A cena con Slaby, il guru di Obama

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Uno pensa al guru della campagna elettorale di Obama e si aspetta di trovarsi davanti un tipo magari un po’ allampanato, geek. E invece no.

Lo inviti a fare un discorso nell’ambito di un evento, in Parlamento, dell’Associazione che presiedi (Amerigo, un’Alumni Association che riunisce tutti coloro che hanno svolto programmi di scambio culturale con gli USA, dagli IV ai Fulbright), e ti aspetti che nella formale celebrazione della messa cantata istituzionale nella Sala Aldo Moro di Montecitorio lui sfoderi l’ultimi mini tablet e sorprenda tutti con una presentazione Prezi ed effetti speciali. E invece no.

Arriva un ragazzone biondo, giovane, dall’aria del bravo ragazzo, forse quarterback della squadra di football del college, che apre un Toshiba pesante, lo collega allo schermo in sala e con poche slides semplicissime ti spiega che cos’è la politica digitale.

E te lo rispiega anche a cena, perchè si vede che quella è la sua passione.

E’ l’uovo di Colombo, anzi, l‘uovo di Narwhal (il Narvalo è quel simpatico cetaceo con un lungo corno in fronte, n.d.A.), il progetto da lui coordinato per Obama con il quale ha creato un’incredibile macchina da guerra elettorale digitale.

Il concetto è chiaro: un enorme microlistening delle singole istanze degli elettori, conseguenza della consapevolezza che non esiste la categoria dell’elettore ma esistono milioni di singoli elettori. Ciascuno con le sue esigenze, con la sua più o meno spiccata propensione a sviluppare empatia con i valori promossi da un candidato.

Ecco che Narwhal (Slaby ha ammesso che non vi è alcun significato recondito nel nome, semplicemente non sapevano come altro chiamare il progetto e avevano bisogno di un nome) diventa una gigantesca piattaforma dove si incrociano milioni di conversazioni tra i cittadini e il candidato.

Botta e risposta, praticamente tutte le domande vengono evase.

Ovviamente non è Obama a rispondere a tutti. Chi lo fa? Settecentomila volontari! Straordinario. Settecentomila volontari che aderiscono ai valori di un politico (o di un candidato) e rispondono a tutti. Perchè ogni cittadino è diverso dall’altro.

Ecco l’uovo di Narvalo. Se apri la cosa pubblica ai cittadini prima di tutto devi essere disposto ad ascoltarli. E se credi davvero in quello che fai e che dici, devi essere anche pronto (e veloce) a rispondere a ciascuno di loro. Altrimenti il bluff si scopre velocemente.

You can’t fake what you are” mi dice Slaby a cena. Non puoi fingere di essere ciò che non sei. Online sei spacciato, non puoi dire una cosa da una parte e dirne un’altra altrove.

La trasparenza è impegnativa e costringe ad essere se stessi.

Tra una polpetta e l’altra gli ho detto che l’errore che molti politici, qui da noi, commettono ancora è considerare la comunicazione elettorale distinta dalla comunicazione “politica”.

Dovrebbero capire che aprirsi alla politica digitale significa imboccare una strada fortunatamente senza ritorno. Quando la gente si abitua ad avere risposte alle proprie domande, lo pretende anche in periodo non elettorale. Non puoi coinvolgerle e poi dimenticartene.

Il micro ascolto è continuo.

“E’ inevitabile; non si torna indietro” – dice Slaby con l’aria da bravo ragazzo appassionato e sincero – “è tutto lì”

Già, è tutto lì… L’uovo di Narvalo.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it
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Scritto da chef

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