Da youtuber a startupper, così Rita sta sfondando con il suo VisualFood

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Della mia avversione verso l’uso del termine disruptive usato in luogo del suo equivalente italiano dirompente, molto più piacevole da pronunciare e da ascoltare, ne ho già parlato nel mio post precedente. Così come ho già scritto della mia insofferenza verso gli startupper improvvisati, conditi di acronimi di tre lettere del tipo CEO, CFO e CTO che pensano di fare innovazione con improbabili cocktail di high-tech applicati ad oggetti che di tecnologia non hanno mai necessitato.

Il fatto è che se hai l’ambizione di fare innovazione la tecnologia è il primo argomento che ti viene in mente.

L’high-tech è un settore da cui l’innovazione te l’aspetti. La tecnologia è l’innovazione per antonomasia. Dall’intaglio di frutta e verdura, dalle statue di burro e dai pupazzetti di zucchero l’innovazione non te l’aspetteresti proprio.

Ecco perché una delle mie massime favorite mi è tornata subito in mente quando ho conosciuto Rita Loccisano.

Rita Loccisano

NON HA ASPETTATO PER CAMBIARE IL MONDO, LO HA FATTO.

Dopo aver ascoltato la sua storia, anzi la sua bio come si dice negli ambienti in dell’innovazione, ho subito pensato al motto di questo blog. Perché Rita è una che con la sua startup vuole davvero cambiare il mondo, e non ha aspettato, quando è entrata nel circuito degli incubatori d’azienda emiliani, dove l’ho conosciuta, aveva già iniziato a farlo.

Rita, calabrese di nascita, modenese d’adozione, faceva l’insegnante. L’insegnamento è una delle sue passioni e attitudini, l’altra è l’arte dell’intaglio del cibo. Dopo aver raggiunto una pratica e un’abilità non comuni nelle arti d’intaglio e decorazione di alimenti, Rita ha avuto un momento di crisi.Improvvisamente si rende conto che la quasi totalità delle decorazioni che solitamente adornano i buffet più spettacolari e le vetrine di molti esercizi di alta gastronomia non sono destinati al consumo.

Non sono edibili, come direbbe lei. Rita si esprime sempre in modo appropriato e forbito.

Tutta la sua passione e abilità alla fine generavano spreco di cibo. Il cibo è una cosa importante, il cibo porta con sé dei valori. Il cibo non deve essere sprecato.

Possibile che non possa essere sviluppata un’arte decorativa del cibo che non comporti sprechi, che rispetti, anzi esalti, i valori del cibo? A questo punto era chiaro che la più brava intagliatrice italiana non poteva che dedicarsi a questa missione.

Rita non è modesta, Rita sa ascoltare gli altri, ma non è modesta. Le persone che vogliono cambiare il mondo non possono esserlo.

Nel giro di un anno sviluppa la sua nuova disciplina. Stabilisce dei principi. Si parte dai valori del cibo e si finisce nella sfera personale.

Lo scopo di qualunque preparazione è la sua destinazione come alimento, il cibo è convivialità, piacere di stare assieme, le pratiche di preparazione del cibo ne esaltano il valore conviviale, ci si diverte nel cucinare e decorare e si gioisce nel suscitare stupore sui propri ospiti. Si cucina per gli altri e gli alimenti vanno rispettati.

Foto: visualfood.org

La nuova disciplina è una cosa bella e divertente, Rita riesce a realizzare “creazioni” con qualsiasi tipo di alimento, in grado di competere con le migliori decorazioni tradizionali da buffet, senza sprecare cibo e creando esclusivamente piatti da mangiare fino in fondo. Definita la disciplina, nasce il desiderio di condividerla con il resto del mondo. Per prima cosa Rita si rende conto che se vuole comunicare le sue tecniche ha bisogno che la disciplina abbia un nome, un nome efficace e originale.

VISUALFOOD

Visual Food è un nome perfetto! VisualFood è ancora meglio, è un marchio. Non azzardatevi a scriverlo diversamente, si scrive tutto attaccato con la V e la F maiuscole, Rita ha l’istinto innato da maestra, di quelle che danno le bacchettate sulle dita se sbagli. Se scrivi male VisualFood ti bacchetta. Tuttavia, Rita ha anche un istinto innato da imprenditore. Mentre sta per avviare la sua opera di condivisione in perfetto spirito open source, decide comunque di registrare il marchio.

Foto: visualfood.org

Rita sa usare bene i social ed è una brava comunicatrice, per cui apre un proprio blog e un canale YouTube. Il successo come youtuber e food-blogger arriva abbastanza rapidamente. I primi video sono autoprodotti nel salotto di casa e hanno un allestimento del set che a guardarlo ora risulta piuttosto discutibile ma alcuni tutorial raggiungono il milione di visualizzazioni.

Foto: visualfood.org

LA COMMUNITY

La cosa interessante è che inizia a svilupparsi una vera e propria community di appassionati che attorno alle sue videolezioni e al suo blog iniziano a praticare il VisualFood. Questo spinge Rita a democratizzare sempre di più la disciplina, ideando specifiche creazioni adatte a tutte le abilità.

Trasformare una mela in uno splendido cigno armati solo di uno spelucchino non è che sia proprio una cosa facile per tutti, ma vi assicuro che io, che non sono un fenomeno dell’intaglio e per affettare un pomodoro senza spiaccicarlo ho bisogno del coltello da samurai, con il Bouquet di Tramezzini al Salmone a forma di mazzo di fiori, ideato da Rita, ho lasciato a bocca aperta decine di invitati a cena.

