Dalla meccanica quantistica a Breaking Bad, l’uomo Heisenberg

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Al Comic Con di San Diego di questa estate, tra gli eventi in programma c’è anche un panel con i possibili spin-off di serie tv americane, non ancora prodotte: quello che mi ha incuriosito maggioramente è dedicato a Heisenberg, interpretato da Bryan Cranston, il personaggio di Breaking Bad tra i meglio descritti. Che poi si faccia o meno, l’idea mi piace lo stesso. Lo stesso Cranston, mentre commentava la sua nomination all’Oscar per il film Trumbo, ha ammesso che quel personaggio meriterebbe una serie tv a parte, tutta sua. Tra i ragazzi è molto amato, gran parte del successo di quella produzione è dovuta a lui, e chissà che questo nome non abbia invogliato un po’ tutti a fare una ricerca più approfondita sull’origine del suo nome.

Questa è la mia speranza. Anche perché uno dei fisici del XX secolo da cui gli innovatori dovrebbero prendere esempio, rubare tracce di vita, affidarsi e seguire, è proprio il fisico Werner Heisenberg.

La valutazione, comunque edulcorata, che Wolfgang Pauli aveva di Werner Heisenberg era: “E’ un completo idiota”

Nel 1927, Heisenberg aveva 25 anni, e già frequentava il gruppo dei grandi, e contribuì con le sue intuizioni, le sue trovate, i suoi studi, alla nascita della fisica quantistica. Era un uomo coraggioso, un uomo che aveva un carattere molto particolare, in cui è facile che qualcuno si immedesimi. Leggendo la sua biografia, non si può fare altro che ammirarlo. Malgrado alcune sfumature del suo carattere non proprio da buono. La valutazione, comunque edulcorata, che Wolfgang Pauli aveva di Werner Heisenberg era “è un completo idiota”.

Heisenberg non gli diede mai peso. Sembrava quasi che quelle parole non le elaborasse in pensiero razionale. Restavano lì, nell’aria, come nubi di particelle neutre messe insieme da una forza troppo debole per essere paragonata alla sua volontà di crescere, migliorarsi e apprendere.

Heisenberg, il più ambizioso del gruppo

Heisenberg aveva una stima spropositata di Pauli (un altro giovane in quella foto pazzesca datata 1927) e da lui si faceva sottomettere psicologicamente nelle discussioni più accese sulla fisica quantistica. Werner Heisenberg da giovane aveva bisogno di una persona di riferimento che fosse rigida, severa, era la sua unica maniera per darsi delle regole e crescere. Lo faceva con suo fratello maggiore prima, nella realtà domestica, lo replicò con Pauli dopo, durante gli anni di lavoro sulla fisica.

Heisenberg era il più ambizioso del gruppo (di quel gruppo riunito nella foto del 1927, il più grande ritrovo di cervelli della storia e di cui si parlerà nello spettacolo teatrale in vista della prossima stagione, “1927 MONOLOGO QUANTISTICO” inserito in cartellone, a fine ottobre nella Sala Umberto di Roma e a inizio novembre al Teatro Menotti di Milano). E impostò la sua vita su questa ambizione. Non amava particolarmente praticare sport, lo faceva se gli altri lo facevano. Non amava restare a tavola troppo tempo, lo faceva se gli altri lo facevano. Guardava sempre quello che facevano gli altri, e così si mosse sempre.

Dalla prima pubblicazione alla cattedra

Iniziò l’università a Monaco due anni dopo Pauli e fu molto più cauto nella vita mondana del suo collega. Divenne presto docente in sostituzione del suo insegnante, bruciando le tappe, per il fatto che lui stesso correggeva i compiti degli altri studenti in sua assenza e glieli faceva trovare pronti sul tavolo all’alba del giorno dopo. Arnold Sommerfeld, esimio professore in quel campo, riconobbe subito il talento del giovane e lo volle crescere. Sotto la guida di Sommerfeld, Heisenberg approfondì i problemi della teoria atomica. Già nel suo primo semestre, Heisenberg presentò un’analisi quantistica teorica dell’effetto Zeeman anomalo e i risultati li utilizzò l’anno seguente per la sua prima pubblicazione.

Werner Heisenberg

Max Born aveva due pianoforti a coda Steinway, e spesso con Heisenberg si metteva a suonare Schubert in salotto

Nell’ottobre del 1923 divenne l’assistente di Max Born presso l’Università di Gottinga, e continuò a lavorare sui modelli atomici e molecolari. L’abilitazione la ottenne lì e a 22 anni era già docente universitario. Dirà dei suoi maestri: «Da Sommerfeld ho imparato l’ottimismo, da Max Born la matematica, e la fisica l’ho imparata da Niels Bohr». Aveva molte allergie, tra cui quella ai pollini, respirava a fatica a Gottinga. Spesso partiva e si isolava in posti di montagna sperduti o nell’isola rocciosa di Helgoland. Heisenberg era un eccellente pianista, il suo talento lo aveva condiviso con il fratello di cui voleva diventare naturalmente più bravo. Max Born aveva due pianoforti a coda Steinway, e spesso con Heisenberg si metteva a suonare Schubert in salotto e così passavano intere serate. Quando Heisenberg prese la sua prima cattedra ebbe tra i suoi allievi Majorana. La vita di Heisenberg fu molto altro, ci sarà tempo per entrare in altri dettagli: la cosa interessante dell’uomo Heisenberg fu, però, il carattere, la determinazione, la tenacia – intuibili nei suoi anni più giovani – nell’ottenere quello che voleva e, insieme alla bravura, raggiunse così velocemente tutti i risultati che si era immaginato, o sognato.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

innovaizone

Coding, maratona Codemotion Roma. A Torino si parla di coworking

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Confesso, faccio uso di pc e Windows (e mi sento fiko lo stesso)