Così nella Tuscia i led di Arduino riaccendono la vita di una comunità

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Una pedana. Un’istallazione in legno e luci al led. Il peso di un passo nel buio ne illumina qualcuna. Suggerisce l’idea che mettendosi in gioco le cose succedono, possono cambiare davvero. Anche dove la mano dell’uomo ha minacciato un ecosistema. E’ la vita che si riaccende con quei led. Una metafora che ha ridato speranza a una comunità.

L’idea è di un gruppo di giovani architetti riuniti nel collettivo NiTro. Hanno usato tre schede Arduino, collegando sensori e led alle travi. Hanno montato l’istallazione nella piazza del borgo medievale di Ronciglione, una comunità di 9mila persone nel viterbese, a pochi di chilometri dal Lago di Vico.

Lo hanno fatto per raccontare il loro progetto di riqualificazione di un’area gravemente danneggiata da bombe chimiche sotterrate durante la seconda guerra mondiale.

Proprio a ridosso del lago. Bonifiche mai del tutto efficaci. Alghe tossiche che rispuntano ogni estate. La falda acquifera che spaventa gli abitanti, costretti a filtrare l’acqua del rubinetto per renderla potabile.

“Volevamo raccontare a chi come noi vive qui che oggi i mezzi per recuperare quell’area ci sono. E sono semplici. Come è stato semplice programmare con Arduino per quest’installazione”. Dario Pompei ha 29 anni. E’ nato a Ronciglione. E ci è tornato quattro anni fa dopo aver dedicato la sua tesi di laurea al progetto che sabato 7 dicembre ha presentato ai suoi concittadini: piantare alberi sugli agenti chimici. Pioppi, frassini, aceri, salici.

Alberi capaci di affondare le radici nel terreno. Risucchiare le sostanze tossiche neutralizzandole con la fotosintesi. Il progetto prevede la costruzione di un percorso che porti al lago.

Ad altezza di albero, dieci metri da terra. Così da rendere quell’area accessibile anche ai turisti. E magari creare occupazione, un indotto. Anche tagliando legna per venderla.

“Purtroppo provincia e regione hanno ripetuto più volte che soldi non ce ne sono. Nemmeno per piantare un albero”. Ma Pompei non si è abbattuto. Insieme a Nitro, il collettivo di giovani architetti del professor Antonino Saggio, docente di Architettura a La Sapienza, ha rimesso mano al progetto. Oggi sono 18 ragazzi, tutti under 30. E hanno deciso di rivolgendosi direttamente ai ronciglionesi.

Serviva qualcosa che raccontasse con un’esperienza la nostra idea. Abbiamo pensato ad un’istallazione. Ma mancava ancora qualcosa. Mancava la vita”. Qui intervengono le schede Arduino. Ne hanno usate tre. Tre sensori.

120 led. 480 saldature. Un chilometro di cavi a formare un ginepraio di rami luminosi.

I sensori sotto la pedana percepiscono la presenza di chi ci passa sopra. E a ogni passo si illumina una fronda. Un percorso onirico. Le luci catturano l’attenzione, lo sguardo. Creano una relazione. Fanno sentire la persona al centro dell’ambiente. Perché, se nessuno passasse, su quella pedana sarebbe il buio.

L’odore della legna arsa nei camini. La pietra scura delle case basse. La piazza al crepuscolo poco prima dell’inaugurazione. Ronciglione si è ritrovata qui, nella sua parte antica. Un centinaio di persone riempie ogni angolo. Ma i bambini non possono aspettare un via ufficiale. Cominciano a correre sulla pedana creando i primi effetti di luce. I genitori li seguono. E’ un gioco. E’ la festa di una comunità che si riscopre attiva.

Questo è il compito dell’architettura contemporanea. Creare relazioni, interattività tra uomo e ambiente” spiega Antonino Saggio. “E’ quello che ci aiutano a fare le schede Arduino, rendendo disponibile a un pubblico ampio di attivare questi processi. Oggi non si costruisce più con i mattoni. La materia prima per un architetto è l’informazione. E anche l’interazione con la costruzione”.

Sarà un’istallazione itinerante. Coinvolgerà tutte le cittadine della Tuscia. Pompei e colleghi lanceranno una campagna di crowdfunding per realizzare il progetto. Serve tanto. 4 milioni. Troppo per le piccole comunità raccolte attorno al Lago di Vico. “Ma questo sforzo avrà un peso politico”. La voce di Pompei si accende. “Vogliamo dimostrare agli enti locali che noi ci siamo e che ci stiamo organizzando. Se saremo tanti, se coinvolgiamo tutti non potranno ignorarci”.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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