettivo. Perchè da soli non si fa innovazione.

Post, film, libri, fotografie, documentari, grafici: quanti sono i racconti sul terremoto? Ci vediamo a Bologna domani!

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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