La community inizia a chiedere contenuti sempre più ricchi e strumenti. Il bouquet di tramezzini di mousse di salmone si prepara in un lampo se hai i tagliapasta a forma di fiore, e il parisienne medio.

Ma dove lo trovo io il parisienne? Per non parlare dei tagliapasta. Si trovano ovviamente nei negozi di cucina ben forniti, tuttavia, vorrei proprio quello che ho visto nel video, e poi non trovi sempre tutto e tutto insieme nei negozi.

Ecco che con il crescere della community cresce la domanda.

Rita decide che è giunto il momento di aprire un sito web con tanto di e-commerce. Inizia a trattare con i distributori per i prodotti che sa essere i più adatti alle sue tecniche e a questo punto inizia a vendere anche qualche videolezione.

E’ il ben noto modello freemium: molti contenuti gratuiti adatti a tutti, soprattutto ai principianti, e alcuni contenuti a pagamento, quelli più pregiati e più adatti a chi la decorazione del cibo la fa per mestiere.

NASCE LA STARTUP

A questo punto diventa d’obbligo fare sul serio, lasciare il lavoro da insegnante, aprire una società personale, avere un consulente aziendale e commercialista. VisualFood, tra corsi organizzati in tutta Italia, fiere, workshop e vendite on-line, appare promettente. Perché allora non portarlo nel resto del mondo? Perché non diffondere a livello mondiale la disciplina?

In fondo il cake design è stato un business colossale e VisualFood applica quel modello a tutto il cibo, non solo i dolci.

Servono capitali e struttura. Rita, su consiglio del suo commercialista e consulente, presenta la sua idea di business partecipando alle selezioni per un programma regionale di incubazione aziendale. La sua idea viene valutata positivamente ed entra nel programma, al contrario di molti aspiranti che proponevano i soliti improbabili cocktail tecnologici per rendere smart oggetti vari.

Il fatto è che l’idea di Rita è esattamente il contrario di questo tipo di progetti. Innanzitutto deriva dalla sua passione e poi ha tutti gli ingredienti per essere virale. Chi non ha mai composto fiorellini con gli spicchi di mela per far mangiare la frutta al proprio figlioletto inappetente?

VisualFood fornisce argomenti, istruzioni, strumenti e una community di riferimento per alimentare la creatività di molte persone che scoprono il piacere della decorazione del cibo nella cucina di tutti i giorni.

Si inizia per scherzo, si finisce per appassionarsi e ci si ritrova a sfogliare il catalogo dei prodotti e delle “creazioni” premium sul sito di Rita.

Rita ha le idee molto chiare su come trasformare il suo progetto in business e queste caratteristiche non passano inosservate nell’ambito dell’incubatore.

Uno dei mentori del programma decide di mettersi personalmente in gioco e passa da semplice consulente a coinvestitore in VisualFood. La startup di Rita è la prima della sua classe ad uscire dall’incubatore avendo trovato i primi capitali per iniziare sul serio. L’ex mentore in breve riesce a catalizzare attorno a sé il team di manager con i quali fonda assieme a Rita la VisualFood Srl che, a questo punto, ha un Amministratore Delegato vero, e non un acronimo di tre lettere, e si prepara ad affrontare il mercato internazionale.

Il primo maggio di quest’anno è stato inaugurato il sito web in lingua inglese. Quello nuovo in italiano era in linea dallo scorso luglio. Il sito ha raggiunto i 30.000 visitatori al mese ed è in crescita. Rita ha già pubblicato due libri di successo ed ha avuto passaggi importanti sulle televisioni nazionali.

Foto: visualfood.org

L’AFFILIAZIONE

Ma la cosa che trovo più interessante è che Rita ha avviato con la sua società un programma di affiliazione. Molti membri della sua crescente community, supportati da questo programma, hanno deciso di seguire il suo esempio e hanno iniziato a svolgere attività professionale tenendo a loro volta corsi e offrendo i propri servizi come specialisti in questa disciplina.

Li chiamano Visualfoodist, mentre i semplici appassionati si definiscono Visualfoodies, alcuni vengono dal mondo del food professionale e hanno trovato un modo per rilanciare la propria offerta, molti altri sono entrati nel settore professionale del food per la prima volta sviluppando da zero la propria attività.

Oltre agli startupper improvvisati c’è un’altra categoria di soggetti che non sopporto. Sono i sedicenti advisor che affermano di lavorare per fantomatici venture capitalist o business angels. Anche loro usano un sacco di acronimi di tre lettere e la parola disruptive al posto delle virgole.

Un giorno, uno di questi, definendosi esperto del settore food, affermò che VisualFood non era un’idea imprenditoriale disruptive. Per far capire meglio il concetto, raccontò, a titolo di controesempio, che nel suo portafoglio d’investimenti aveva un’app, che era come Trip Advisor, ma in realtà era meglio, perché ti recensiva solo i locali attivi nel raggio di 600 metri dal tuo ufficio, così risolvevi il difficile problema di dove andare a mangiare nella pausa pranzo.

Ora che ci penso questa storia delle app per trovare i posti dove si mangia nelle situazioni che le differenziano da Trip Advisor è al secondo posto in ordine di frequenza top-secret-disruptive dopo le valigie smart.

Le mamme dicono sempre che non si gioca con il cibo.

Ora c’è un’ex professoressa che giocando con il cibo sta ispirando la nascita di nuove attività imprenditoriali in tutta Italia e fra poco sbarcherà negli USA con la stessa bizzarra idea.

Questa cosa qui, più che disruptive, la definirei dirompente!

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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