Il verdetto della giudice federale
La recente sentenza di una giudice federale della California, Phyllis Hamilton, ha attribuito a NSO Group la responsabilità per l’infezione di circa 1.400 dispositivi con il suo spyware Pegasus. Questo verdetto, che arriva dopo oltre cinque anni di battaglie legali, rappresenta un momento cruciale nella lotta per la protezione della privacy e dei diritti digitali. WhatsApp, che aveva denunciato l’azienda israeliana nel 2019, ora ha la possibilità di richiedere un risarcimento danni, un passo che potrebbe avere ripercussioni significative nel settore della tecnologia e della sicurezza informatica.
Il ruolo di Pegasus nella sorveglianza
Pegasus è stato utilizzato da vari governi per spiare giornalisti, attivisti e dissidenti politici, sfruttando vulnerabilità nei sistemi di messaggistica come WhatsApp.
L’azienda NSO Group ha sempre sostenuto che il suo spyware è destinato esclusivamente alle forze dell’ordine e alle agenzie di intelligence per combattere attività criminali, inclusa la lotta al terrorismo. Tuttavia, la sentenza ha messo in luce la realtà di come questo strumento possa essere abusato per violare i diritti umani e la privacy di individui innocenti.
Le implicazioni legali della sentenza
La giudice Hamilton ha stabilito che NSO Group ha violato il Computer Fraud and Abuse Act (CFAA) e il California Comprehensive Computer Data Access and Fraud Act (CCCDAFA). È emerso che l’azienda era a conoscenza di una versione modificata di WhatsApp, nota come WhatsApp Installation Server (WIS), che consentiva l’invio di messaggi alle vittime. Questi messaggi, una volta ricevuti, portavano all’installazione automatica dello spyware senza alcuna interazione da parte dell’utente.
WhatsApp, quindi, ha ora la possibilità di chiedere un risarcimento danni, che sarà determinato in un processo previsto per marzo 2025.
Le reazioni alla sentenza
Will Cathcart, capo di WhatsApp, e Mark Zuckerberg, CEO di Meta, hanno espresso la loro soddisfazione per il verdetto, sottolineando l’importanza della decisione per la protezione dei diritti umani e della privacy. Un portavoce di WhatsApp ha dichiarato: “Siamo grati per la decisione odierna. NSO non può più evitare di essere ritenuta responsabile per i suoi attacchi illeciti a WhatsApp, giornalisti, attivisti per i diritti umani e società civile”. Questa sentenza potrebbe fungere da deterrente per altre aziende di spyware, avvisandole che le loro azioni illegali non saranno tollerate.